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Un bel casinò!

Dopo la discesa di Berlusconi a Lampedusa il quadro è più chiaro. Come un allenatore che negli ultimi minuti di una partita che si è messa male, si gira, guarda la panchina, e fa entrare in campo il campione un po’ acciaccato e in su con l’età ma che è l’unico che se avverrà una punizione al limite dell’aria può mettere la palla in rete e portare a casa il risultato.

La gestione dei migranti a Lampedusa sembra proprio questa: un governo messo male per i suoi trascorsi con Gheddafi; diviso per le posizioni della Lega; e incerto sulla gestione della guerra. Per cui Berlusconi è costretto a fare l’unica mossa tattica in cui è espertissimo: la gestione mediatica dell’emergenza.

Che a Lampedusa l’emergenza è stata costruita ad hoc lo scrivevamo nell’editoriale precedente, e lo abbiamo sentito dalle parole degli stessi lampedusani. Ma che la finalità era quella di preparare il terreno alle telecamere per accogliere Berlusconi in veste di super eroe, dopo lo smascheramento dell’Aquila e di Napoli, forse, poteva non avvenire.

Invece come un calciatore un po’ acciaccato, ma che sa battere bene le punizioni, Berlusconi ha sfoggiato la sua mossa migliore in cui è il maestro indiscusso, e di cui gli studiosi dei generi televisivi dovrebbero trovare una categoria. Un genere ibrido di comunicazione politica fatta di informazione, propaganda e intrattenimento.

Con il ruolo da aiutante dai poteri magici, scende sull’isola. Da ai suoi interlocutori il ruolo di eroi a cui lui è riconoscente, promettendogli la candidatura al nobel per la pace. Dichiara che con i suoi poteri libererà l’isola, e la riporterà alla restaurazione della fase pre-emergenziale. E a garanzia di tutto ciò dichiara che comprerà una villa sull’isola facendo capire che da ora in poi quell’isola sarà anche casa (o cosa) sua. In tutto questo ci ha aggiunto anche un casinò per toccare l’immaginario dell’onirico e della fuga dalla normalità, e concludere degnamente il suo show.

Quello che resta da chiederci è semplice. Prima abbiamo detto che dopo l’Aquila e Napoli forse potevamo aspettarci che Berlusconi cambiasse strategia e non che seguisse sempre la stessa linea, ma adesso che abbiamo capito che ha solo una strategia comunicativa è interessante capire se veramente c’è qualcuno che gli crede ancora o se ormai la sua mossa migliore la conoscono in tutti e non stupisce più nessuno. Capire questo significa capire quanto il modello di propaganda televisiva sia ancora centralissimo in questo Paese.

Bada Nasciufo

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