Torino: it’s time to Break Out! Per rompere con la quotidianità dell’università pandemica
Chiunque passi per il campus in questi giorni noterà al primo sguardo che qualcosa è cambiato.
Ieri notte, infatti, durante la serata di Halloween, gli studenti e le studentesse, stanchi delle carenze strutturali di spazi, hanno deciso di costruire con le loro mani una nuova aula accessibile a tutti/e.
In questi due anni di pandemia la nostra vita è cambiata profondamente: molti di noi hanno perso quei lavoretti iper-sfruttati e precari che caratterizzavano la nostra routine prima della pandemia; chi di noi è fuorisede è dovuto tornare a casa non riuscendo più a pagare i costi di una vita universitaria sempre più cara, dalle tasse agli affitti.
La “Torino città universitaria” tanto sbandierata dal rettore, si è rivelata per quello che è: un modello di università escludente e incapace di rispondere a qualsiasi nostra esigenza, in grado solo di inseguire ranking di competitività tra atenei che nulla dicono di cosa significa davvero essere studenti.
Essere studenti durante la pandemia ha significato, dapprima, inseguire i tempi e i malfunzionamenti della didattica a distanza che, nei fatti, ha ulteriormente ridotto gli spazi di discussione e scambio con i/le compagn* di corso, in una fase in cui la principale preoccupazione dell’università sembrava essere quella di controllarci agli esami attraverso i sistemi di proctoring.
Ora, con il graduale ritorno alla “normalità”, ci troviamo immersi in una realtà, se possibile, peggiore di quella pre-pandemia. Adesso essere student* universitar* significa passare la giornata in coda per un posto in biblioteca oppure seduti per terra a lezione siccome nessuno si è preoccupato di ampliare gli spazi per permettere un rientro effettivo in presenza; significa dover consumare il proprio pasto all’aperto, con il freddo che inizia a farsi sentire, siccome in tutto il campus non c’è una lunch room, dal momento che l’accoppiata questura&rettore ha pensato bene di chiudere l’unico spazio (l’aula break) che gli student* avevano deciso di aprire per rispondere a questa esigenza.
Tutto ciò senza considerare che l’accesso all’università si è trasformato in un percorso ad ostacoli con continui controlli che sembrano tanto essere il risultato del voler far vedere che si sta facendo qualcosa ma che, in realtà, non corrispondono minimamente ai nostri bisogni e non ci fanno sentire più sicur*
Per questi motivi ieri notte, durante una bella serata di socialità in cui tutt* insieme ci siamo ripresi i luoghi dell’università che ci appartengono, abbiamo deciso che il tempo dell’attesa era finito.
Abbiamo deciso di iniziare a costruirci da soli uno spazio in un’università in grado di rispondere ai nostri bisogni.
Uno spazio accessibile a tutt*, in cui studiare, discutere, condividere esperienze e contrastare una routine universitaria che ci vede rincorrere i tempi sempre più frenetici degli esami e dell’asettica accumulazione di Cfu; routine che non fa altro che generare ansie e paure che, se vissute da soli, ci schiacciano, ma che, tutt* insieme, possiamo provare a ribaltare.
Ci vediamo oggi alle 18 per un’assemblea di inaugurazione della nuova aula e per continuare a parlare di cosa vuol dire essere studenti oggi, cosa ci manca e cosa vorremmo.
Da Collettivo Universitario Autonomo – Torino
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