Firenze. Questura scatenata: sgombero al Liceo Alberti, 50 denunce e oggi “serrata”
Ieri mattina agenti della Digos, supportati da due reparti di polizia in assetto antisommossa, hanno sgomberato con un irruzione il Liceo Artistico Alberti in via San Gallo. Gli agenti sono entrati con l’inganno, dopo aver minacciato una ragazza all’esterno della scuola affinchè si facesse aprire la porta dai suoi compagni all’interno. A quel punto la polizia è entrata a spinta nella scuola e ha identificato cinquanta studenti, denunciati per interruzione di pubblico servizio. Lo sgombero è arrivato dopo tre giorni di occupazione portata avanti dalla maggioranza degli studenti per protestare contro la “buona scuola”.
Stamattina, la Polizia è di nuovo intervenuta per sostenere la “serrata” decisa dalla Preside. Porte chiuse agli studenti e presidiate da agenti della Digos e carabinieri mentre l’interno della scuola si svolgeva un Collegio Docenti straordinario. Molti studenti non sono tornati a casa e hanno manifestato per tutta la mattinata davanti al liceo contro il gravissimo clima di repressione del dissenso. Fuori dalla scuola sono rimasti anche diversi professori – che hanno disertato il Collegio Docenti – indignati per la serrata e la presenza della Polizia sul portone.
Nessuna condanna all’operato della Questura da parte della Preside, di fatto complice di quanto accaduto. La preside aveva presentato denuncia in Questura dopo l’occupazione per poi dichiarare di non aver chiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Oggi, durante un incontro con una delegazione di studenti, ha comunque definito giusta e legittima la decisione dello sgombero accentando di fatto di delegare alla Questura la gestione delle proteste studentesche.
Non è andata giù il fatto che con dieci giorni di occupazione gli studenti dell’ISA siano riusciti a portare a casa una prima vittoria, costringendo la Città Metropolitana ad assumersi la responsabilità di urgente interventi per quanto riguarda l’edilizia scolastica.
Le lotte degli studenti fanno paura e il “pugno di ferro” deciso dalla questura non fa che confermarlo. Sotto attacco è soprattutto la pratica dell’occupazione e del blocco della didattica che in questo autunno è stata riscoperta dagli studenti come arma di lotta forte ed efficace capace di costringere le controparti a confrontarsi con le richieste avanzate dalla protesta.
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