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Lettera Z…punto di non ritorno [botta e risposta]

 

Lettera z…punto di non ritorno

 

Care compagne, cari compagni, chiedersi oggi cosa sia UniRiot è una domanda alla quale in ogni assemblea, nazionale o dei nodi territoriali, abbiamo dedicato tanto tempo negli ultimi mesi. Pensare all’evoluzione di questa “rete a progetto” significa ripartire dalla sua costruzione, avvenuta nel 2005, al seguito del movimento no-Moratti, attraversare l’Onda anomala del 2008 e infine arrivare ad oggi, alle ultime e straordinarie vicende autunnali.

UniRiot sta vivendo un presente che non ci piace. Sembra superfluo dirlo, ma non lo è. Un presente misero, vista la completa assenza di dibattito interno, ma soprattutto considerate le analisi “di fase” divergenti che sono state prodotte all’interno della rete stessa. Differenze strategiche e non marginali che segnalano l’affermazione di ipotesi politiche e di prospettiva difficili da conciliare. UniRiot ha indubbiamente preparato, costruito e virtuosamente attraversato le mobilitazioni dell’Onda, ma lì si è fermata. Da quel momento in poi non siamo più riusciti a produrre progetto politico comune. Negli ultimi due anni, infatti, si è determinata una evidente impasse, la produzione di discorso si è arenata, altrettanto la condivisione di obiettivi e di pratiche di conflitto. Dopo l’Onda sarebbe stato necessario qualificare la dimensione di rete su un terreno più avanzato, sia dal punto di vista teorico che su quello pratico. Ci siamo limitati, di converso, a giustapporre scelte d’agenda e parole d’ordine, quasi mai esito maturo di un appassionato sforzo di ibridazione.

Negli ultimi mesi, poi, la situazione si è aggravata. Scarsa correttezza nei rapporti, umani e non solo politici, tatticismi esasperati, l’affermazione di logiche identitarie a discapito della complessità meticcia che, sei anni fa, avevamo deciso di percorrere e di produrre assieme: sono queste cose che, senza equivoci, ci segnalano l’impossibilità di continuare il percorso comune.

All’interno di questa impasse, inoltre, tante piccole grandi “operazioni” hanno preso forma. Ne citiamo alcune, solo per facilitare la comprensione: è nata StudAut, rete (e sito) degli studenti medi; è nato UnivAut, sito universitario (bolognese?). Tutti percorsi legittimi, intendiamoci, che non ci sogneremmo mai di criticare in quanto tali. È pur vero, però, che sul tema studenti medi, all’interno di UniRiot e soprattutto a partire dalle sollecitazioni del nodo napoletano, abbiamo tentato in più occasioni di promuovere una discussione comune. E invece è prevalsa, come dicevamo prima, la logica dell’identità, secondo il motto “ognuno pensi alla propria area politica”. Addirittura, a Roma, StudAut coinvolge gli Studenti medi autorganizzati, nonostante esista una struttura di studenti medi che fa riferimento al circuito romano di UniRiot e che si chiama Surf. Un caso, evidentemente no.

Altro esempio utile: la costruzione, a tutti gli effetti escludente, del meeting europeo di Parigi. I compagni di Roma hanno fondato il collettivo Edu-Factory, costruendone il sito web (al pari di UniRiot lo ha fatto Camillo) e praticandone, per tre anni, i momenti di discussione e di progetto in giro per l’Europa e per il mondo. Poi, ma la storia è nota, all’interno del collettivo si sono determinate delle fratture. Per evitare polveroni polemici o per impedire che le liti di Edu-Factory ricadessero su UniRiot, i compagni di Roma sono usciti dal collettivo, nella convinzione che questo gesto responsabile fosse stimolo per atteggiamenti e risposte altrettanto responsabili. Non è stato così. L’esigenza di una discussione europea, al seguito dell’autunno, era ed è un’esigenza condivisa e il fatto che si sia deciso di procedere in modo separato segnala che il desiderio di stare assieme e di condividere strade comuni ha davvero raggiunto il grado zero. La nascita, al seguito dell’appuntamento parigino, di una rete di cui molti nodi di UniRiot non sono parte è espressione ulteriore di questa irreparabile frammentazione.

Per concludere con gli esempi (non che non ce ne sarebbero altri), anche la spaccatura che è avvenuta dentro Bartleby, a Bologna, dimostra quanto oggi siano evidenti e forti le differenze di analisi e di proposta politica all’interno di UniRiot. Anche in questo caso, vale la pena sottolinearlo, per rifuggire la dimensione del rancore, molte compagne e molti compagni che hanno occupato più volte Bartleby (prendendo anche denunce) hanno deciso di uscire dallo spazio, affinché alla divisione di prospettiva non si sommino scontri fratricidi, utili a nessuno, se non a chi ha cuore la disfatta dei movimenti.

Tutti questi fatti accaduti, e queste considerazioni, ci impongono una scelta.

Noi pensiamo, semplicemente, che oggi non sia più possibile far convivere all’interno dello stesso sito percorsi e materiali politici così spesso divergenti e contraddittori. Altrettanto, e oltre ogni ipocrisia, pensiamo che la progettualità politica comune sia venuta a mancare, gli spazi per un confronto costruttivo sembrano svaniti. Bisogna dirsi, con serenità e senza rancore, che un ciclo soggettivo si è chiuso, che è giunto il momento di voltare pagina.

Avere il coraggio di affermare la fine di un ciclo vuol dire mettere fine alle ambiguità, vuol dire essere liberi ognuno di costruire i propri percorsi politici. Avere il coraggio di firmare questa lettera vuol dire ancora una volta metterci la faccia, senza timidezze, come abbiamo sempre fatto, e dichiarare, senza ulteriori tentennamenti, che siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Ci sembra evidente, infatti, che il linguaggio e lo stile politico e relazionale utilizzati in alcune mail non ci sono mai appartenuti, non solo a noi che scriviamo, ma a UniRiot nel suo complesso, almeno fin qui. Non abbiamo intenzione di replicare sullo stesso terreno, sarebbe davvero sciocco e avvelenerebbe senza fine gli animi già avvelenati. Altrettanto, non crediamo che il sito e la mailing-list di UniRiot possano continuare ad essere utilizzati in questo modo: non vogliamo che alla rete a progetto, all’esperimento di ibridazione fatto in questi anni, si sostituisca una sorta di “forum sociale” sul modello dei peggiori visti negli anni passati. Consegneremmo alle tante e ai tanti che utilizzano il sito un’immagine a dir poco schizofrenica di noi stessi.

É per questo che a partire da oggi riteniamo opportuno compiere un gesto di verità e chiudere il ciclo soggettivo di UniRiot cominciato nel 2005. Ritardare questo passaggio, magari invocando momenti assembleari unitari, quando senza misura alcuna si è dato sfogo a parole che nessuno avrebbe mai voluto leggere, ci sembra esercizio poco utile. Anzi, come dicevamo, rischierebbe di aggravare inutilmente le cose tra di noi. A chi giova approfondire il litigio? Alle lotte sicuramente no, sarebbe solo un modo per buttare tempo prezioso, in una primavera che si preannuncia calda e che ci vedrà, a vario titolo e nelle differenze, protagonisti di altre importanti scadenze di movimento. La mailing-list, a partire da oggi, non sarà più attiva e il sito sarà gestito, in una fase di transizione, da chi in questi anni ci ha investito più di tutti tempo, energie e denaro, e cioè le compagne e i compagni di Roma.

Consapevoli che solo le lotte hanno la capacità di modificare realmente le cose, usciamo dalle mobilitazioni dell’ultimo autunno con la chiusura del ciclo UniRiot, ma con il desiderio di iniziare un nuovo viaggio, politico, sociale, immaginativo.

Care compagne e cari compagni ci salutiamo senza rancore e senza polemiche, ognuno per la sua strada, come qualcuno, d’altronde, ha già in gran parte scelto.

Ci rivedremo nelle lotte!

Coordinamento studenti universitari – Venezia _ Les Sabots – Padova _ Tijuana Project – Pisa

Aula Flex Orientale – Napoli _ Anomalia Sapienza – Roma _ SaDiR – Bologna

 

Fwd: Lettera z…punto di non ritorno

 

Come compagne e compagni di Torino, come nodo che nel 2005 ha preso parte alla costituzione della rete, prendiamo atto quanto scritto nella missiva inoltrata qualche giorno addietro. Non possiamo che far ciò visto il carattere unilaterale ed autoritario con il quale anche questo gesto, quindi verdetto, è stato compiuto. Prendere atto non vuol certo significare accettare e digerire una chiusura che puzza terribilmente di formalità meccanicista. Riteniamo inaccettabile il metodo adoperato per mettere fine al ciclo soggettivo di UniRiot, fuggendo da un confronto reale e da una verifica necessaria, e non tanto perchè ci piacciano velleità polemiche o buoniste, ma semplicemente perchè riteniamo che quanto attraversato dal 2005 ad oggi, nella ricchezza come nei limiti della rete, non possa essere essere rimosso perchè ritenuto, dentro la fase attuale, spurio quindi ingombrante; questo è tatticismo!

Con queste righe vogliamo sollevare i nostri dubbi sull’ammissibilità metodica attraverso la quale è stata sancita la fine del progetto UniRiot, ricordando come già nel nostro precedente documento invitavamo tutti ad una discussione politica ed organizzativa, ad una messa a verifica del percorso compiuto insieme, quindi ad una riflessione sulla rete e le sue considerate possibilità e potenzialità; lo stesso abbiamo fatto informalmente a Marghera ed in altre occasioni nelle quali ci siamo incontrati. Dentro questa considerazione, con la quale non vogliamo certo fare le pulci a chi ha fatto ‘cosa quando e perchè’, ci risulta indispensabile evidenziare come siano i fatti a testimoniare lo stato delle cose: checché se ne dica, oggi la rottura viene agita tout court da altri, certo non da noi! Quindi non ci sembra nemmeno opportuno dare commento a quanto aleggiato intorno a StudAut, inserito dentro le peculiarità organizzative e progettuali dei collettivi delle scuole superiori.

Un terreno di confronto l’abbiamo tentato di individuare fino alla fine, situazione che non si è verificata. Quindi ne prendiamo atto ma al contempo riteniamo sia imprescindibile compiere dei passaggi collettivi per portare a termine nella correttezza e nel buon senso l’esperienza di UniRiot. Due mosse per noi sono indispensabili quanto prima: 1. la chiusura del sito uniriot.org quindi la fine del suo utilizzo politico (concesso solo ad alcuni?!), 2. la comunicazione – ultimo ed utile senso del sito – del punto di arrivo della rete Uniriot attraverso la pubblicazione di scritti e documenti di tutti coloro ritengano prendere parola a riguardo, nella narrazione di uno spazio comune rimasto in piedi per cinque anni, considerando i suoi punti più alti ed i limiti che oggi ci vedono “ridotti” nella realtà dell’oggi.

Concludiamo sollecitando i nodi della già rete UniRiot ad esprimersi tutti su quanto proponiamo. Entro una settimana sarebbe buono se tutti riuscissero a dire la loro. Invitando a far ciò chiediamo anche di inoltrare questa mail ai collettivi, visto che gli strumenti di comunicazione (sito e mailing-list nazionale) sembra che abbiano incontrato le scure del bando particolare.

Per il momento, è tutto. Chiudiamo dignitosamente il ciclo UniRiot, per poi incontrarci politicamente nei conflitti e nelle lotte, come già augurato…

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