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Demokrazia Nukleare

Dopo una ricca e intelligente assemblea in cui il movimento notav ha fatto i conti con gli effetti della manifestazione notturna di sabato (rivendicando la giustezza di fondo di un attacco contro il cantiere e le strutture materiali che lo difendono), arriva, puntuale, la risposta dello Stato italiano. L’offesa è stata troppo grande per chi si pretende rappresentante neutrale di un governo super partes di tecnici. I ranghi bassi dei garanti dell’ordine scalpitano e chiedono vendetta, appoggiati dai politicanti senz’altro progetto che la propria sopravvivenza e una lunga coorte di lacché di un’informazione che esiste solo come messa in forma di una realtà pre-confezonata e comoda per chi comanda.

Il contesto in cui una tentata “rivincita” poteva espletarsi nella sua forma più netta è stato, questa notte, il dispositivo mortifero e totalitario del nucleare: segreto, accentrante e essenzialmente oltre quella “democrazia” tanto noiosamente ripetuta (e così distante dalla sua predica) da diventare nauseante e difficilmente pensabile come qualcosa da difendere; sempre più la forma vuota di un’astrazione buona solo a porsi come retorica di un esistente da sorpassare.

Poliziotti, digos e carabinieri questa notte erano molto nervosi. Gridavano, ai manifestanti che provavano a mettersi di mezzo contro il treno radioattivo: “ci avete rotto i coglioni”, “non possiamo sempre subire”, “ci state portando alla guerra”…? “La guerra l’avete iniziata voi, un anno fa”, rispondevano i notav. “Non vi rendete conto che la Tav comunque si farà” incalzava la sbirraglia. “Noi siamo convinti di vincere” hanno ribadito i notav. E altro scambio non è possibile.

Se qualche volta cantiamo che “Chiomonte e come Atene”, questa notte Bussoleno e Borgone sembravano il teatro latino-americano di una prova tecnica di golpe: strade militarizzate, clima surreale, minacce personali e schedatura di massa. E il bello è che, in tutto questo, i/le notav non perdono il gusto per il sorriso.
Ancora una vola, loro, non hanno capito niente, mentre noi scriviamo un’altro pezzo di una storia destinata ad essere ancora lunga e ad avere ancora molto da dire.


A sarà sempe pì düra!

 

Red. Infoaut

Val Susa battleground

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