Laziodisu: ente amico del diritto allo studio?
A qualche giorno di distanza dall’incontro pubblico con l’amministrazione regionale che avverrà oggi, Martedì 11 febbraio, all’interno delle palazzine occupate della residenza Laziodisu di via De Lollis, leggiamo sui media alcune dichiarazioni del vicepresidente della Regione Massimiliano Smeriglio, che presentano i nuovi dati sul diritto allo studio del Lazio e delineano un percorso per la ridefinizione dell’ente regionale.
Inanzi tutto vogliamo brevemente ricordare com’è nata l’occupazione delle palazzine di via De Lollis; infatti, oramai da anni, a fronte di una sempre più crescente richiesta da parte degli studenti di posto alloggio, l’amministrazione non riesce neppure a fornire tante stanze quanti sono gli aventi diritto. Colpa della carenza dei fondi, della crisi economica, dell’austerità, dell’Unione Europea? Sicuramente, ma forse è anche colpa della cattiva gestione delle risorse a disposizione.
Il caso della residenza di Via de Lollis in questo senso è emblematico: 120 posti alloggio nuovi, pronti, addirittura già inaugurati, ma vuoti. Ebbene si, anche se i lavori nelle nuove palazzine della residenza sono stati ultimati già da tempo, l’amministrazione decide di continuare a non assegnare le nuove stanze.
Così, il 13 Novembre 2013, studenti, borsisti, idonei non vincitori, giovani, decidono di occupare queste stanze. Al grido di ” i posti ci stanno, perchè non ce li danno?”, queste palazzine trovano finalmente una nuova vita, ed ormai da quattro mesi sono abitate quotidianamente da oltre 80 ragazzi.
Finalmente l’amministrazione regionale decide di incontrare gli occupanti, viene quindi fissato l’incontro che si svolgerà oggi, ma non prima di aver rilasciato a mezzo stampa dichiarazioni su come intende procedere per sanare la situazione del diritto allo studio della regione.
Ci preme, a questo punto, fare qualche commento su queste dichiarazioni, riservandoci poi dopo l’incontro, di approfondire la riflessione.
Per prima cosa le prospettive fornite dall’amministrazione ci sembrano sempre molto fumose. Dire che si vuole trasformare Laziodisu in un “ente amico” è sicuramente un obiettivo nobile, come anche è veritiera la constatazione che al momento non è molto apprezzato dagli studenti. Solo che, purtroppo, non significa molto.
Laziodisu è un ente “poco apprezzato” perchè per molti studenti rappresenta l’unica possibilità di realizzare i propri sogni, l’unica porta verso il futuro che si vedono però troppo spesso chiusa in faccia. Essere idonei ma non vincitori di posto alloggio per uno studente fuori sede significa tornare da dove è partito, vedere negata la possibilità di autodeterminarsi. Essere idonei non vincitori di borsa di studio, significa spesso non poter proseguire il proprio percorso di studi o essere costretti a dover lavorare di più, e quindi ad essere sfruttati di più. Non rientrare nei criteri di ammissione al bando, perchè non si è riusciti a raggiungere i crediti necessari, o perchè si supera di poco la soglia di reddito, vuol dire dover fare e dover far fare alla propria famiglia mille sacrifici per riuscire a realizzarsi.
Per questo e non per altro Laziodisu è un ente poco apprezzato. Ci vuole un’inversione di tendenza, non qualche sorriso in più.
Per quanto riguarda invece le dichiarazioni di intenti sull’apertura delle residenze e delle mense in ristrutturazione, aspettiamo di vedere se per caso, questa volta, l’amministrazione riuscirà a mantenere le promesse che dispensa con questa facilità. Se così dovesse essere saremo piacevolmente sorpresi.
Vorremo però solo ricordare che queste iniziative, per quanto sicuramente tutte bellissime, non possono non prevedere un piano straordinario durante la loro realizzazione. Conosciamo i tempi delle amministrazioni pubbliche, e sappiamo perciò che da quando si decide di ristrutturare una residenza, a quando si riapre la residenza ristrutturata, passano spesso e volentieri diversi anni. Ecco, durante questo lasso di tempo, l’amministrazione deve trovare delle situazioni alternative per gestire la situazione emergenziale in cui versa al momento il diritto allo studio nella Regione, dando peraltro seguito a quanto promesso in campagna elettorale, quando spesso coloro che ora sono stati eletti parlavano di “eliminazione della figura degli idonei non vincitori tramite la copertura totale degli aventi diritto” oppure di “estensione dei criteri di ammissione al bando Laziodisu”.
Da ultimo, vorremmo commentare l’idea esposta da Smeriglio all’interno di queste dichiarazioni a mezzo stampa: il vicepresidente afferma che le residenze universitarie sono oramai un po’ “arcaiche” e che c’è quindi bisogno di altre idee più innovative. Paventa quindi l’ipotesi dell’introduzione di “voucher per la qualità
dell’abitare”. Ora ovviamente risulta complicato ragionare sulla questione, dato che, come pare piaccia tanto alle istituzioni, non esiste nessun progetto concreto sull’argomento.
Qualche considerazione però, in merito a questa brillante idea, si può fare fin da subito. Vorremmo infatti analizzare quale diventerebbe il ruolo del pubblico se una proposta del genere venisse attuata. In generale non ci piace moltissimo quando le amministrazioni regalano soldi e risorse ai privati, ma non ci sembra neppure una grande novità.
Troviamo grave però che all’interno di questa proposta non vi sia alcuna garanzia di tutela degli studenti affittuari, che non si parli di contrattazione fra pubblico e locatore privato, di soglie massime degli affitti o di prezzi calmierati.
Si parla solamente di immettere denaro pubblico nel mercato degli affitti, che come osserviamo ogni giorno, andrebbe altrimenti ad esaurirsi per l’impossibilità da parte dei locatari di sostenerne il costo.
Un bel regalo alla speculazione privata, impacchettato come una elargizione dell’amministrazione pubblica verso gli studenti.
Non crediamo che il modello attuale delle “case dello studente” funzioni, ma crediamo che la soluzione per risolvere questo problema sia da una parte una sperimentazione diversa della gestione delle residenze, che parli di socialità, condivisione e autogestione; dall’altra parte pensiamo che l’unico modo per risolvere il problema dell’emergenza abitativa fra gli studenti sia sottrarre ai provati spazi di speculazione, aumentare i posti alloggio pubblici, controllare i prezzi degli affitti.
Come abbiamo evidenziato nella giornata del 7 Febbraio, quando nell’ambito dell’azione “Roma non si vende” abbiamo occupato simbolicamente il palazzo di Via Regina Elena, in passato occupato da famiglie in emergenza abitativa ma poi sgomberato par la realizzazione di un progetto sanitario, attualemnte ancora sfitto da molti anni, di spazi per realizzare nuovi studentati è piena la città. Non serve costruire nuovi palazzi fuori dal raccordo, spesso non serve neanche acquistare edifici: nei dintorni delle università ci sono tantissimi palazzi vuoti e spesso di proprietà pubblica che devono essere trasformati in nuove residenze universitarie.
Non ci sono altre strade: l’amministrazione si deve impegnare ad aprire nuove residenze, altrimenti c’è una soluzione semplice e praticabile, che quotidianamente viene messa in campo da oramai sempre più ragazzi: la riappropriazione.
Degage_Studentato occupato_Roma
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