“Di quale sviluppo si sta parlando?”
Il titolo del convegno è già di per sé indicativo di quale sia il tema; da un lato quel versante della politica istituzionale che vede nell’austerità e nei sacrifici la via di uscita dalla crisi e dall’altro chi si pone dentro il paradigma dello sviluppo e della crescita su un piano europeo. La nostra contestazione era atta a chiedere: “di quale sviluppo si sta parlando?”
Ci sembra evidente che il nuovo corso renziano si sta ammantando di una retorica della crescita, sta giocando un ruolo di ribelle (a parole) alla linea tedesca dell’austerità, strizzando l’occhio agli Stati Uniti di Obama, si propaganda come giovane e vicino alle famiglie. Ma dietro queste parole cosa si nasconde?
Il modello di sviluppo di crescita che viene proposto è quello del Jobs Act, che dietro un reddito di miseria, nasconde un’ulteriore precarizzazione della condizione di vita di lavoratori giovani e meno giovani, il modello di sviluppo è quello della Tav, grande opera inutile, voragine mangia soldi, è quello dei grandi eventi. Il progetto che si vorrebbe europeo è quello che vediamo applicato quotidianamente nella nostra città, quello delle smart city. La nostra città, la più povera del Nord Italia a causa delle politiche speculative fatte da Chiamparino,candidato presidente alla Regione, intorno alle olimpiadi e a causa all’abbandono da parte della Fiat, vede un’amministrazione incapace di imparare dai propri errori che propone un investimento mastodontico di undici milioni di euro in vista dell’Expo di Milano. Altri soldi che andranno a arricchire sempre i soliti tra cui la Banca San Paolo vera governatrice della metropoli. Mentre processi di privatizzazione recintano tutti i servizi della nostra città la scelta è quella di promuovere l’ennesima vetrina pubblicitaria che lascerà solo altre macerie del welfare e dei diritti dei cittadini.
Questo è il paradigma di sviluppo che si vorrebbe europeo, che si vorrebbe risolutorio della crisi, un paradigma di precarietà, di sfruttamento dal volto pulito. Uno sviluppo per i portafogli di pochi, la solita miseria per la vita di tutti gli altri.
La nostra università anch’essa in stretto legame con la Fondazione San Paolo è specchio di queste politiche, che mentre attraverso numeri chiusi e l’aumento dei costi impedisce l’accesso a molti giovani alla formazione superione, dietro la vetrina del Campus e della nuova aula magna nasconde la polvere dei nostri bisogni.
Indicativa di questo era la composizione della platea del convegno che a parte gli studenti che hanno contestato gli interventi vedeva solamente ultraquarantenni.
Oggi abbiamo provato ad affermare che non ci interessano le sfumature di grigio della crisi e delle speculazioni che ne derivano, ma che il modello di sviluppo che ci interessa è quello che ha come priorità in agenda la dignità della vita per tutti. Un modello di sviluppo che siamo consapevoli non ci verrà concesso e che sarà da strappare metro per metro a una politica e un’accademia spesso sorda e lontana dai bisogni di giovani e studenti. Porteremo queste questioni nella piazza romana del 12 Aprile, seguendo l’adagio che dice “i diritti si conquistano a spinta!”.
collettivo universitario autonomo – Torino
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