InfoAut
Immagine di copertina per il post

Il burkini e le incredibili balle di Lorella Zanardo

da https://mazzetta.wordpress.com

Tira moltissimo il dibattito sul burkini (o burqini), il costume da bagno integrale amato da alcune donne musulmane, in particolare dopo che un paio d’amministrazioni locali in Francia hanno deciso di vietarne l’uso. Così siamo in questi giorni siamo ammorbati da tanti che si sentono in dovere di dire la loro sulla questione. Tra tante mi ha colpito l’intervista rilasciata a l’Espresso da Lorella Zanardo, che si dice femminista e di sinistra*. Un’intervista infarcita di balle e castronerie che minano qualsiasi pretesa ideale o ideologica possa celarsi dietro alla conclusione alla quale perviene Zanardo, per la quale il burkini andrebbe vietato per legge.

La signora si fa forte di quella che racconta come un’esperienza diretta, avrebbe infatti provato un burkini personalmente e da lì ne avrebbe tratto le sue categoriche convinzioni, che però alla prova dei fatti risultano tanto assurde quanto riprovevoli. Non si sa che burkini abbia provato, ma quel che è certo è che Zanardo nell’intervista racconta un sacco di balle.

Per chi ancora non lo sapesse, il burkini è un capo da bagno -tecnico- simile nella forma e nella confezione a una muta da sub, ma più leggero e meno aderente, in modo da permettere alle bagnanti d’indossarlo anche in spiaggia, dove le tute in neoprene usate per le immersioni trasformerebbero le ore in riva al mare in saune insopportabili.

A dirla tutta, il mio sospetto è che Zanardo non abbia mai indossato un burkini, altrimenti certe sue buffe affermazioni non si spiegherebbero. Non sono poche le sciocchezze messe in fila nella stessa intervista, ma cercherò comunque di ripercorrerle in maniera analitica e di spiegare perché si tratti di affermazioni false, che possono essere costruite solo sulla malafede o su una clamorosa ignoranza della materia del contendere.

La prima affermazione assurda che s’incontra è la seguente: « il burkini è un capo d’abbigliamento che, come il burqa e il niqab, cela in modo pesante il corpo» ed è assurda perché burqa e niqab non celano solo il corpo, ma anche il volto. Inoltre il burkini è composto da una parte inferiore che ha la foggia dei pantaloni, non già un gonnellone che tocca terra. Una donna in burkini appare invece coperta come una donna in maglietta e pantaloni, ma a capo coperto come chi indossa un’hijab. Incidentalmente, i pantaloni sono generalmente proibiti dalla morale islamica, perché mostrano le forme e, orrore, sono considerati un travestimento ad imitare gli uomini. Tanto che nei paesi dove le autorità religiose riescono ad avere voce in capitolo sull’abbigliamento delle donne, non si vedono donne con i pantaloni. Il burkini è quindi uno strumento d’emancipazione dalla morale islamica più rigorosa, non solo perché consente alle donne musulmane di godere di mari e fiumi sentendosi a proprio agio. Ma Zanardo dice che «il mio discorso non è “intellettuale”, non è teorico. Il mio femminismo è molto pratico. Infatti parlo del burkini dopo averlo provato».

Subito dopo segue un’altra affermazione stentorea quanto evidentemente falsa: «…soprattutto posso dire che indossarlo non è frutto di una libera scelta delle donne». Affermazione smentita dalla realtà, nella quale qualche centinaio di milioni di donne cinesi si veste allo stesso modo, coprendo anche il volto, semplicemente perché in Cina apprezzano l’incarnato chiaro e non vogliono abbronzarsi quando vanno al mare. Una scelta in tutta evidenza liberissima per la quale in Cina spopola quello che è stato chiamato facekini. Questo sì più simile a niqab e al burqa, perché copre anche il volto, anche se non per motivi religiosi.

Donne cinesi al bagno

Zanardo prosegue dicendo che «parlo del burkini dopo averlo provato» e dalla prova dice di averne ricavato che il burkini è anche pericoloso perché: «Quando esci dall’acqua diventa pesantissimo, e infatti molte si fanno aiutare dagli uomini perché potrebbe esserci il rischio di annegare». Questa è la frase che più fa dubitare del fatto che la prova sia stata esperita realmente, perché il tessuto tecnico con il quale sono confezionati i burkini non s’imbeve d’acqua e perché anche la logica dice che, anche se il modello provato da Zanardo fosse stato confezionato in lana, se il costume diventa pesantissimo fuori dall’acqua a quel punto non c’è alcun rischio d’annegamento. Affermazioni assurde e chiaramente esagerate che servono evidentemente da sostegno di un’opinione che molti altri appigli non ha.

Non va meglio passando a commentare l’ormai famosa immagine della pallavolista egiziana vista alle olimpiadi con addosso un hijab, il velo a coprire il capo, perché anche qui Zanardo infila una balla clamorosa dicendo che a differenza delle colleghe che giocano in mutande: «L’egiziana infatti non ha scelta, l’occidentale potrebbe anche rifiutarsi…». Peccato che la sua compagna di squadra non indossi l’hijab e che le sue colleghe egiziane impegnate in gare di nuoto, tuffi e nuoto sincronizzato abbiano indossato costumi assolutamente identici a quelli delle colleghe, occidentali e no. «L’egiziana» quindi la scelta ce l’ha eccome. Peccato inoltre che fino a pochi anni fa fosse invece la federazione internazionale della pallavolo a non lasciare alcuna scelta alle atlete: se volevi competere a livello internazionale potevi indossare solo un bikini (con il fianco non più alto di 7 centimetri), anche se faceva freddo e anche ti sentivi a disagio con le telecamere piantate sul culo allo scopo di vendere lo spettacolo ai morti di figa.

Esaurite queste falsissime premesse, Zanardo chiede poi alle donne «arabe»; e poco importa che arabe non siano, come le musulmane che provengono da paesi che arabi non sono; di «avere… rispetto per le nostre lotte, quando vivono in Italia». Una pretesa bizzarra, non solo perché tale rispetto spesso manca anche alle donne italiane, per non parlare degli uomini italiani.

Pretesa che la signora, che «io sono di sinistra, sono femminista e per le frontiere aperte, eppure difendo il diritto delle musulmane di liberarsi delle loro gabbie», vorrebbe veder rinforzata da una bella legge che dica alle donne come si devono vestire in spiaggia: «Come femminista italiana e attivista dei diritti delle donne penso che sia corretto vietare l’uso del burkini». Quindi le gabbie che si scelgono loro, perché in Italia non c’è alcuna autorità che le possa costringere a indossare il burkini, non vanno bene. Ma quelle che sceglie per loro Zanardo invece vanno bene al punto che sarebbe il caso di punirle, se non ci vogliono entrare.

Davvero curioso che una femminista supporti la proposta d’affidare a un governo il decidere come le donne possano o non possano andare vestite in spiaggia. Ancora di più se si pensa che a un eventuale divieto contro il burkini, le donne musulmane potrebbero reagire facendo il bagno vestite con abiti comuni. E lì sarebbe da vedere come le femministe à la Zanardo e il governo censore potrebbero reagire. Vieterebbero di fare il bagno vestite? Consentirebbero la balneazione solo se vestite con costumi da bagno approvati dalla legge? E se una italiana, per niente musulmana, volesse fare il bagno in burkini, che si fa? Glielo vietiamo perché il burkini non ci piace in quanto simbolo di una cultura diversa? E se arrivano le da sempre auspicate torme di turisti cinesi? Gli impediamo di fare il bagno come preferiscono perché che l’abbiamo con i musulmani o perché le femministe à la Zanardo sono convinte che chi fa il bagno troppo coperta offende la nostra cultura, i nostri costumi e le lotte delle nostre sedicenti femministe?

Domande che resteranno senza risposta perché è chiaro che vaneggiamenti del genere, falsi fin dalle premesse sulle quali si fondano, possano promanare solo da una persona che si sente superiore alle «arabe», al punto da voler imporre loro la propria estetica e i propri costumi. Poco importa se “arabe” non sono e se magari siano invece cittadine italiane con gli stessi diritti di Zanardo, primo tra tutti quello di vestirsi come pare loro più giusto. Nella sua battaglia a difesa delle «nostre lotte»Zanardo giunge quindi paradossalmente alle stesse conclusioni di un musulmano integralista, perfettamente allineato nel vietare il burkini alle donne, anche se per motivi diametralmente opposti ai suoi. Tempi tristi ci è dato vivere, la regressione ideale e intellettuale è evidente anche in campo femminista se da «il corpo è mio e me lo gestisco io» siamo arrivati alla pretesa della donna bianca di gestire i corpi di donne non più considerate sorelle, ma poverelle inferiori e sottomesse da educare a botte di divieti e leggi liberticide. L’oppressione si combatte da sempre battendosi per la libertà, non certo invocando divieti che fanno solo la gioia di pretoni islamici integralisti o di razzisti e sessisti come Salvini, per questo sarebbe il caso che questo genere di sedicenti femministe ritrovasse al più presto la diritta via, ora smarrita. Se non ora, quando?

* Zanardo è anche “animatrice del movimento, «Se non ora Quando», mi scuso con le associate.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Spagna. Sei attiviste condannate a tre anni di carcere, insorgono i sindacati

Cinque attiviste e un attivista sindacali sono entrati nel carcere di Villabona per scontare una condanna a tre anni e mezzo di reclusione. È accaduto ieri a Gijon, nella regione settentrionale spagnola delle Asturie.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Stanza dell’ascolto all’Ospedale Sant’Anna di Torino chiuderà : accolto il ricorso al TAR

A settembre scorso la mobilitazione lanciata da Non Una di Meno aveva raccolto un’importante partecipazione per protestare contro l’apertura della “stanza dell’ascolto” all’interno dell’Ospedale Sant’Anna di Torino

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

L’attacco di destre, sionisti e lgbt liberali al pride di Parigi

Il 28 giugno a Parigi si svolge la Marche des Fiertés Paris & Île-De-France, il più importante pride francese quest’anno anticipato da violente polemiche

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

2 Giugno: Torino scende in piazza contro il razzismo!

L’8 e il 9 giugno si terrà un referendum popolare che prevede quattro quesiti sul lavoro e un quesito per ridurre da 10 e 5 anni i prerequisiti di residenza continuativa in Italia per l’ottenimento della cittadinanza.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Per Martina e per tutte le ragazze uccise dalla violenza patriarcale.

Riceviamo e pubblichiamo da Collettivo Universitario Autonomo e Kollettivo Studentesco Autorganizzato (Torino).

Contro la violenza patriarcale sempre più diffusa tra i giovani.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Femminicidi in Italia: due studentesse universitarie uccise in meno di 24 ore dagli ex partner. Manifestazioni di Non Una di Meno

Due femminicidi nel giro di 24 ore in Italia. Due studentesse universitarie, entrambe di 22 anni, uccise per mano dell’ex partner. A Roma è stata uccisa Ilaria Sula: l’ex fidanzato Mark Antony Samso l’ha accoltellata in casa sua, ha messo il corpo in una valigia e l’ha scaricato in un dirupo a est della Capitale. […]

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Ci facciamo spazio, zona fucsia ovunque

Riprendiamo il comunicato di Non Una di Meno Torino sulla giornata di ieri

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

8 marzo: “Lotto, boicotto, sciopero”. Le corrispondenze dalle mobilitazioni in tutta Italia

8 marzo, giornata internazionale dei diritti delle donne. “Lotto, boicotto, sciopero” è lo slogan scelto da Non Una di Meno per il nono sciopero transfemminista. Oltre 60 le piazze mobilitate, da Nord a Sud, in tutta Italia per “uno sciopero – dice Nudm nell’appello (clicca qui per il testo completo) – dal lavoro produttivo, riproduttivo, di cura e dai consumi, […]

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Verso lo sciopero dell’8 marzo: lotto, boicotto, sciopero

Ripubblichiamo questa puntata speciale in avvicinamento a L8 marzo curata da Radio Fabbrica e Non Una di Meno Torino.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Perché non c’è nulla di esaltante nell’arrivo di più donne ai vertici della polizia

Pochi giorni fa è stato pubblicato su La Stampa Torino un articolo intitolato “Anche in Questura si può rompere il tetto di cristallo”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Giorni di protesta in Marocco

Dal 25 settembre sono in corso una serie di mobilitazioni nelle città più grandi del Marocco, da Tangeri fino ad Agadir.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Comunicato di solidarietà all3 compagn3 fermate il 22 settembre a Milano: Ettore e Mina liber3 subito!

Ripubblichiamo il comunicato di solidarietà nei confronti di Ettore e Mina, ora agli arresti domiciliari a Milano scritto e pubblicato dal coordinamento cittadino Torino per Gaza

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bloccata la Global Sumud Flottila: aggiornamenti dalle piazze di tutta Italia

Dalle 20.30 di ieri sera circa è iniziato l’abbordaggio da parte delle navi militari dell’IDF nei confronti delle imbarcazioni della Global Sumud Flottilla.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele attacca la Flotilla. In mattinata ancora diverse navi in marcia verso Gaza

Ieri sera sono iniziate le operazioni di abbordaggio della Global Sumud Flotilla da parte dell’esercito israeliano. Ad ora solo venti navi sono state intercettate, le altre sono ancora in navigazione verso le coste di Gaza.

Immagine di copertina per il post
Antifascismo & Nuove Destre

Appunti di lotta da Milano

Riflessioni di fine estate. Ci sembra necessario un momento analitico per riuscire a navigare le correnti agitate che stanno attraversando il paese e in particolare la nostra città, dalla fine di agosto a questa parte. Oggi più che mai occorre opporsi alla generale intimidazione preventiva delle lotte che tenta di far cadere i gruppi autorganizzati […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il Madagascar si ribella per l’accesso all’acqua e all’elettricità: 22 morti, il governo si dimette

«Chiediamo al Presidente di dimettersi entro 72 ore». È questa la richiesta senza compromessi formulata il 30 settembre da un manifestante della «Gen Z»

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Perché la Silicon Valley sostiene Trump

Nei racconti della Silicon Valley scritti da sé medesima, tutti disponibili in rete o in libreria, si legge di un capitalismo eccezionale, guidato da uomini fuori dal comune.

Immagine di copertina per il post
Culture

Sport e dintorni – A proposito di Italia-Israele di calcio e della neutralità dello sport

La retorica dello sport come ambito da mantenersi separato dal resto della realtà presuppone che quanti lo praticano o lo seguono operino una sorta di momentanea sospensione dal mondo a cui pure appartengono, sospensione che riappacifica, durante le gare, le conflittualità e le brutalità quotidiane.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Molte parole sul Board of Peace, il genocidio continua

Michele Giorgio, Giornalista de Il manifesto e di Pagine Esteri, nel giorno in cui gli occhi in Italia sono tutti puntati sulla Global Sumud Flottilla, racconta come questa iniziativa internazionale e internazionalista accenda speranze sebbene flebili nei Territori.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Global Sumud Flotilla: prosegue la rotta verso Gaza. In Italia movimenti e sindacati pronti a “bloccare di nuovo tutto”

La Global Sumud Flotilla, nonostante la guerra psicologica portata avanti da Israele nel corso di tutta la tratta, prosegue con determinazione verso Gaza.