L’acropoli non si vende? C’è la Valle dei templi a prezzi scontati
Ma a volte la realtà è ben peggiore di ogni battuta fatta su Facebook. È bastato infatti aspettare 24 ore per vedere gli amministratori italiani umiliarsi davanti alla casa di moda offrendo pedissequamente i monumenti del nostro paese a prezzi stracciati. Giuseppe Parello, il manager della società a cui è affidata in gestione la Valle dei templi ha colto la palla al balzo e si è affrettato a dichiarare alla stampa che “i templi greci ce li abbiamo anche ad Agrigento. Gucci venga da noi”. Gli ha fatto immediatamente eco il sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, sostenendo che i templi siciliani rappresenterebbero “uno scenario anche più suggestivo dal punto di vista della qualità dell’immagine e della resa pubblicitaria”.
È risaputo che il modello neoliberale della gestione dello spazio prevede una messa in competizione dei territori che devono sapersi vendere al meglio davanti agli occhi degli investitori privati. Ciò vale per ogni settore da quello industriale ai servizi passando per il turismo e i grandi eventi. Un meccanismo costruito in anni di tagli, di agevolazioni fiscali alle aziende in cambio di promesse d’impiego, di retorica sul risparmio e l’efficenza da cui è ben difficile sottrarsi. E se per caso c’è qualche territorio che si “mette in sciopero” ci pensa l’Italia a fare il crumiro offrendosi di fare lo stesso lavoro per meno. Se la Grecia ha rifiutato 2 milioni di euro per una sfilata, l’anno scorso a Google ne sono bastati 100’000 per affittare i templi di Agrigento. Un bel risparmio, non c’è che dire…
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