InfoAut
Immagine di copertina per il post

Un rifiuto assoluto? Note sulla manifestazione del 12 febbraio ad Atene

Nelle attuali condizioni, il crescente impoverimento di un’ampia parte della popolazione e il collasso delle strutture del welfare-state rendono questa linea argomentativa sempre meno efficace. Nell’esperienza quotidiana della maggior parte della popolazione lo spettro della destituzione e distruzione dei servizi pubblici universali è vissuta come risultato diretto delle politiche di austerity. Il rifiuto massificato del secondo memorandum tende così a divenire assoluto: assume forza al di là e oltre ogni tipo di razionalizzazione delle future politiche ufficiali e degli appelli a nuovi inizi articolati dal governo e dagli interessi finanziari. Nell’arrivo del periodo critico, l’apertura della sfera politica è legata alle lotte sulle forme che può assumere questo rifiuto assoluto e su che tipo di azioni politiche possono essere costruite attorno ad esso.

La composizione sociale del rifiuto assoluto di massa del secondo memorandum taglia le divisioni sociali e le categorizzazioni esistenti, riflettendo il suo carattere informale e fluido. Le manifestazioni in Grecia includono sempre più soggetti con retroterra sociali variegati, diverse aspirazioni politiche e differenti desideri per un futuro che, per i più, non è rappresentabile. Al di là dei risultati materiali che i successivi piani di austerity producono, in particolare il violento declassamento di larghe parte del ceto medio, è una battaglia contro l’ingiustizia che sta coinvolgendo l’intera società indipendentemente dalle precedenti affiliazioni politiche. Oltretutto, le manifestazioni in Grecia sembrano crescere sempre più precisamente quando sono meno organizzate e non sono convocate da organizzazioni politiche ufficiali. Dal 10 al 12 febbraio è stata convocata una tre giorni di azioni contro il voto parlamentare del secondo memorandum: durante i primi due giorni, coincidenti con uno sciopero di 48 ore sostenuto da tutti i sindacati, l’affluenza è stata inaspettatamente bassa, i cortei hanno seguito la solita tattica della marcia verso il parlamento, in gran parte raggruppandosi in spezzoni politici, e sono finiti relativamente in fretta. Domenica 12 febbraio, senza sciopero, senza una precisa convocazione formale e senza alcun percorso previsto, la partecipazione è diventata enorme. Ognuno sapeva già che dal pomeriggio in avanti le persone sarebbero andate a piazza Syntagma, fuori dal Parlamento. La maggior parte dei manifestanti è arrivata da diverse parti della città unendosi ai cortei con piccoli gruppi di amici o con persone casualmente incontrate sulla strada per Syntagma, con associazioni di quartiere, o con le assemblee di quartiere che si sono formate in tutta la Grecia negli scorsi sei mesi. Non c’era un punto di partenza della “manifestazione”, ma solo una meta. Le persone hanno provato a raggiungere Syntagma molte ore dopo il supposto inizio della manifestazione, la maggior parte a intermittenza lasciava le aree infestate dai lacrimogeni per riprendere fiato e per poi ritornavi poco dopo. Perfino alcuni gruppi politici che hanno cercato di formare dei blocchi di manifestanti vicino al parlamento si sono sciolti dopo le prime ondate di lacrimogeni sparate dalla polizia a partire dalle 5 del pomeriggio.

Il solo gruppo politico che ha mantenuto un carattere coeso e la propria tattica nel corso del 12 febbraio è stato il Partito comunista greco (Kke), i cui attivisti sono rimasti in larga parte al di fuori dello scopo geografico della manifestazione, nelle periferie del centro di Atene, provando a evitare ogni tipo di commistione con il resto.

 

2. Le tattiche della polizia nella manifestazione del 12 febbraio sono state in primo luogo volte a mutilare l’immagine “mediamatica” dell’unificato rifiuto di massa del secondo memorandum, sgomberando la piazza “con ogni mezzo necessario”. É stato come se l’intera repressione della manifestazione si dispiegasse nell’interruzione di una rappresentazione visiva panoramica della massa dei manifestanti e, ovviamente, nell’evitare tutti gli eventuali punti deboli che avrebbero potuto ostacolare la procedura parlamentare. Perciò, la principale preoccupazione della polizia greca è stata quella di impedire che i manifestanti si riunissero in un corpo unificato, gasando massicciamente tutte le aree intorno a piazza Syntagma, addirittura prima dell’inizio della protesta. Come risultato di questa tattica, un’ampia – probabilmente la più ampia – parte dei manifestanti non è mai riuscita a raggiungere piazza Syntagma e ha girato per le vie laterali, impegnandosi in battaglie di strada contro la polizia o cercando di evitarle. La prevenzione dell’emergenza di un’immagine “mediamatica” centralizzata di raffigurazione del rifiuto di massa del secondo memorandum è stata quasi celebrata dai media mainstream e dal governo esattamente perché ha permesso di evitare di rappresentare visivamente, dedicarsi o rispondere al carattere di massa della manifestazione. Allo stesso tempo, comunque, ha espresso la loro apprensione: la consapevolezza che la loro solita reazione a questo tipo di condizioni politiche sta diventando inefficace, che non possono più appellarsi a una supposta maggioranza silenziosa che li sostiene e così via.

Anche la rivolta diffusa nella notte del 12 febbraio è stata un risultato della tattica della polizia, ovvero delle difficoltà a cui le forze di polizia si sono trovate di fronte nel disperdere i manifestanti il più lontano possibile da piazza Syntagma, mentre il loro desiderio principale era di ritornare lì ogni volta che venivano respinti. Il 12 febbraio la dispersione della rivolta nel centro di Atene è anche connessa alla radicalizzazione dei più ampi gruppi di manifestanti e all’inattesa partecipazione di determinati gruppi sociali che hanno esperienza di battaglie di strada contro la polizia. In un evento senza precedenti, ad esempio, il principale gruppo ultrà in Grecia, insieme a giovani di altri gruppi, hanno partecipato alle manifestazioni in modo unitario, mettendo da parte le differenti appartenenze.

3. Attraverso il rifiuto assoluto del secondo memorandum, sta emergendo una situazione impossibile per la politica parlamentare greca, in particolare per la politica governativa. La soluzione politica ufficiale è che le elezioni parlamentari non possono essere facilmente perseguite dalla coalizione di governo, anche se il partner conservatore della coalizione (Nea Dimokratia) insiste nel chiedere elezioni appena lo “stato di emergenza” sia stato superato. Questo perché il risultato delle elezioni renderà loro probabilmente impossibile mettere in piedi un governo a favore del memorandum, a prescindere dal tipo di sistema elettorale che verrà scelto. In questo modo, il movimento del rifiuto assoluto tenderà a spingere la politica ufficiale greca a, o perfino oltre, i suoi limiti.

Il movimento di rifiuto assoluto sta emergendo dalle circostanze materiali eccezionali di contagio della crisi e della catastrofe. Ma per la politica parlamentare il più spaventoso fattore di sviluppo che affiora come un mostro muto, perciò imprevedibile, è che la catastrofe può essere perseguita, prodotta e imposta da una furia moltitudinaria che sente di non aver nulla da perdere se non la gioia della distruzione. Sebbene le similitudini e le connessioni con la rivolta del dicembre 2008 possano sembrano evidenti, non c’è nessun processo lineare o evolutivo che leghi i due movimenti, se non l’esperienza cumulativa che ha fatto muovere tutti un passo in avanti nella radicalizzazione del pensiero e della pratica. É vero che questa crescente radicalizzazione di sempre più ampi segmenti della società greca non ha prodotto nei tre anni trascorsi permanenti strutture democratiche per organizzare o per articolare le lotte politiche. Il punto politico critico, comunque, non è necessariamente la creazione di queste strutture nel contesto greco, ma come trasporle immediatamente nell’appropriato ambito europeo, pensando come diffondere contagiosamente il movimento da un paese all’altro, da un contesto urbano a un altro. In altre parole, come internazionalizzare questo rifiuto assoluto in un continente che già vive il suo futuro attraverso le lenti di un pugno di animali da laboratorio.

da: Uninomade

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

crisieurocrisiGrecia

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele e Turchia premono sulla Siria del Sud-Ovest e del Nord-Est

In queste giornate di repentini cambiamenti vogliamo fare il punto con Eliana Riva, caporedattrice del giornale di informazione Pagine Esteri, rispetto a due elementi di particolare pressione sul territorio siriano, ossia Israele da un lato e la Turchia dall’altro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kobane pronta a resistere all’imminente invasione guidata dalla Turchia

Le Forze Democratiche Siriane (SDF), martedì, hanno lanciato un duro monito contro l’imminente invasione di Kobane da parte della Turchia. Sottolineando la storica resistenza della città, le SDF hanno giurato di difenderla insieme al suo popolo, facendo appello alla solidarietà internazionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la Turchia ammassa le truppe al confine e bombarda Kobane

Siria. La Turchia continua ad ammassare truppe al confine per invadere con le sue milizie jihadiste la città di Kobane, simbolo della lotta anti-Isis e della rivoluzione confederale del nord-est siriano. Da questo martedì 17 dicembre in corso anche bombardamenti di artiglieria sulla città.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la sfida di una ricostruzione indipendente dagli interessi imperialisti

Abbiamo posto alcune questioni a Yussef Boussoumah, co-fondatore del Partito degli Indigeni della Repubblica insieme a Houria Bouteldja e ora voce importante all’interno del media di informazione indipendente Parole d’Honneur a partire dalla caduta del regime di Bachar Al Assad in Siria.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La fine di Assad e l’inizio del califfato all’ombra di Ankara scompongono il mosaico siriano

La repentina caduta del regime alauita degli Assad riporta alla luce le fratture della Siria postcoloniale, frutto malsano dell’accordo Sykes Picot del 1916 fra Francia e Gran Bretagna, che ha diviso in modo arbitrario i territori che appartenevano all’impero ottomano.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli USA minacciano la Siria: via le sanzioni solo se Damasco abbandonerà Teheran

Caduta Aleppo, si combatte intorno a Hama. Ieri migliaia di miliziani di Ha’yat Tahrir al Sham (Hts) e di altre formazioni jihadiste appoggiate dalla Turchia hanno ripreso ad avanzare verso la città un tempo roccaforte dell’islamismo sunnita. Incontrano la resistenza delle forze governative che sembrano aver in parte ricompattato i ranghi dopo il crollo ad […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Oltre 800 banche europee investono 371 miliardi di euro in aziende che sostengono gli insediamenti illegali in Cisgiordania

La Coalizione Don’t Buy Into Occupation nomina 58 aziende e 822 istituti finanziari europei complici dell’illegale impresa di insediamenti colonici di Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: jihadisti filo-turchi entrano ad Aleppo. Attacata anche la regione curda di Shehba

In Siria a partire dal 27 novembre, milizie jihadiste legate alla Turchia hanno lanciato un’offensiva dalla regione di Idlib e raggiungendo i quartieri occidentali di Aleppo. Come sottolinea ai nostri microfoni Jacopo Bindi, dell’Accademia della Modernità Democratica, l’Esercito nazionale siriano, responsabile di attacchi nella regione di Shehba, è strettamente legato ad Ankara. Questo gruppo, che […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Una fragile (sanguinosa) tregua

Alle 10 di questa [ieri] mattina è partita la tregua di 60 giorni (rinnovabile) tra Israele e Hezbollah, orchestrata dagli Stati Uniti e in parte dalla Francia. Una tregua fragile e sporca, che riporta la situazione ad un impossibile status quo ex ante, come se di mezzo non ci fossero stati 4000 morti (restringendo la guerra al solo Libano) e 1.200.000 sfollati su un paese di circa 6 milioni di abitanti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Entra ufficialmente in vigore il cessate il fuoco tra Libano e Israele

Riprendiamo l’articolo di InfoPal: Beirut. Il cessate il fuoco israeliano con il Libano è entrato ufficialmente in vigore mercoledì alle 4:00 del mattino (ora locale). Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato martedì sera che il suo governo ha approvato un accordo di cessate il fuoco con Hezbollah in Libano, dopo settimane di colloqui […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Grecia: i portuali bloccano un container di munizioni per Israele

Decine di membri del sindacato greco dei lavoratori portuali PAME (Front Militant de Tous les Travailleurs) hanno bloccato il carico di un container di munizioni destinato a Israele per protestare contro la guerra a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nel CPR ad Atene per la solidarietà alla Palestina

Il 14 maggio 2024, ventotto (28) persone sono state arrestate nel corso dell’operazione di polizia durante l’occupazione della Facoltà di Giurisprudenza di Atene nel contesto delle proteste internazionali contro lo spargimento di sangue a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La crisi nel centro: la Germania nell’epoca dei torbidi. Intervista a Lorenzo Monfregola

La Germania, perno geopolitico d’Europa, epicentro industriale e capitalistico del continente, sta attraversando senza dubbio un passaggio di crisi.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Grecia: passa la legge sulla creazione di università private. Scontri fuori dal Parlamento

In Grecia è passata in Parlamento la contestatissima legge che equipara le università private con quelle pubbliche nel paese.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Grecia: ampia mobilitazione delle università, occupati la maggior parte degli Atenei contro la creazione di poli privati

Grecia. La lotta del mondo accademico e universitario ellenico si intensifica di giorno in giorno in vista della presentazione del controverso disegno di legge per la creazione di università private.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Grecia: università occupate contro la legge che equipara gli atenei privati a quelli statali

Più della metà delle facoltà della Grecia sono occupate da studentesse e studenti contro la scelta del governo conservatore di Kyriakos Mītsotakīs di aprire alle università private con una legge che le equiparerà agli atenei statali. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Grecia: l’attacco finale dello Stato contro il Rouvikonas

Da alcuni anni i militanti del collettivo vengono inquisiti sulla base di accuse false o pretestuose, che hanno come obiettivo la criminalizzazione dei movimenti e delle lotte sociali.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Grecia: migliaia in corteo ad Atene a 50 anni dalla rivolta del Politecnico contro i colonnelli fascisti

La Grecia si ferma venerdì 17 novembre 2023 per il 50mo anniversario della Rivolta studentesca del Politecnico di Atene contro la dittatura fascista dei Colonnelli, nel novembre del 1973, repressa nel sangue dai militari con almeno 24 studenti uccisi, decine di feriti e incarcerati.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Israele: crolla il mito dei servizi di intelligence più efficaci del Pianeta

In Palestina dopo 56 anni di occupazione militare, colonizzazione, sterminio di civili e Apartheid in occasione del 50° anniversario della guerra dello Yom Kippur, Hamas reagisce con gli stessi strumenti utilizzati per decenni dagli israeliani per sottometterli.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Riforma del lavoro in Grecia: spolpare le ossa di lavoratori e lavoratrici

La scorsa settimana in Grecia è stata approvata la nuova riforma del lavoro. Un ulteriore attacco diretto alle vite di lavoratori e lavoratrici da parte del governo conservatore di Mitsikatis, rieletto a giugno.