“Paremos los recortes!”
Aggirandosi tra gli ampi spazi dell’Universita’ Complutense, il principale ateneo madrileno, molto simile alla Sapienza romana ma ancora piu’ grande e confusionario, i segni di mobilitazione non mancano di manifestarsi. Siamo vicini al 14 novembre, giornata in cui e’ stata chiamata una nuova “huelga general” dai sindacati iberici, e anche nelle universita’ c`e’ agitazione verso questa data. Da Storia a Lettere, passando per Scienze della Comunicazione, si vedono ovunque “pancartas” (tazebao) e striscioni che rilanciano assemblee di facolta’ e concentramenti, inneggiando a scioperi studenteschi, a combattere contro “los recortes” (i tagli) e a solidarizzare con la lotta dei lavoratori delle pulizie dell’universita’.
Si, perche’ quella che`e’ una lotta recente, quella appunto dei lavoratori delle pulizie dell’universita’ (che assunti tramite cooperative sono mesi che non vedono l’ombra di un quattrino, poiche’ l’universita’ stessa dice di non avere soldi per pagare le cooperative stesse), e’ solo la punta dell’iceberg e la cartina di tornasole di tantissime situazioni diverse in cui i tagli dovuti alle politiche di austerity di Rajoy oggi, e della fase conclusiva dell’esperienza zapaterista prima, si fanno sentire nella materialita’ della vita universitaria.
“Hanno tagliato i fondi all’Erasmus” dice Noelia, studentessa di Filologia, mentre contemporaneamente “i finanziamenti alle scuole private vicine alla Chiesa e ai
gruppo di potere contigui al PP non hanno subito alcun taglio, se non di facciata rispetto a quelli ingentissimi subiti dal pubblico” afferma Fernando, studente di Scienze
della Comunicazione.
“Il master a cui avevo deciso di iscrivermi a luglio, nel nuovo bando di settembre aveva alzato la quota di iscrizione da 1800 a 4000 euro”, ci dice invece Lucia, che ha dovuto rinunciare ad iscriversi ad un master in Comunicazione Politica. Il suo caso e’ uno specchio eccellente delle contraddizioni che la societa’ spagnola, e piu’ in particolare quel precariato cognitivo che ha svolto un ruolo di primissimo piano nelle mobilitazioni “indignate” iniziate con il 15 maggio 2011, porta con se’. Lucia infatti ha votato Rajoy nelle ultime politiche, esasperata dalle politiche del governo Zapatero. “Speravamo in un cambiamento, ma`e’ evidente a questo punto che la prossima volta non mi rechero’ piu’ a votare”, ci dice. “Non ho mai fatto parte del movimento 15m, ma sicuramente sono d’accordo sul fatto che questa classe politica non abbia piu’ niente da dare a questo paese.”
“E’ tutto deciso dalle istituzioni internazionali”, ci dice Sonia, ” e’ la troika ad avere il potere reale, come da voi il governo tecnico di Monti”. La questione del debito, e dei necessari sacrifici da fare per uscire da questa situazione e’ il modo per far passare di tutto sulla testa dei cittadini. Anche nelle Universita’, ci dice Marco, “inizio a vedere miei compagni di corso che si indebitano per potersi permettere gli studi, o anche solo che devono lavorare tutta l’estate per riuscire a pagare la prima rata dell’universita’, che su 1300 euro totali e’ di 800 euro da pagare in una soluzione unica a settembre..e di questi tempi tirare fuori quella cifra in un copo solo non e’ una cosa che tutte le famiglie possono permettersi”.
Addirittura gli stessi professori universitari, un tempo sinonimo di grandi stipendi e di notevole autorita’ e capacita’ nello stoppare le agitazioni studentesche ( i nostri classici baroni), sono in rivolta visto che i tagli alla ricerca, ai dipartimenti e ai loro stessi stipendi gli impediscono anche di avere un residuo di potere corporativo da difendere. Ormai sono macerie ovunque..
Del resto, alcuni numeri che ora andremo a citarvi, raccolti da un volantino preso su un banchetto nell’atrio della mensa universitaria, sono piu che eloquenti: aumento delle tasse a scalare tra il 25% e il 100% per ogni anno della triennale e addirittura piu’ del 100% di aumenti riguardo ai master delle universita’ pubbliche. I tagli nel bilancio del governo al comparto formazione consistono nel 12,3% previsti per il 2013 da sommare al 22% dell’anno in corso. In due anni 41 milioni di euro sono stati tagliati ai fondi destinati al progetto Erasmus, mentre in maniera alquanto demagogica l’importo medio delle borse-Erasmus concesse agli studenti e’ stato aumentato del 2%. Le disponibilita’ di fondi per le borse di studio sono state ulteriormente ridotte, mentre sono stati alzati i parametri per accedervi.
L’Universita’ Complutense è’ indebitata per circa 150 milioni di euro, e ha avviato un piano simile al nostro “pareggio di bilancio”, mirante all’azzeramento del suo deficit. Senza il raggiungimento del quale rischia di venire commissariata ad una sorta di “istituto di salvataggio” istituito dalla Comunidad de Madrid, dominata da quella Esperanza Aguirre che e’ uno dei nomi piu forti del PP. Un processo che consisterebbe in nient’altro che ulteriori tagli lineari e svendita a finanziatori privati delle facolta’ e dei corsi piu redditizi della UCM. Un processo di privatizzazione e mercatizzazione dell’universita’ associato ad una sua dismissione strategica, e ad un suo ritorno ad istituzione “di classe”, mentre il paese sprofonda in uno stato di nuovo fornitore di manodopera a basso costo per le multinazionali di mezza Europa. E’ lo stesso processo che si sta svolgendo da noi, tale e quale.
Ma c`e’ anche un lato qualitativo della vicenda, legato direttamente al ruolo dei saperi, simile alla quella mannaia che e’ stata per la nostra riorganizzazione dei dipartimenti dovuta all’applicazione della riforma Gelmini. Verranno decise infatti in base ai corsi delle quantita’ minime di iscrizioni per avviarli o meno, e in un contesto in cui le facolta’ umanistiche vengono sempre meno ritenute dagli studenti luoghi utili a trovare un reddito nel futuro, evidentemente la manovra assume un chiaro significato di separazione tra corsi redditizi o no..visto che comunque l’inserimento delle banche nei processi di privatizzazione delle universita’ rimane costante a prescindere dalla crisi e quindi i corsi soprattutto nelle biotecnologie, in ignegneria, in chimica etc verranno sempre piu finanziati all’interno delle scuole private direttamente collegate alle aziende che le finanziano.
E’ evidente che la crisi economica in cui versa la Spagna ha avuto fortissime ripercussioni all’interno del mondo della formazione, privilegiando quei rami del sapere direttamente funzionali alle esigenze di un capitale in crisi che distrugge tutto cio’ che non e’ immediatamente valorizzabile e fagocita cio’ che puo’ ancora esserlo.
E allora ancora piu’ cupe e sintomo del disagio dell’attuale situazione risuonano le parole di Noelia. “L’universita’ non e’ assolutamente piu’ un ascensore sociale”, ci dice interpellata sulle sue possibilita’ di trovare lavoro una volta finiti gli studi, in una Spagna dove la disoccupazione supera ampiamente il 30%, per arrivare a picchi ancora piu alta nelle fasce piu’ giovani. “La viviamo come una sorta di parcheggio”. “E’ ancora peggio” riprende la parola Sonia, “addirittura talvolta`e’ meglio non farla, visto che nel mercato del lavoro preferiscono che tu abbia delle competenze lavorative pratiche che ovviamente non hai se studi e basta.” Insomma, il mantra dei nostri Sacconi prima e Fornero oggi, essere meno choosy, scordarsi l’idea di studiare e fare un bel po’ di lavoretti manuali pagati molto meno ma quantomeno pagati (in nero anche, perche’ no?)
Nel meeting di Agora99 si parlera’ diffusamente del tema della formazione, dell’intreccio con la questione del debito, del piano transnazionale di lotta da costruire in maniera comune e a partire dalla data di sciopero dei PIGS del 14 novembre a venire. Vista la situazione del precariato cognitivo appena analizzata in Spagna, e cquella che viviamo ogni giorno anche nel nostro paese, questa agenda politica di lotta non sembra davvero piu’ rimandabile..
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