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9-10 novembre: un passo avanti

Un’assemblea intensa e articolata su decine di interventi, due tavoli tematici, il giorno seguente, concentrati sul terreno della lotta per l’abitare e del reddito, partecipatissimi tra proposte e narrazioni. E a conclusione un report che è già programma collettivo e condiviso da tante lotte e istanze di conflitto contro la crisi e l’austerità. Non poteva che terminare così il primo appuntamento di riflessione post-19 ottobre e di rilancio politico del movimento: la sollevazione continua!

D’altronde l’assemblea di Porta Pia del 20 ottobre aveva segnato pubblicamente che quanto erano riusciti a compiere i movimenti e il sindacalismo conflittuale nei giorni precedenti si misurava proprio sulla manifestazione di una contrapposizione sociale antagonista conclusasi il 19 ottobre per non terminare.

C’era bisogno di un’assemblea così. Il 19 ottobre era riuscito ad aprire uno spazio e un tempo dell’attesa antagonista, non segnato da immobilità e da posizioni statiche, ma al contrario un tempo d’attesa produttivo e in movimento, caratterizzato da importanti iniziative di lotta capaci di alimentare aspettative politiche e bisogni sociali, finalmente messi alla prova dallo “stare insieme”.

C’era bisogno che le lotte riprendessero parola per costruire una narrazione corale degli effetti post-19 ottobre sui propri territori, e prendessero posizione sulla necessità di continuità serrata dell’iniziativa e della proposta politica. Intervento dopo intervento ciascuno ha dato il proprio contributo arricchendo il discorso collettivo, e se si possono registrare delle rarità o delle scarsità ciò ha a che fare solo con i limiti di chi le registra. Le assemblee della sollevazione ci sembrano funzionare così, proprio perché (per fortuna!) si muovono senza “un comitato” che ne marca la stringente direzione e sollecitano tutti e tutte ad intervenire in uno spazio di discussione tra pari, dove tutte le organizzazioni, sindacali o sociali, devono porsi con l’umiltà che caratterizza il loro lavoro quotidiano tra i poveri e le povere, gli sfruttati e disprezzati di questo sistema. Senza questa attitudine quella cosa straordinaria (nel senso di fuori dall’ordinario della recente storia dei movimenti sociali in Italia) avvenuta tra il 18 e il 19 ottobre non sarebbe mai potuta accadere, ed è ciò che va preservato, sviluppato e di cui bisogna prendersi cura.

Non a caso la due giorni della “Sollevazioni continua” è riuscita a confermare la potenza dell’autonomia dell’agenda del movimento, rinforzando il tempo dell’attesa antagonista. I padroni della UE non ci hanno imposto la loro agenda, costringendo la piazza alla schizofrenica rincorsa verso le elezioni europee, così come il governo delle larghe intese, con il ritmo delle sue decisioni e delle sue crisi intrinseche, non ha determinato cambiamenti di rotta all’iniziativa collettiva. Gli interessi dei ceti politici, e di quel “parlamentino del movimento” sempre pronto a ricostituirsi, si sono manifestati per quel che sono: armamentari, questi si, di un fare politica e di una militanza ormai sfigurata dalle rughe. Al contrario gli appuntamenti che il movimento si sta preparando a determinare sono tutti concentrati sugli interessi del movimento stesso, del suo sviluppo, e dell’approfondimento del possibile rovesciarsi anche in Italia dei rapporti di forza tra chi ci governa e chi viene sfruttato e massacrato dalle politiche di austerità.

Su questo nodo incide il problema dell’organizzazione che se è chiaro non possa darsi ad oggi come sintesi, ne tanto meno come sommatorie, può essere un motore importante del farsi movimento collettivo. Ciò che più abbiamo apprezzato della sollecitazione ad affrontare la questione dell’organizzazione è stato il voler lasciare aperto ed irrisolto il problema, in modo coerente e adeguato al farsi composizione della piazza del 19 ottobre. E’ con questo approccio che dobbiamo tentare continuamente di dare risposta al problema, ma non chiusi nelle asfittiche 4 mura di una riunione di struttura, ma all’aria aperta del movimento antagonisti. Pensare il contrario ci sembra non voler cogliere ciò che di più importante ha prodotto la settimana di lotta che ha portato alla realizzazione del 19 e del 20 ottobre: un blocco sociale antagonista si è mosso, ed è disposto ad agire per organizzarsi e potenziare le tante lotte e vertenze contro la crisi che attraversano i nostri territori. Fughe in avanti non sono solo inaccettabili, ma rischiano poi di venir scalzate da balzi e irriducibilità proprio come nel caso della storia recentissima delle lotte contro l’austerità.

Anche per questa ragione scriviamo un breve editoriale che vogliamo sostituire fin da domani, con altri testi che si misurano sulla proposta di sollevazione studentesca o guardano già alla val susa, o insomma si confrontano con le lotte e con il movimento di riappropriazione e soddisfazione di bisogni sociali, politici e culturali scatenati da questi ultimi giorni di iniziativa. Non è un caso se quasi tutti gli interventi dell’assemblea di Roma non hanno fatto mai riferimento ai fiumi di parole che stancamente sono scorsi nel post-19 ottobre. Ci sembra interessante segnalare il grande disinteresse espresso dai più, per quei testi che vorrebbero fare “egemonia di senso” e “distinguere le direzioni”. Forse il 19 ottobre ha rotto anche questo vecchio arnese, ridando centralità al confronto pubblico e assembleare tra le lotte. Ce lo auguriamo e lavoriamo anche noi per questo. Finalmente (e non vediamo l’ora) non si dovranno più scrivere editoriali che come questo parlano la lingua di “un tra di noi” il cui vocabolario è davvero ben poca cosa rispetto agli orizzonti possibili che tutti insieme stiamo lavorando per costruire.

 

Red. InfoAut

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