L’Europa in Erasmus
Dopo 25 anni di vita, anche il progetto di studio all’estero Erasmus sembra destinato a morire grazie alle politiche di austerità europee. Il recente taglio al bilancio comunitario dell’anno 2012 ha asciugato in men che non si dica il Fondo sociale per la ricerca e l’innovazione, producendo (già) per la prima parte dell’anno accademico 2012/13 una mancanza di risorse per le borse assegnate. Rispetto ai 20.000 studenti europei già all’estero nelle università ospitanti sembra che non vi siano i fondi per coprire neanche il 30% delle borse di studio per il semestre invernale.
Dall’Europarlamento hanno fatto sapere che la situazione è drammatica, il fondo Erasmus ha, solo per il 2012, un buco di circa 10 miliardi di euro. Grandi numeri, cifre pesanti, sembrerebbe quasi un lusso questo Erasmus, sebbene la borsa di studio di circa 250 euro mensili sia un reddito insufficiente per la sopravvivenza, anche in città meno care di Parigi o Milano.
Così anche la mobilità studentesca, tanto osannata come opportunità formativa e professionale, sarà appannaggio solo di chi veramente se la potrà permettere o magari di chi deciderà di sottoporre le decisioni sul proprio percorso formativo ad enti privati.
Questo episodio – come tale va considerato fra le criticità che animano il vecchio continete negli ultimi tempi – rivela un’Unione Europea in balia della sua palese inefficacia nel dimostrarsi politicamente “altro” che strumentale agli interessi del capitalismo mondiale. Sacrificando il progetto Erasmus, cavallo di battaglia dell’autopromozione europea tra le nuove generazioni, in nome dell’austerity consegna ai giovani in soggiorno all’estero o in desiderio di partenza un ulteriore esempio di quali siano le priorità nell’agenda europea ai tempi della crisi. Come se di esempi, in tutta Europa, non ve ne fossero abbastanza..
Nelle università di Berlino in questi giorni si sentono parlare diverse lingue che descrivono esperienze di vita incredibilmente simili. A incontrare studenti spagnoli, francesi, greci, tedeschi, italiani, inglesi, portoghesi ci si rende presto conto che in un certo senso questa unione in Europa si è fatta. Chi ha genitori che hanno perso il lavoro, chi scappa dal suo paese per tasse universitarie troppo alte, chi scappa da un futuro in agenzia interinale o da disoccupato… Chi ha partecipato a scioperi studenteschi, chi ai riots inglesi, si sentono racconti sulle acampadas spagnole, sugli scioperi generali in Grecia e nei paesi Baschi, sulle recenti manifestazioni studentesche in Italia… Così, a partire da esperienze non antecedenti al 2008, nascono dibattiti e confronti su cosa cambiare, come agire, come organizzarsi..
Un incontro animato di fondo da una solidarietà e complicità inconfondibile, che rompe le frontiere della lingua e delle distanze.
Che sia questa la nuova Europa, fra chi lotta e chi aspira ad un futuro migliore?
C’è da augurarselo!
[Enrico Casciaro è studente torinese in Erasmus a Berlino]
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