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Bloccata la centrale a carbone di Fusina, interrotta la produzione

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Duecento attivisti dei centri sociali del nord – est hanno bloccato da questa mattina la centrale a carbone di Fusina a Marghera, al grido di “DeCOALonize the planet”.

La centrale termoelettrica Andrea Palladio è di proprietà di Enel ed è stata costruita negli anni ’60. In Italia ci sono ancora 12 centrali a carbone sparse nella penisola che soddisfano all’incirca il 13% del consumo interno di energia elettrica e costituiscono il 40% delle emissioni di CO2 del sistema elettrico nazionale. Lo stabilimento di Fusina è il quinto più grande d’Europa ad utilizzare questa energia e consuma 7000 tonnellate di carbone al giorno. L’apparente paradosso è che la maggior parte del carbone bruciato (circa il 90%) viene importato da Stati Uniti, Sudafrica, Indonesia, Colombia e altri paesi poiché in Italia scarseggiano i giacimenti. Mentre il governo italiano racconta la favola della riconversione ecologica una parte ancora consistente del fabbisogno nazionale di energia elettrica è affidato alle centrali a carbone, che il 3 luglio scorso hanno anche ricevuto degli ulteriori incentivi.

Gli attivisti dopo aver bloccato il cancello di ingresso sono saliti su una delle strutture più alte per esporre striscioni e bloccare i nastri trasportatori del carbone. Nel primo pomeriggio poi i manifestanti sono partiti in corteo all’interno della centrale dirigendosi verso i depositi di stoccaggio.

L’iniziativa di questa mattina si inserisce nel percorso di avvicinamento al Venice Climate Meeting del 4 e 5 aprile.

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