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Un passo avanti…

Sulle recenti lotte degli operai della Fincantieri

Le lotte che in questi giorni stanno attraversando il paese sono la piena dimostrazione di come il clima sociale italiano stia raggiungendo il limite di sopportazione. Con una classe politica nazionale e territoriale assente e sempre più lontana da i bisogni della gente, il paese viene lasciato in mano ai grandi industriali che avendo campo libero sulle scelte aziendali ed economiche del paese, nonostante le continue lamentele di coonfindustria, fanno il bello e cattivo tempo a seconda delle proprie esigenze. Ne è la ennesima dimostrazione, per ultima in ordine temporale, la scelta della dirigenza di Fin cantieri che aggiungendosi alla Fiat di Marchionne e alla Thyssen Krupp, solo per citarne alcune, decide un piano industriale fatto di chiusura di stabilimenti da un giorno all’altro, nel più totale silenzio.

Come detto però, a fronte di un clima sociale sempre più frizzante, la risposta questa volta c’è stata ed è stata forte, senza bisogno di referendum farsa o chissà quali altri escamotage, una risposta che dal basso è riuscita a mettere in piedi quell’antagonismo necessario per contrastare le politiche padronali di questo paese: le rivolte dei lavoratori della fin cantieri dalla Liguria alla Sicilia, passando dalla Campagna e che in breve tempo si stanno allargando in tutti gli stabilimenti del gruppo, sono gli esempi da seguire.

Esempi concreti di come dare risposte a chi vuole spezzare la nostra vita, esempi di lotta per dire che la nostra vita ce la riprendiamo e nessuno può toccarcela. Hanno provato a far passare la lotta di Castellamare di Stabia come una rivolta di camorristi infiltrati e dei soliti violenti , la verità è una e una sola, le rivolte sono partite dal basso, dalla gente, che stanca di essere presa in giro ha detto un chiaro e forte NO alla scelta della dirigenza della Fin Cantieri.

In tutto questo continua ad emergere la debolezza del sindacato, incapace ora mai di essere quella forza trainante delle lotte all’interno dei luoghi di lavoro, costretto ancora una volta a inseguire le scelte autonome prese dai lavoratori. Proprio così, perché se é assodato che cisl e uil sono diventati i sindacati filo governativi; aprendo la strada a quello che sarà il sindacato del futuro, un sindacato di servizi e di collocamento, anche la stessa Cgil si sta portando, a piccoli passi e in maniera indolore, verso quella direzione, e non siamo noi che abbiamo le visioni, abbiamo esempi concreti che tutti i giorni ci danno la possibilità di poter portare avanti queste tesi, la segreteria nazionale ogni giorno cerca di ricucire lo strappo per tornare a un sindacato unitario, lo sciopero generale del 6 maggio è stato un chiaro e palese contentino a quei lavoratori che volevano dare una risposta forte a chi ha creato questa crisi, ma l’unica risposta forte è arrivata solo da quelle realtà antagoniste capaci di entrare nel merito della crisi portando alla ribalta le innumerevoli contraddizioni che questa società e che il sindacato da molti anni si porta appresso.

Non possiamo però dimenticare che all’interno della stessa Cgil ci sono realtà che stanno tentando d’impedire la svolta della segreteria nazionale come la Fiom, ma è proprio da quest’ultima che non si capisce a che gioco stia giocando e lo abbiamo scritto anche in un editoriale, perché é proprio nelle ultime due lotte che si è intravista la debolezza del sindacato, da una parte alla Ex Bertone dove la Rsu non ha seguito le linee del comitato centrale e dall’altra alla Fin cantieri dove i lavoratori non ci hanno pensato due volte a fare blocchi e occupare municipi, stando ben lontani da logiche concertative, chiedendo solo una cosa e che sia quella, che gli stabilimenti rimangano aperti, altrimenti sarà lotta fino a risultato ottenuto.

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