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I “vigliacchi” del clima

Ieri gli attivisti di “Ultima Generazione” hanno imbrattato con della vernice lavabile Palazzo Madama, sede del Senato, contro le politiche climaticide del governo italiano al sesto posto tra i finanziatori di energie fossili.

Apriti cielo: condanna bipartisan di tutto l’arco costituzionale, tre attivisti sono stati arrestati e due denunciati, il governo di Fratelli d’Italia si è messo subito in moto per inasprire le pene per l’imbrattamento dei palazzi del potere e nessuno si è preoccupato del messaggio mandato dagli attivisti, mentre l’Europa a gennaio sta vivendo già la peggiore ondata di caldo mai registrata.

Particolarmente tragicomica è la dichiarazione di Ignazio La Russa, Presidente del Senato, che ha dato agli attivisti dei “vigliacchi” dato che avrebbero “scelto palazzo Madama perché è meno protetto”. E ancora “nessun alibi, nessuna giustificazione per un atto che offende tutte le istituzioni e che solo grazie al sangue freddo dei carabinieri non è trasceso in violenza” quando in realtà gli attivisti dopo l’azione si sono seduti a terra per resistere passivamente all’arresto. Evidentemente si è sentito ferito nell’orgoglio, ma non sono state le sue le uniche dichiarazioni paradossali. Il Ministro della Difesa Crosetto ha dichiarato: “Scegliere di sporcare opere d’arte o edifici storici, per difendere l’ambiente sarebbe un po’ come organizzare una cena tra amici a tema Asado argentino, per fare battaglie vegane”, voi capite dov’è il nesso? Ma anche fuori dallo schieramento di governo il solito Matteo Renzi regala un bel pezzo di paternalismo d’antan: “Chi vandalizza un palazzo delle Istituzioni pensando di difendere l’ambiente capisce poco”, forse che lui può insegnare come si combatte il cambiamento climatico celebrando il “Rinascimento saudita”.

Ma chi sono i veri vigliacchi? Oggi per opportunità in Italia nessuno schieramento politico nega il cambiamento climatico, è troppo evidente e persistente ormai nella percezione comune. Se il negazionismo è stato formalmente messo in soffitta nella sostanza non è cambiato nulla.

Ciò si nota facilmente guardando ai primi mesi del Governo Meloni partendo banalmente dalla semantica. Nel decreto Aiuti Quater, di metà novembre, si è notata da subito una piccola, rivelatrice, modifica che compare nel comma 1 all’articolo 6 dello stesso decreto. La parola “decarbonizzazione” viene infatti sostituita dal termine “ottimizzazione”. Ma è la sostanza quella che conta in fondo e la sostanza è fatta di trivelle, rigassificatori e depositi di gas, continuando a puntare sulle fonti fossili. Non solo, mentre i sussidi per le energie inquinanti vengono confermati la legge di bilancio introduceva nuove e più stringenti misure di tassazione per le fonti rinnovabili.

Ma la tutela delle energie fossili e delle produzioni inquinanti da parte del governo non si ferma qui, la Meloni durante la conferenza di fine anno ha dichiarato “irragionevole” il bando dei motori termici siglato per il 2035 da parte dei governi dell’UE. Nello specifico, l’obiettivo per l’intera flotta dell’UE è quello di ridurre del 100% le emissioni di CO2 prodotte dalle autovetture e dai veicoli commerciali leggeri nuovi rispetto al 2021. L’intesa raggiunta la scorsa estate prevede una riduzione delle emissioni di CO2 del 55% per le vetture nuove (e del 50% per i furgoni) entro il 2030, rispetto ai livelli del 2021.

Altrettanto indicativo è il modo in cui il governo ha scelto di misurarsi con le crisi industriali del nostro paese: il Presidente del Consiglio dice che riguardo all’ex Ilva di Taranto “l’obiettivo che ci diamo è farne una grande acciaieria verde (che significa ndr?), aumentando la produzione e recuperando le persone in cassa integrazione» e nel frattempo reintroduce lo scudo penale per chi inquina.

Ma la totale indifferenza del governo Meloni al cambiamento climatico non la si deduce solo dal modo in cui vengono affrontate le cause, ma anche dalla sostanziale inazione sugli effetti. Infatti nonostante l’aumento dei fenomeni meterologici estremi (1.503 in un decennio, che hanno coinvolto 780 comuni e hanno causato 279 morti) e la ormai continua ripetizione di catastrofi collegate al clima, alla fragilità del nostro territorio e alla cementificazione, il governo ha scritto un aggiornamento al “Piano di adattamento ai cambiamenti climatici” senza destinare in legge di bilancio alcuna risorsa a questo tema. Pura aria fritta.

Intanto il peso dello strapotere delle industrie dell’energia lo vedremo ulteriormente già da prossimi mesi con lo sblocco degli aumenti in bolletta concessi dalla Meloni, un vero regalo alle imprese che fanno extraprofitti che potranno nuovamente ritoccare al rialzo i contratti ancora in corso in maniera unilaterale.

Dunque chi è il vigliacco? Chi denuncia la follia delle istituzioni che ci porteranno a sbattere contro il muro della crisi climatica o chi fa finta di niente e va a braccetto con le imprese che devastano e ci impoveriscono?

Di seguito l’intervista di Radio Onda d’Urto a Michele di Ultima Generazione:

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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