Tunisia, laboratorio politico
Le intense discussioni sono state concentrate sulle questioni dello sviluppo del processo rivoluzionario, i conflitti tra il movimento e il governo di transizione, le elezioni per l’assemblea costituente. Emerge chiaramente l’esaurirsi delle forme rappresentative e la distanza tra i partiti politici e il movimento che ha cacciato Ben Ali. Contrariamente all’immagine dipinta dai media occidentali, lungi dall’essere una rivolta per il pane quella tunisina e’ un’insurrezione dentro la crisi economica goobale; la sua genealogia configura un processo di lungo corso di lotte proletarie (in particolare lo sciopero nel distretto minerario del 2008) e di conflitti nelle regioni del sud. Inoltre, la composizione sociale di studenti, giovani altamente scolarizzati e precari o disoccupati ha dei tratti fortemente comuni con quella che e’ protagonista dei movimenti in Europa o altrove.
Un esempio di similitudine puo’ essere rintracciato nella fortemente contestata decisione del governo di tranisizione di continuare a rispettare gli impegni con le istituzioni sovranazionali del capitalismo globale, come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, prosguendo il pagamento del debito invece di impegnare risorse nei servizi di welfare o formativi. Tutto cio’ sopttolinea il carattere transnazionale delle lotte in Tunisia, marcando al contempo una distanza dai classici concetti di solidarieta’. Come ha efficacemente sottolineato un attivista: “Per aiutare la liberazione dei palestinesi, ad esempio, dobbiamo liberarci da soli”.
Cio’ che sembra essere in gioco in questo straordinario laboratorio politico e’ la capacita’ del movimento insurrezionale di trovare nuove forme di organizzazione collettiva, costruendo un processo costituente e un nuovo rapporto sociale.
Contemporaneamente, un’altra delegazione e’ andata in una banlieue di Tunisi per incontrare alcuni dei giovani che sono stati tra i protagonisti della rivolta. La risposta alla minaccia dei soggetti che stanno tenendo vivo il processo rivoluzionario e’ l’inasprimento dei meccanismi repressivi, di marginalizzazione e normalizzazione: qui il coprifuoco e’ implementato non solo dai pattugliamenti militari ma anche attraverso l’eliminazione dei servizi di base come la corrente elettrica. E’ evidente come il potere sia terrorizzato dai soggetti della societa’ tunisina che sono centrali nel movimento rivoluzionario.
Dopo queste importanti discussioni, il KLF ha incontrato gli attivisti del Front de Liberation Populaire Tunisienne, bloggers, studenti, disoccupati, precari e altri gruppi, per organizzare il meeting transnazionale del prossimo autunno a Tunisi. C’e’ grande entusiasmo nella scommessa di costruzione di una reale rete euro-mediterranea delle lotte e di liberazione comune.
KLF a Tunisi, 16 maggio
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