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I “cervelloni” del Corriere e gli studenti in lotta

) il suo sdegno verso l’invidiata gioventù che avanza. L’editoriale di oggi titola “Che delusione, ragazzi miei!”. Risulta essere una sequenza di infime banalità, atte a confondere il lettore distratto e a dirottare i suoi asti verso gli studenti che sono scesi in piazza Venerdì scorso.

 

“È cominciato l’anno scolastico e, manco a dirlo, sono ricominciate le manifestazioni studentesche un po’ dappertutto. A Firenze gli studenti sono scesi in piazza Venerdì scorso, proprio nel giorno del lutto nazionale per la tragedia di Lampedusa. Una scelta più che discutibile, che dà di per sé un senso di superficialità, di lontananza, di estraneità rispetto alla realtà”. Così il nostro opinionista si unisce al lutto generalizzato nei confronti di una tragedia annunciata, invisibile agli occhi di tutti fino all’altro ieri. Per lui gli studenti avrebbero fatto bene a stare in silenzio, piangendo insieme ai carnefici, mentre continuavano a consumarsi omicidi di stato. Mohamed Guled si è spinto giù da uno stabile fatiscente perchè schiacciato da una situazione insostenibile, nonostante il nostro sistema legislativo e la nostra costituzione (citata a più riprese) avrebbe previsto nei suoi riguardi assistenza economica e sociale. Gli studenti, Venerdì, sono scesi in piazza anche per lui.

“Gli studenti che ostinatamente si rifiutano di considerare l’eco dei cortei urbani rischiano anche l’effeteo boomerang. Le loro ragioni avaranno successo solo se faranno breccia nella pubblica opinione. E invece sembrano far di tutto per dispiacere alla stragrande maggioranzadei cittadini”. Chissà che opinioni hanno i cittadini! L’opinione pubblica, tuttavia, la fanno i giornali, con i loro opinionisti e editoriali tipo questo. Effettivamente al lettore distratto verrebbe da credere di essere un cittadino a cui dispiacciono le proteste studentesche. Ma a pensarci bene, questa rimane l’opinione di Paolo, e basta.

Capitalismo, padroni che producono disoccupati, crisi e austerità. Secondo Armaroli sono parole d’ordine che “sanno di stravecchio. Alcune anche di muffa”, sono “chiacchiere contro mulini a vento”. Questo, francamente, risulta persino offensivo, non tanto verso gli studenti scesi in piazza la scorsa settimana, quanto piuttosto verso coloro i quali combattono giorno per giorno, magari senza un tetto, o senza un lavoro, una situazione in costante declino.

Sostiene che il nozionismo diventa un “brutto sinonimo di quel sapere senza il quale non c’è futuro”, forse ignorando che invalsi e test a crocette anestetizzano capacità di ragionamento e temperamento artistico.

In un flusso di invettive più o meno articolate, vengono poi nominati “gli stage non retribuiti, il precariato e gli invalsi, termometro del merito, le telecamere, i registri elettronici e i voti in condotta, in modo che tutti siano proclamati cabbaleros”. Viene così ridicolizzata la protesta di chi vede nero nel proprio futuro, di chi lotta per una scuola diversa, di chi non si accontenta di viverla passivamente in attesa, un giorno, di essere sfruttato o di divenire uno sfruttatore, in un modello di istruzione dominato dalle leggi del capitale.

Infine, rivolto agli studenti: “Cervellini portati all’ammasso”. Così parlò il saggio cervellone.

 

tratto da CortoCircuito

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