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Renzi all’attacco di pensioni di reversibilità e prestazioni sociali

Il gesto ha dato i suoi rimandi, a parole del resto sono tutti buoni nel voler erigere pseudo barricate ma poi sono i numeri che contano. I segnali sono comunque arrivati, il noto ex ministro Cesare Damiano insieme ad una parte del Pd si è apprestato a far notare al proprio partito che: ”Nel testo al comma 1 dell’art.1 lettera b, c’è scritto che l’intervento di razionalizzazione riguarda anche l’aspetto della previdenza. Nell’allegato tecnico si ha un esplicito riferimento al fatto che nell’elenco ci sono anche le pensioni di reversibilità. Perché io sostengo con grande forza che la previdenza e l’assistenza non vanno mescolate. Sono due cose che vanno tenute distinte”.

Gli hanno fatto eco i redivivi sindacati Cgil-Cisl-Uil, ormai del tutto assenti quando non partecipi allo smantellamento dei diritti. Renzi dal canto suo ha immediatamente sguinzagliato il ministro Poletti&company nel tentativo (riuscito o meno lo vedremo) di rassicurare tutti e tutte: “Le pensioni di reversibilità non si toccano”. Pare che qualcuno si sia apprestato a dire che comunque la norma non sarebbe retroattiva. Allora tutto a posto.

Il Ministro del Lavoro Poletti tuttavia non convince del tutto, ma intanto un piccolo sondaggio sugli umori è stato fatto.

Miti consigli fanno in modo che della questione se ne riparli ad Amministrative concluse, chissà che in estate i tempi non siano migliori per assestare un altro colpo a quello che per milioni di pensionati rimane un appiglio per non sprofondare nella povertà: la pensione di reversibilità.

La parola razionalizzazione prova a sostituire quella più appropriata: TAGLI! Di questi ultimi se ne parla da tempo anche all’interno dell’Inps 2.0 targata Tito Boeri.

Con il ddl sul “contrasto alla povertà” i tagli colpiranno anche le integrazioni al minimo, gli assegni sociali, la maggiorazione sociale del minimo, gli assegni per il nucleo familiare con tre o più figli.

Secondo alcuni dati le pensioni di reversibilità erogate nel 2015 sono state 3.054.482, per un ammontare di 24,1 miliardi di euro. Le prestazioni di natura assistenziali sono state: assegni per il nucleo familiari con tre o più figli minori (234.332 beneficiari e 0,4 miliardi nel 2014), integrazione al minimo (3.469.254 beneficiari e 20,5 miliardi), maggiorazione sociale del minimo (848.893 beneficiari e 2 miliardi).

Su questi dati il ragionamento che il governo Renzi vuole portare avanti rimane il fare cassa sulle tasche di chi ogni giorno sopravvive con quell’assegno o con quell’integrazione a stipendi e pensioni, che chiamarli da fame è un eufemismo. Cifre ridicole se confrontate ad esempio con il soliti privilegi della classe politica, proprio su questioni come le loro pensioni e stipendi.

Una manovra che si appresta a sconquassare quegli strumenti che garantivano seppur in minima parte un’assistenza, pagata con le tasche di milioni di persone. La tattica del governo rimane la stessa, il solito giochino che vuole portare una guerra tra poveri anziché verso le proprie politiche di tagli e drastiche riduzioni a 360°, facendo passare come privilegiati quelli che in realtà privilegiati non lo sono affatto.

Sarà un altro banco di prova non solo per Renzi ma per tutte le forze che in questo campo vorranno giocare una partita non da soli attori ma si spera da protagonisti.

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