Pisa. Studenti medi tra ordine pubblico e ipocrisia democratica
La minaccia della repressione poliziesca a suon di denunce, annunciate sulle colonne del Tirreno, non ferma le scuole in agitazione. Si moltiplicano le occupazioni e le autogestioni negli istituti pisani.
Il comunicato di tutte le scuole in lotta riportato qui sotto risponde e rilancia sulle prossime mobilitazioni, dall’assemblea cittadina di venerdì, a un prossimo corteo cittadino. Nonostante le intimidazioni – testimoniate dall’intervista alle studentesse di Cascina sotto riportata – la città in lotta solidarizza e si unisce agli studenti e alle studentesse con numerosi comunicati (vedi sotto) per opporsi a chi, nel proprio isolamento, mistifica la realtà e attacca le lotte di tutti noi.
Nessun cancello davanti al nostro futuro
“Premiamo sul portone, in mezzo alle transenneci vogliono
E’ stato bello? Avoija!
E lo rifamo? Avoija!”
“Cattivi Maestri”, Assalti Frontali
Siamo gli studenti delle scuole occupate e in mobilitazione di Pisa. Siamo gli stessi scesi in piazza il 5 ottobre, il 14 e il 24 novembre, gli stessi del 6 dicembre.
Vogliamo prendere parola sull’operazione di criminalizzazione mediatica che riempie le pagine del Tirreno in questi giorni, dopo il 6 dicembre. Una cosa teniamo a specificare: le caricature del questore Bernabei e degli esponenti del partito al potere in questa città, dal segretario provinciale Nocchi al sindaco Filippeschi, non ci rappresentano né ci appartengono.
Non ci sono “cattivi maestri” tra noi. Dove sono i “buoni maestri” di contro? Di sicuro non sono tra presidi, insegnanti e ufficiali di polizia che in questi giorni si danno un bel da fare nel reprimere le nostre proteste. Di sicuro non sono quelli che ci invitano alla rassegnazione, e vorrebbero insegnarci a non protestare o ad esprimere dissenso entro i limiti di una tollerabilità fissata dagli stessi soggetti politici al potere. Proprio coloro che invece vorremmo contestare perché complici e responsabili del futuro incerto e dissestato che ci viene consegnato.
Questo non lo accettiamo. Non accettiamo il tentativo di metterci a tacere e di separarci tra vittime manovrate e manovratori occulti. Non lo accettiamo perché le nostre lotte partono sì dalle nostre scuole ma parlano anche di altro, parlano di rifiuto del sistema di sacrifici che vogliono imporci e per questo parlano a tutti. Rispondiamo e ci organizziamo quando aumenta l’abbandono scolastico giovanile, quando il legame con il mondo del lavoro è rappresentato dai contratti di apprendistato della riforma Fornero a 3 euro e 80 l’ora, quando la disoccupazione dei nostri genitori aumenta a dismisura abbattendo gli ultimi argini di welfare famigliare, quando gli sfratti per morosità si contano ormai nell’ordine delle migliaia in qualsiasi città di provincia.
Questo è il momento in cui iniziamo a lottare e per questo ci organizziamo nella piena autonomia dei nostri comportamenti, lavorando affinché tutti, dagli altri studenti ai nostri genitori, fino ai lavoratori in lotta, agli universatari e a precari, si uniscano a noi.
Noi abbiamo deciso di aprire le porte che per anni ci hanno chiuso in faccia. Per questo siamo attaccati in questi giorni con violenze ed intimidazioni. All’artistico professori 50enni prendono a catenate in faccia studenti che occupano. All’alberghiero presidi sceriffi incitano alla repressione. Al Dini ed al Pacinotti i dirigenti scolastici hanno maldestramente respinto gli studenti, sbattendo loro i portoni in faccia.
Facciamo paura perchè il 6 dicembre eravamo a volto scoperto a voler entrare in provincia ed in provveditorato. Perchè non arretriamo di fronte a chi esibisce muscoli, scudi e manganelli, messo lì a costruire barriere per impedire di farci arrivare laddove si decide sulle nostre scuole e sulle nostre vite. Giovedì in tanti abbiamo deciso di farci sentire, e se è caduto un cancello di ferro che pesa quintali, senza utilizzo di alcuno strumento, è perchè era fissato male. Nessuno però dice che davanti al Comune sono stati schierati dalle 7 di mattina alle 19 di sera decine di agenti in antisommossa. Che gli unici caschi e le uniche armature che abbiamo visto sono quelle della tanto acclamata “legalità”. Un coro unico unisce presidi, provveditore, questore, sindaco. Un coro violento, che grida alla repressione, che conduce all’educazione ed all’istruzione del manganello e dell’intimidazione.
Chiunque in questa fase, attraverso comunicati, si sia dissociato dalle nostre mobilitazioni, ha scelto già da che parte stare. Chi si dissocia, chi sta zitto di fronte a quanto succede nei nostri istituti ed in città, cerca solo di mettere altri cancelli davanti al nostro futuro.
Noi sorridiamo, e da ieri abbiamo deciso di ri-occupare istituti, autogestire i nostri precorsi formativi, lottare contro i tagli all’istruzione. Non ci resta che vincere.
Rilanciamo una grande assemblea cittadina per venerdì 14 dicembre alle ore 18, nell’auditorium del Complesso Marchesi, per costruire la manifestazione del 21.12.12.
Lo studente paura non ne ha!
Studenti e studentesse del Dini in lotta
Studenti e studentesse dell’Alberghiero in agitazione
Studenti e studentesse dell’ITIS in lotta
Studenti e Studentesse del Buonarroti occupato
Studenti e studentesse del Biologico in lotta
Studenti e studentesse dell’Artistico Russoli di Cascina in agitazione
Studenti e studentesse dell’Artistico di Pisa occupato
Alcuni studenti e studentesse del Magistrale
Studenti e studentesse del Santoni occupato
Studenti e studentesse del Pacinotti in agitazione
Intervista ad alcune ragazze del liceo Russoli di cascina in merito alle giornate di mobilitazione scorse e il tentativo di occupazione sgomberato dalle forze dell’ordine.
Che ne pensi della giornata di lotta del 6 dicembre?
Il 6 dicembre è stata per noi studenti una giornata di lotta che ci ha reso tutti partecipi e protagonisti del corteo, noi studenti abbiamo dato un segnale forte con le azioni alla provincia, poi al provveditorato, alla stazione ed infine con l’occupazione dell’ariston, siamo riusciti a praticare una giornata di lotta vera e incisiva.
Riguardo alla campagna mediatica portata avanti dal PD, la questura e il Tirreno?
Penso che il tirreno dica molte “cazzate” dietro le pressioni delle istituzioni a partire dalla lagna della bandiera bruciata fino alle criminalizzazioni di questi giorni sul web e sulla carta stampata nel evidente tentativo di dividere gli studenti.
Raccontaci cosa è successo lunedi mattina durante il tentativo di occupazione
Ieri in una decina di studenti abbiamo provato ad occupare, il resto degli studenti era d’accordo e in poco tempo siamo diventati una settantina nonostante le minacce della vicepreside, la quale ci ha intimiditi di aprire i cancelli altrimenti avrebbe chiamato la polizia.
Dopo circa 15 minuti sono arrivati 2 carabinieri che nonostante capissero le nostre intenzioni e i motivi che ci hanno spinto ad occupare hanno dovuto eseguire gli ordini e sgomberarci, nel frattempo sono stati chiamati i pompieri per tagliare le catene ai cancelli ma noi quando sono arrivati le avevamo gia tolte e cosi se ne sono andati.
Dopo qualche minuto di discussione con i carabinieri e la vicepreside è arrivato il maresciallo dei carabinieri che con fare da sceriffo ha aperto i cancelli con forza facendo cadere 2 studentesse.
A quel punto tutti gli studenti a parte le 5°, sono rimasti fuori in sciopero e una delegazione di studenti è andata a parlare con la vicepreside che gli ha detto che per occupare avrebbero dovuto fare una raccolta firme tra gli studenti che ha portato ad una novantina di firme su 200 studenti totali.
Come hanno reagito i professori nei confronti dell’occupazione?
La maggior parte appena la polizia ha fatto irruzione sono entrati mentre alcuni anche se tacitamente erano d’accordo con l’occupazione.
Raccontaci dell’atto intimidatorio di cui sei stata oggetto
Qualche giorno fa dopo il corteo del 6 dicembre due carabinieri sono venuti a casa mia per parlare con i miei genitori del fatto che il 6 ero in piazza con i miei compagni di classe e che avrebbero visionato i filmati per denunciare chiunque avesse preso parte alle azioni fatte durante il corteo.
Come hanno reagito i tuoi genitori?
Ovviamente mia madre si è preoccupata molto e mi ha detto di non prendere più parte ai cortei e alle occupazioni non perche fosse contraria ma per paura che la polizia mi denunciasse.
Anche se io continuo ad andarci!
Leggi anche:
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- Cattivi maestri e pessimi allievi (Lettera di un operatore sociale)
- ‘La nostra arte è lotta’ (Comunicato dall’Artistico Russoli di Pisa Occupato)
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