Vergogna al Giro d’Italia: a Roma cariche, arresti e violenze della Questura
Un evento gestito allo sbando. Tra buche, cariche ingiustificate e studenti arrestati e tradotti in carcere. 4 studenti portati nel carcere di Regina Coeli, cellulari sequestrati ai ragazzi che filmavano, un giovane con scafoide e radio rotti dai poliziotti.
A Roma parte l’ultima tappa del giro d’Italia. Una giornata difficile per organizzatori, questura e amministrazione. Dal murales apparso vicino a Via del Corso, alle buche che hanno ridotto la tappa da 10 a 3 giri. Un Giro d’Italia che quest’anno ha deciso di partire da Gerusalemme, proprio a ridosso delle strage compiute dall’esercito israeliano sul popolo palestinese. La competizione è stata accompagnata nel nostro paese con contestazioni lungo tutte le tappe. Cosi è stato anche ieri con un centinaio di manifestanti che si sono ritrovati lungo il percorso del giro all’altezza di Circo Massimo. Nei primi giri 3 attivisti si sono sdraiati lungo il percorso. Vengono sollevati, portati in questura e rilasciati poco dopo. E’ durante l’ultimo giro che la gestione securitaria dell’evento salta completamente. All’ultimo passaggio un corridore lancia una borraccia con il simbolo di Israele contro i manifestanti.
I ciclisti superano per l’ultima volta Circo Massimo, I manifestanti intonano cori, sventolano le bandiere palestinesi e accendono un fumogeno. Per la polizia è il pretesto sufficente per intervenire. Gli agenti spostano le transenne e caricano in modo scomposto e violento il presidio.
Parte una caccia all’uomo.
Un ragazzo viene minacciato perchè girava un video. Viene fermato e il cellulare sequestrato. Altri studenti vengono fermati, attraverso una ricerca ad hoc, perchè riconosciuti come molto attivi negli ultimi mesi nelle manifestazioni di solidarietà internazionale. Gli agenti pestano giovani e anziani. Diversi contusi e uno studente di medicina che finisce in ospedale con scafoide e radio fratturati e con 40 giorni di prognosi.
Il bilancio è di 6 fermi, di cui 4 vengono tradotti in carcere. Per quasi 24 ore una questura, evidentemente in difficoltà, nel giustificare cariche incomprensibili e violenze gratuite, non ha fatto uscire versioni nè accuse verso gli arrestati.
Una situazione paradossale in cui si è deciso di procedere per direttissima a poche ore dall’udienza, con gli avvocati impossibilitati a preparare la difesa.
Il collegio decide per la libertà di tutti gli studenti. La procura ha presentato un quadro a dir poco fantasioso, in cui l’accensione del fumogeno avrebbe potuto essere un elemento di pericolo per i corridori (che al momento dell’accensione avevano già superato quel tratto di percorso). Cosi anche le bottigliette e le bandiere palestinesi che per la questura sono elementi di pericolo per l’incolumità dei ciclisti. Cariche violente giustificate dal tentativo di bloccare il giro, quando sono gli stessi agenti ad aver spostato le transenne e aggredito i manifestanti. Accuse costruite, evidentemente, non su reati specifici ma sulle attività che gli imputati portano avanti tutti i giorni.
Ma non è finita. Lungo il percorso da una casa viene esposta una bandiera palestinese e viene ripresa dalle telecamere in diretta. Questa mattina i proprietari di casa sono stati identificati dalle forze dell’ordine.
Questa è la città in cui si volevano organizzare le Olimpiadi. Questo evento è stata l’ennesima figuraccia di una questura incompetente a cui vengono affidati strumenti smisurati nella gestione dell’ordine pubblico.
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