Tumulti migranti
‘Ricordi Rosarno? Quello sarà il destino’ cantano gli Assalti Frontali, e ciò è straordinariamente autentico se guardiamo alla settimana di lotte migranti che ha attraversato il nostro paese. Rosarno, un capitolo di rivolta che nessuno poteva pensare chiuso con l’appoggiarsi della polvere sulla terra riconquistata da ‘ndrangheta e polizia, non solamente perchè quella sommossa rappresenta ancora oggi uno dei momenti di insubordinazione più alti oltre che meravigliosamente immaginari nel panorama recente e tumultuoso delle lotte dei migranti, legate soggettivamente dentro un discreto e aperiodico ciclo di esplosioni verificatesi negli ultimi anni in Italia. Nel compimento della modulazione necessaria di mobilitazioni dei migranti e non unicamente per i migranti, con la caduta di movenze solidaristiche importanti ma non sufficienti, abbiamo assistito all’emersione di soggettività migranti per nulla sussumibili dal gioco della mediazione e del simbolico perchè immerse dentro livelli di realtà – metropolitane o rurali che siano – affogate dal controllo, dal razzismo e dallo sfruttamento.
Una settimana, quella alle spalle, scandita dai blocchi, dagli scontri, dallo sciopero, dalla rivolta. Bari, Crotone, Nardò: gli epicentri della protesta, dentro e contro contesti differenti ma che trovano comunione di lotta nelle istanze che hanno espresso; diritti, dignità, libertà. Se a Nardò la pretesa del riconoscimento del lavoro nei campi significa battaglia contro il caporalato, a Bari ciò si tramuta nel ‘papier, papier, papier’ urlato in tangenziale come richiesta di ‘abilità a vivere’ da liberi. Orizzonte nel quale l’ostinazione per il rispetto della dignità migrante non passa per anelli astratti, ma si manifesta in braccia incrociate contro la durezza di una raccolta pomodori massacrante nei campi leccesi così come nell’assalto alla cucina dello schifo del Cara di Crotone.
Nel frattempo continuano a crescere i numeri dei morti del cimitero Mediterraneo, dove i profughi della guerra d’Occidente contro la Libia di Gheddafi continuano ad accatastarsi sotto responsabilità anche italiana, ma certo è che si riducono sempre più le maglie del ‘negro da cortile’ comodo al padrone, come direbbe Malcom X, nell’ambivalenza di una negazione ascrivibile al caporale così come ai suoi recinti.
Hammett Riot
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