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Cartoline da Ventimiglia

I giorni e le notti si susseguono al confine di Stato di Ventimiglia, sostanzialmente uguali, scanditi dal sole a picco sui profughi in fuga dalle guerre che l’Occidente provoca o finanzia in Africa e Medio-Oriente, addolcito talvolta dai venti del Mar Ligure.

Il numero degli accampati-resistenti sugli scogli sembra diminuire di decine di persone ogni giorno ma è difficile resitituire un numero vagamente preciso. Resta comunque significativo e attorno al centinaio. Se i media locali e nazionali – espressione gli uni degli interessi dell’imprenditoria locale del turismo, gli altri della ragion di Stato che continua a rimpallarsi tra Francia e Italia queste poche centinaia di uomini e donne, colpiti da questa logica inesorabile proprio perché simbolo di una condizione più generale, strutturale e ineliminabile dalle politiche dell’Europa-Fortezza – già oggi il Tg Regionale riportava nuovi arrivi tra stazione e scogli.

Il diminuire delle presenze viene in generale percepito dai presidianti e solidali che si avvicendano al confine come un fatto positivo, segno di altre strade trovate per giungere in Francia, tappa intermedia di un percorso che si dà come meta la Gran Bretagna o il nord Europa scandinavo. Nonostante le ridicole ingegnerie dell’Unione Europea sulle “quote” o le giuridiche (e bizantine) distinzioni tra migranti regolari e “clandestini”, profughi politici e “umanitari”, questi uomini e queste donne esercitano quotidianamente il loro diritto di fuga, forzando i confini di un’Europa in crisi.

Quel che stupisce di più è la composizione dei/le resistenti sugli scogli, perlopiù giovanissimi tra i 15 (anche meno) e i 25 anni, in massima parte provenienti da Sudan, Darfur, Eritrea, qualcuno dal Mali e da altri paesi africani. Fuggono guerre, miseria e devastazioni oppure cercano la via per un’esistenza più degna e ricca di possibilità. Tutti hanno un’idea ben chiara su dove andare e chi raggiungere: sono perefettamente a conoscenza di quello che sta succedendo a Calais… ma sono mossi dal desiderio di ricongiungersi a familiari, amici, comunità spezzate e la ricongiuntesi. Cose difficili da spiegare ai politicanti di Bruxelles e delle altre capitali europee che si rimpallano la patata bollente. Ma sarà ancora più arduo far accettare a queste vite determinate la matematica delle quote e degli accordi. L’attraversamento delle frontiere, blindate quanto si vuole, è un movimento de facto che mette in crisi la globalizzazione neoliberista. Che se ne facciano una ragione!

Al Presidio Permanente continua intanto il quotidiano lavoro di sostegno e aiuto per fare di questo avamposto di libertà e resistenza (nonostante le condizioni avverse) uno spazio minimamente vivibile, utile per rifocillarsi e ottenere informazioni preziose. Da lunedì è attivo un punto internet e ricarica-cellulari alimentato da un pannello solare auto-costruito. Sono state allestite docce e preparati micro-dossier e cartelli di informazione legale in italiano, francese, inglese e arabo. Da ieri il collettivo Eat The Rich, che da mesi prepara pasti gratuiti in situazioni di movimento e spazi liberati in diverse città, ha allestito una cucina da campo che non mancherà di allietare i palati. Anche se l’informazione mainstream dà sempre e solo la parola alla Croce Rossa, sono questi/e militanti di base, sostenuti da tanti solidali dei due lati del confine e dalle comunità islamiche di Ventimiglia, Menton e altri centri della Costa Azzurra, i veri pilastri di sostegno di questo nuovo capitolo della resistenza migrante.

Questa sera, alle 21.30, un’assemblea pubblica di migranti e sostenitori farà il punto della situazione e deciderà eventuali altre iniziative da intraprendere, continuando a lottare contro l’Europa e le sue frontiere armate, che tra qualche giorno si sposteranno più a Sud “per far la guerra agli scafisti”.

 

Ventimiglia, Fortezza Europa_24 giugno 2015

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