Gli ingredienti di uno sciopero generale costruito dal basso
I nostri ingredienti? Sono tutti da costruire!
Siamo certi di quanto questo sciopero nella modalità indetta dalla CGIL abbia un’inconsistenza totale, ma siamo altrettanto certi del fatto che molto si stia muovendo sotto i cieli delle nostre città, dentro le metropoli, un molto che potrebbe cambiare il volto di questo sciopero generale.
Appunto come dicevamo prima uno sciopero tutto da costruire. Da costruire dal basso in maniera autorganizzata e slegata (dove non contrapposta) dai partiti e dai sindacati che lo hanno indetto.
E allora cosa può rappresentare per noi studenti medi questa mobilitazione? Come possiamo cambiarne il segno? Come possiamo trasformare questa semplice sfilata in un momento di lotta reale e di conflitto generalizzato?
Sicuramente la risposta che possiamo dare è soltanto parziale, gli ingredienti che useremo sono in continua costruzione, ma guardando a quello che ha rappresentato questo autunno e ai caratteri che sta assumendo questa primavera che va via via scaldandosi possiamo intuire quale sia la strada da imboccare.
Di certo questo sciopero generale per noi studenti medi rappresenta molte cose. In primis rappresenta sicuramente un momento di mobilitazione potente dopo una primavera che abbiamo iniziato a scaldare portando i nostri contenuti e i nostri bisogni ancora in piazza, ma è soprattutto un banco di prova per quella generazione che il 14 dicembre ha espresso la propria rabbia. Una rabbia che parlava di disagio, che parlava di sociale e non di difesa dell’esistente.
Ed è proprio questo uno degli ingredienti fondamentali: una generazione priva di diritti, compiutamente precaria, arrabbiata e senza nulla da perdere. Ed è il linguaggio di questa generazione, la nostra generazione che lo sciopero generale deve parlare e amplificare. Un linguaggio di rivolte che hanno attraversato i mari del Mediterraneo in lungo e largo, dalla Tunisia all’Inghilterra, da Madrid a Roma, per arrivare con i propri echi anche nel cuore degli Stati Uniti, nel Wisconsin.
Ma di cosa è fatto questo linguaggio? Di certo non parla di difesa della scuola pubblica, né tantomeno del lavoro inteso così com’è. Parla di altro, parla di costruire questo “altro”. Di costruire una scuola diversa e di combattere la precarietà così esistenziale che corrode tutti gli ambiti della nostra vita. Parla di sociale, di reddito e di conquista di diritti. Ecco altri ingredienti importanti.
Riappropriarsi di reddito, una necessità fondamentale anche per noi studenti medi che ogni anno paghiamo cifre esorbitanti in libri scolastici e tasse, abbonamenti e biglietti del pullman e soprattutto in quegli ambiti della cultura e del divertimento che sono slegati dall’istituzione scolastica. Paghiamo una crisi non nostra, è ora che siano loro a pagare. Facciamogliela pagare!
Facciamogliela pagare a chi ha ipotecato il nostro futuro per i propri interessi, a chi ci vuole lavoratori piegati e malleabili al mercato finanziario.
E facciamogliela pagare anche a tutti questi politici che speculano sulle nostre teste. Il que se vayan todos di questo autunno risuona più profondo e necessario che mai.
Ma costruire uno sciopero generale dal basso come studenti medi non è solo questo, è anche generalizzare le proprie pratiche e i propri obbiettivi per comprendere dentro le lotte tutti quei movimenti che in questi anni hanno prodotto un punto di vista alternativo e cicli di conflitto. Quindi generalizzare lo sciopero vuol dire anche confrontarsi con i grandi movimenti che si occupano della questione ambientale, dal No Tav a Terzigno fino ai movimenti per l’acqua bene comune e contro l’energia nucleare; vuol dire confrontarsi con i lavoratori della scuola e non, insomma vuol dire creare un fronte di conflittualità diffusa che attraversi il paese da nord a sud.
Perché lo sciopero generale non sia solo una ritualità, ma diventi un grande momento di lotta per cambiare l’esistente.
RIFIUTARE LA RIFORMA GELMINI, COMBATTERE LA PRECARIETA’, SFIDUCIARE IL PARLAMENTO,
GENERALIZZARE LO SCIOPERO!
Un pizzico di sale… e la rivolta inizia a prendere forma.
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