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Turchia: non si placa la rabbia. Cortei in tutto il paese

Ieri più di 20 mila persone hanno invaso Izmir, la città più vicina alla regione dove si trova la miniera della Soma Holding. Mentre i sindacati hanno indetto uno sciopero generale di 24 ore, un corteo compatto, eterogeneo e determinato ha preso le strade della città, portando diversi cartelloni e scandendo cori contro Erdogan e il suo partito. Fin dai primi passi, l’asfissiante presenza delle forze dell’ordine rallentava il corteo, pochi attimi dopo si sono verificate le prime cariche e ormai, come da triste abitudine, gli agenti hanno bersagliato i manifestanti con lacrimogeni e idranti per diverse volte.

Anche nelle città di Mersin e Anatalya nel sud della Turchia migliaia di manifestanti sono scesi in piazza per esprimere la propria rabbia e vicinanza ai famigliari delle vittime, dirigendosi verso la sede locale del ministero del lavoro. Lungo il percorso si sono susseguiti molti interventi e cori contro il governo Erdogan, come “Le fiamme di Soma bruceranno AKP!”, “AKP assassini, rassegnate le dimissioni!”.

A Istanbul nel quartiere Gayrettepe migliaia di manifestanti si sono diretti verso la sede provinciale dell’istituto per la sicurezza sociale. Immediatamente i Toma e diversi plotoni hanno chiuso la strada, ma le persone non si sono fatte intimidire, anzi, alcuni attivisti si sono seduti davanti agli idranti impedendone l’avanzata. Qualche istante dopo il corteo si è spostato alla volta di Mecidiyeköy.
 

Mentre il paese è colpito dal dolore e dalla rabbia implacabile, il premier si è dimostrato totalmente incapace di assumersi le proprie responsabilità legate alla tragedia consumatasi a Soma che difficilmente si può chiamare “incidente”: “omicidio di massa” è un termine molto più appropriato dato che sia il governo sia la società mineraria hanno ignorato per anni le denunce sulle pessime condizioni lavorative e le richieste dei minatori. Oltre ad aver ferito ancora di più i famigliari e tutti i cittadini, affermando che “gli incidenti sul posto di lavoro sono normali”, Erdogan e la sua cricca continuano a esasperare la popolazione: dalle proteste di mercoledì sera sui social network è stata diffusa in modo virale la foto che ritrae uno dei prodi consiglieri del ministro prendere a calci un manifestante. L’uomo in questione è sdraiato per terra in stato di fermo già nelle grinfie di due agenti delle squadre speciali, mentre il consigliere Yusuf Yerkel sferra calci violenti. Secondo la (menzognera e infame) versione di Yerkel, il manifestante l’avrebbe attaccato e ferito, causandogli delle ferite per una prognosi di sette giorni. Ma dalle foto emerge in modo chiaro che il consigliere non è affatto ferito, anzi, è più che in forma e sferra calci a destra e a manca con una sorprendente potenza. Persino secondo le versioni della polizia che non manca mai l’occasione di difendere l’AKP, il manifestante avrebbe solamente dato un calcio a una macchina che scortava il premier, gesto per il quale è stato interpellato dagli agenti speciali.

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