Impressioni di uno studente italiano a Tunisi
Secondo giorno di meeting a Tunisi. Iniziano i lavori dei workshop: alcuni si sono tenuti in facoltà ed istituti diffusi nella città, alcuni in altre città tunisine.
Trovarsi a discutere con giovani simili a noi ma allo stesso tempo con esperienze e linguaggi tanto diversi è una sfida, sempre aperta, che ci impone la necessità di pensare sempre alla complessità in gioco nei movimenti sociali. Un ostacolo che abbiamo trovato è stato proprio riuscire a condividere discorsi che consideriamo ormai assodati nel contesto politico del movimento italiano ma che, sulla sponda sud del mediterraneo, non sembra che possano essere affrontati con le stesse modalità a cui siamo abituati.
Nel workshop sui saperi si è sperimentato concretamente questa difficoltà. Parlare di non neutralità del sapere, di costruzione di un’università e di un sapere autonomi non è stato facile nei primi momenti, in massima parte dovuto alla mancanza di un lessico comune. Un dato emerso è l’importanza che anche per tutti rivestiva la battaglia sui saperi; se in generale si è concordato sulla necessità di costruire saperi di parte, antagonisti al capitale e riappropriasi del sapere socialmente prodotto; in prima battuta, però, per gli studenti tunisini lotta sui saperi si configura come lotta contro l’influenza del regime benalista sui programi scolastici e sulla produzione di sapere, controllo politico che anche nell’attuale fase non sembra esser venuto meno.
Anche qua, in Tunisia, si profilano all’orizzonte passaggi verso l’aziendalizzazione e privatizzazione dell’università. L’università pubblica, costruita in maniera simile al modello del 3+2, non assicura facilmente un lavoro e del reddito,quindi lasciando molti giovani precari o disoccupati. In particolare, come anche da noi, pochi studenti si fermano alla laurea triennale in quanto viene percepita come completamente inutile al fine di trovare un futuro lavorativo. Questo però comporta costi alti per mantenersi durante gli studi. Le scuole d’eccellenza, come l’ecole normale superior, sono considerate invece un’ottima opportunità anche considerando il fatto che alloggio, vitto e materiale sono forniti gratuitamente. Possiamo in qualche modo immaginare che gli studenti affrontino una situazione molto simile a quella italiana: alti costi per mantenersi agli studi, università di serie A e di serie B, futuro precario.
In parte si conferma l’ipotesi di una composizione di classe comune, da qui una reciproca tensione ad intessere relazione ed a creare realmente uno spazio trans-nazionale di lotte che si possa costruire anche (ma non solo, la reciprocità e la conoscenza fisica non sono sostituibili) a partire dai mezzi tecnologici come la rete e i social network.
30 settembre 2011
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