USA, polizia uccide un nero con le mani alzate. Confermata l’impunità per l’assassino di Mike Brown
Pur avendo entrambe le mani bene in vista al di fuori del finestrino, Jerame Reid è stato ucciso sul colpo da nove proiettili di pistola: la sua unica colpa, secondo quanto raccontato dall’amico che si trovava alla guida dell’auto e che è stato successivamente arrestato, era stata quella di non essere riuscito a fermare l’auto ad un segnale di stop.
I due agenti dal grilletto facile sono stati posti in congedo amministrativo, ma episodi come questo sono ormai all’ordine del giorno in tutti gli Stati Uniti, a partire dai casi più eclatanti di Mike Brown ed Eric Garner, e hanno fatto sì che, a partire dallo scorso agosto, si sviluppasse un grande movimento contro gli abusi della polizia in tutte le maggiori città degli States, dove migliaia di manifestanti si riversano quasi quotidianamente nelle strade chiedendo maggiore giustizia sociale al grido di “Hands Up, Don’t Shoot!”.
Nel frattempo, è notizia di questi giorni che le indagini “indipendenti” dell’FBI sull’omicidio di Michael Brown a Ferguson hanno dimostrato che non ci sarebbe alcuna prova del fatto che l’assassinio a sangue freddo del diciottenne afroamericano possa avere in qualche modo violato i diritti civili. L’ultima parola sul giudizio del poliziotto Darren Wilson spetta in realtà al Procuratore generale Eric H. Holder, ma accade assai raramente – e sarebbe alquanto insolito – che il Dipartimento di Giustizia annulli o ribalti l’esito delle indagini dei pubblici ministeri del Bureau.
Ancora una volta, dunque, l’impunità per gli assassini in divisa diventa dato di fatto nei cosiddetti “stati di diritto”, ma la lotta per una vera giustizia sociale si combatte per le strade e continuerà a marciare a testa alta per i mesi a venire.
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