Tap: un’altra marcia indietro a 5 stelle.
Sulle sorti del TAP saranno decisive le prossime ore, ma le dichiarazione del presidente del consiglio e di alcuni ministri 5stelle danno tutti i segnali di una ulteriore marcia indietro rispetto alle promesse fatte in campagna elettorale.
A poche settimane dal ribaltone sull’Ilva – quella doveva essere chiusa e l’intera area bonificata e invece… – sembra arrivare il ribaltone definitivo pure sul Tap. Si parla del gasdotto che collegherebbe l’Azerbajian con l’Europa attraverso la Puglia. Una mega opera non voluta dagli abitanti del luogo che da anni si oppongono alla realizzazione.
Ieri sera il sindaco di Melendugno ha ricevuto informazioni rispetto alle conclusioni a cui sono giunti i tecnici che il presidente del consiglio Conte aveva incaricato per lo studio del fascicolo e per gli eventuali scenari alternativi rispetto all’attuale progetto. Alla riunione anche in il Ministro dell’Ambiente Costa, il Ministro per il Mezzogiorno Barbara Lezzi, il sottosegretario allo sviluppo economico Andrea Cioffi e i rappresentanti locali dei 5stelle. A quanto pare i costi per le penali conseguenti allo stop dell’opera ammonterebbero a 20miliardi di euro!!? E anche lo spostamento del punto di arrivo del gasdotto (San Foca) avrebbe le sue ripercussioni in termini economici. Emiliano, governatore della Puglia, aveva pensato a Brindisi.
Questo è quanto viene riportato per giustificare il fatto che sul Tap non si può tornare indietro rispetto alle decisioni prese dai precedenti governi. Infatti, e forse questo è l’aspetto più importante, peserebbero, sulla realizzazione dell’opera, anche gli accordi presi con i governi europei e con gli Stati Uniti. Il gasdotto risulta di interesse strategico per l’approvviggionamento di gas per il continente e determinate per gli equilibri politici occidentali.
Il governo giallo-verde tira dritto, ma la Lega un po di più. Nelle stanze del comando si respira un clima di festa per l’invio della manovra finanziaria a Bruxelles: quota 100 con 38 anni di contributi, flat tax al 15% anche agli autonomi, taglio delle cartelle esattoriali e reddito di cittadinanza. Ancora una volta però il peso della lega negli equilibri di governo sembra superare quello dei 5stelle, e con questo anche il consenso. E se da un lato si festeggia (senza esagerare) dall’altro si cerca di gestire un altro grosso inghippo che i gialli avevano promesso di risolvere immediatamente dopo le elezioni. Un’altra grande opera che i grillini avevano osteggiato dalle prime file delle manifestazioni organizzate dal movimento NoTap. Li ricordiamo ancora quei cortei lunghissimi che si concludevano con, l’ormai turista, Di Battista che alla fine, dal palco, urlava di quanto sarebbe stato facile bloccare il gasdotto previsto nella cittadina pugliese. “Ci vogliono 15 minuti per bloccare il Tap” diceva.
La risposta a mezzo stampa del movimento No Tap non tarda ad arrivare. I 5stelle hanno preso il 67% nella zona in cui verrà realizzata l’opera, e la reazione del porta voce del movimento dice : “Si è arrivati a parlare nuovamente di penali, ma non è stato mostrato nessun contratto con la firma di chi ha accettato queste penali. Ci sarebbe da chiedersi chi si vuole coprire negando al pubblico questi documenti. La battaglia continua, e continua pure la richiesta di dimissioni in blocco degli eletti nel Movimento 5 stelle in caso ricomincino i lavori”.
Quello che fino ad ora registriamo è che il governo del cambiamento su grandi opere e politiche per il mezzogiorno non sta cambiando proprio niente. Nessuna rottura rispetto ai governi precedenti, nessuna rottura rispetto alla salvaguardia degli interessi di lobbies e multinazionali. Come al solito, al sud, si devastano i territori in nome del profitto.
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