InfoAut
Immagine di copertina per il post

C’era una volta la spesa

||||

Spoiler.

26 marzo 2020. In principio fu a Palermo: un po’ di famiglie di quartiere in passaparola vanno a fare la spesa minacciando di non pagare. Giornalisti e carabinieri si precipitano a inquadrare la questione sociale del momento. Il lockdown blocca l’accesso al reddito di una vastità di popolazione che campa a giornata e che, senza aiuti e senza sussidi, promette di tradire il principale patto del nostro assetto sociale, l’accesso alle merci in cambio di denaro.

Pochi giorni dopo, la direzione del centro commerciale “conca d’oro” situato a margine del quartiere “zen 2” di Palermo, “dona” assieme alla locale caserma dei carabinieri, tremila euro di buoni spesa in tagli da 50 euro l’uno a 60 nuclei familiari individuati dal programma di contrasto ala povertà assoluta dell’associazionismo locale. Vogliono dare “un aiuto concreto a coloro che a causa dell’emergenza sanitaria si sono ritrovati nell’incapacità di assicurare un pasto caldo per sé e i propri cari”. Così dicono. Più pragmaticamente, vogliono evitare di essere un obiettivo sensibile delle proteste dei “cattivi pagatori”. E’ l’inizio di una nuova contrattazione che vede nel decreto del 29 marzo di Conte la ratifica di un “salvagente” dell’ordine sociale. Il governo istituisce la misura –  universale su tutto il territorio ma declinata in maniera variabile nei migliaia di comuni – dei “buoni spesa” e dei “pacchi alimentari” smistati dalla protezione civile e dalle altre “grandi” del volontariato, croce rossa in testa.

Carrellata.

Nei piccoli e medi comuni e nei paesi del sud si esprimono le prime tensioni e la fragilità  istituzionale della promessa di “non lasciare nessuno indietro”. Ortanuova, in provincia di Foggia. Decine e decine di abitanti del paese si ritrovano sotto il comune e prendono a calci le porte del municipio. Vogliono sapere quando arrivano i buoni spesa. Non accettano ulteriori scuse né ritardi.

{youtube}4f3SITSj7YU{/youtube}

A Sant’Antimo e in altri comuni del napoletano si danno spontaneamente presidi e proteste dalla prima metà di aprile, contro esclusioni e inefficienze nella comunicazione delle graduatorie. A Quarto, Napoli nord, addirittura i carabinieri intervengono e denunciano alcuni dei presenti. 

{youtube}oChL_rK9fS0{/youtube}

In provincia di Messina, a Sant’agata di Militello, stesse scene. Raggruppamenti istintivi per pretendere risposte contro gli odiosi criteri che escludono centinaia di famiglie. Passano le settimane e.. il piatto piange. La cassa integrazione promessa, arriva a solo un quinto degli idonei su tutto il territorio nazionale. È già passato un mese e mezzo dal lockdown e gli unici aiuti credibili sembrano essere questi buoni spesa. Sono incaricati i comuni, con i loro municipi e servizi sociali nell’erogazione. Solo a Milano più di 36mila famiglie chiedono l’accesso a questa misura. Lo riceveranno solo in quindicimila. E si parla di un bonus unico dai 150 ai 300 euro a seconda del nucleo familiare, non reiterabile, per fare la spesa.  21 mila nuclei invece sono esclusi.. per mancanza di fondi. Rispetto a chi era già abituato a fare i conti con la “maledizione del chiedere un aiuto”, quella che si affaccia nel mese di aprile è una vera e propria nuova valanga sociale, stordita dalla chiusura dei rubinetti della liquidità, impossibilitata a fatturare, a riscuotere e quindi a consumare nella forma precedente.

Controluce.

code

Ci si ammassa fuori ai discount e ai grandi supermercati, dove le misure di distanziamento sociale per i “clienti” si scontrano con la mancanza  di adeguati dispositivi di sicurezza per le dipendenti,  le cassiere, i magazzinieri, e con lo stress provocato dall’allungamento dei turni di lavoro. Sono lontani i ricordi delle musiche soavi dagli altoparlanti che stimolano i sensi all’acquisto gratificante. Adesso quegli stessi megafoni ripetono con voce metallica le necessarie procedure di sicurezza. E fuori le “file” si scompongono spesso e volentieri in capannelli agitati dove si trova sempre qualcuno che alza la voce più degli altri. “Il virus l’hanno fatto in laboratorio i cinesi, anzi gli americani. Devo andare a fare una visita ma me l’hanno spostata. Mia nipote è infermiera non vede la sua figlia ha paura del contagio. Mio figlio non riscuote la cassa integrazione. Per quella là  gliel’hanno pagato il riscatto a noi invece niente.” Frammenti di senso comune condensati nei piazzali in attesa di poter riempire il bagagliaio di sacchi di spesa, o forse no questa volta. Nel frattempo i prezzi dei beni alimentari crescono in media del 10 per cento ed i guadagni della grande distribuzione sono aumentati talmente tanto che i giganti del commercio – primi responsabili della nocività del sistema agroindustriale (concausa dell’esplosione corona-virus) – si sono sentiti in dovere di realizzare una serie di spot tv per ringraziare preventivamente le masse della rinnovata fidelizzazione. Pure per il culo ci prendono.

Panoramica. 

Nelle ultime settimane è un susseguirsi di mobilitazioni. Prendono corpo da nord a sud del paese, qui con più frequenza. Sono composte da volontari e famiglie, da giovani e da cassaintegrati. Hanno tutte lo stesso ritmo e parlano tutte lo stesso linguaggio, quello della semplice e dirompente incazzatura di chi non ha più i soldi per comprare le cose necessarie a sopravvivere, quello di chi si è stancato di veder finire troppo presto gli aiuti che solo le comunità sono state in grado di racimolare.

97129266 10158655212964604 8145135396435525632 o

A Catania il comitato casa-reddito-lavoro organizza dal basso la distribuzione alimentare. Lì le famiglie si conoscono e decidono di piazzarsi di fronte ai servizi sociali; pretendono risposte positive alle domande di buoni spesa, e non le solite giustificazioni dell’inefficienza burocratica e della mancanza di fondi. Circa diecimila nuclei infatti sono condannati al purgatorio degli “idonei non assegnatari”. A Cosenza dopo aver sopperito in modo straordinario, dal basso, con la solidarietà di quartiere, con i piccoli negozianti, con gli ultras, le associazioni, i comitati di lotta cittadini si piazzano di fronte al municipio. Vedono quel portone mezzo aperto e le mezze risposte delle istituzioni non sono più sufficienti a sfamare un’intera città sull’orlo della disperazione. Si prova a entrare in quel portone, si è costretti dalla questura a tornare indietro. Per ora. A Roma sono partiti al Quarticciolo, dai comitati e dalle palestre popolari gli abitanti diventano volantari per non fare appassire la borgata. Nella capitale la truffa dei buoni spesa, a decine di migliaia non consegnati, diventa troppo grande per essere sostenuta dalla generosità del popolo. Vengono accatastate decine e decine di cassette dove per due mesi sono state trasportate centinaia di spese alimentari alla gente del quartiere e non solo. Per protesta. Anche negli altri rioni si susseguono cortei e presidi. Al Tufello, a san Basilio, a Roma nord ovest si denuncia in piazza e in rete che non si può andare avanti così. Che i buoni spesa devono essere estesi, devono essere consegnati, devono essere eliminate le odiose distinzioni tra i meritevoli e no.  

 97159676 2291837341112661 9022629255464353792 o

96358377 10158643904034604 2063590829196312576 o

A Torino, quartiere Aurora, sono settimane che va avanti in piena emergenza Covid, l’attività del Comitato. Aiutare, segnalare, informare, condividere, redistribuire risorse. Qualche giorno fa di fronte alla circoscrizione erano tante le persone che hanno preteso risposte in merito ai buoni spesa. 8mila esclusioni. Le cause sono le medesime: se nel tuo nucleo c’è qualcuno che riceve altri (miseri) contributi, come la pensione sociale, poche decine di euro del reddito di cittadinanza, o se aspetti la cassa integrazione (da più di due mesi!), non ti spetta il buono spesa. Prendono parola coi megafoni e con i cartelli, si fanno sentire bucando la spregevole indifferenza degli apparati amministrativi, che sul risparmio ottenuto tramite discriminazioni hanno fondato leggi e regolamenti oggi più che mai percepiti come assurdi per la maggior parte della popolazione.

96853259 164737961683340 8180003233729609728 n

Messa a fuoco.

Anche negli agglomerati urbani fondati sulla logistica o sulla produzione del tessile, come a Piacenza e a Prato, sono tante le richieste di buoni spesa insoddisfatte dalle amministrazioni. Qui le raccolte alimentari, l’organizzazione delle donazioni di beni di prima necessità, hanno preso consistenza a partire dalle comunità operaie organizzate col sicobas. Nel distretto del tessile a migliaia sono rimasti a casa senza sussidio: i lavoratori sono per lo più richiedenti asilo ed in duemila con il problema della residenza non hanno potuto neanche accedere al buono spesa. Impressionante il disequilibrio tra la ricchezza prodotta da questi operai nella filiera della moda e la miseria a cui sono condannati non appena “non possono produrre”.“Chi siamo se non produciamo?” scrivevano qualche anno fa gli studenti sugli striscioni nelle scuole superiori, per pretendere rispetto e considerazione dal sistema scolastico, indipendentemente dalla valutazione. Adesso si potrebbe aggiungere.. “cosa mangiamo se non produciamo?” E’ su questa contraddizione ridisegnata su scale geografiche e caratteristiche sociali differenti che si fonda la pratica di centinaia di individui, riuniti in vecchie e nuove collettività, della raccolta alimentare. In metropoli come quelle di Milano o Roma, piuttosto che nelle città più piccole come Perugia o Pisa, squadre di ragazzi, donne e uomini, cercano di immagazzinare tramite offerte, donazioni, autotassazione quante più risorse possibile. La distribuzione avviene nei centri di quartiere o a domicilio. Sono volontari che riflettono su di sé la tensione di questa crisi. Raccattare gli scarti industriali della produzione alimentare, convincere i benestanti a frugarsi, socializzare i costi della crisi tra chi ha già poco, sono opzioni differenti che coabitano nello stesso movimento di collaborazione. Di questa miriade di progetti di azione sociale è importante la traiettoria, lo scopo e come si realizza. 

{youtube}OknZNJsNnbs{/youtube}

Infatti in Italia l’assistenza ufficiale è una grande impresa che struttura il mercato della “solidarietà”. E’ il governo che la sponsorizza per attutire gli spiriti bollenti di una classe proletaria in astinenza di consumo e liquidità. Centinaia di associazioni sul territorio nazionale che vedono centinaia di volontari coordinati in maniera centralizzata secondo i diktat che impartiscono gli enti locali assieme a protezione civile e croce rossa. Per impedire una effettiva redistribuzione delle risorse, per corrispondere pacchi alimentari come merci, per inibire il confronto e la collaborazione tra chi aiuta e chi è aiutato, per non favorirne l’aggregazione. Ma la gestione sociale del Coronavirus nella “fase due” è tarata su un’emergenza. Invece il mondo “di quelli di sotto” è in via di espansione e la crisi della liquidità, l’insolvenza, cambieranno violentemente l’accesso ai consumi in modo duraturo. Ed anche gli sforzi effettivi dell’assistenza, quelli pagati in prima persona dagli operatori di strada delle associazioni del terzo settore, non sono affatto ripagati dalla “missione” svolta. Non serve aspettare di veder finire “gli aiuti”, è sufficiente l’elenco delle privazioni e delle ingiuste sofferenze cui la nostra gente è sottoposta già adesso, per sentirsi strettissimo il vestito del missionario.

 96863851 238567334242705 258890492480061440 o

Dissolvenza.

Inutile girarci troppo attorno: dalla crisi corona-virus in poi la possibilità di nutrirsi e fare la spesa nello stesso modo di prima, verrà compromessa per milioni di persone. L’accesso al reddito non è l’unica motivazione. Produzione, logistica, commercio agro-alimentare compongono una delle più estese e nocive filiere globali. Il “rischio contagio” ha determinato smottamenti profondi in tutte le sue articolazioni: mancanza di forza lavoro per la raccolta dei prodotti, rallentamento/deviazione delle rotte dei rifornimenti internazionali dei prodotti a basso costo, regolazione del flusso dei clienti nei centri commerciali, affaticamento delle lavoratrici e lavoratori facchini, commessi, magazzinieri resi “indispensabili” al mantenimento del servizio essenziale. Nella fase “due”, i compromessi al ribasso nella regolarizzazione dei braccianti extracomunitari, la mancanza dei dispositivi adeguati di protezione, i salari da fame per mantenere il commercio “competitivo” e la radicalizzazione della crisi dei “consumatori” sono solo alcuni dei fenomeni correlati che stanno già aprendo a macchia di leopardo brecce di contestazione all’egemonia del sistema della grande distribuzione organizzata.

braccianti agricoli10

Massive: folla in movimento.

Lo spazio della crisi viene rappresentato più da Papa Francesco che dalle istituzioni dello Stato, non a caso la Caritas è da tempo il regista delle proposte “sociali”. Questo magma va dalle Partite Iva ai venditori ambulanti, dal parrucchiere pieno di debiti al richiedente asilo impiegato nelle concerie. Ma viene descritto come “indigenza”, come “povertà”, come bisognoso di cure e assistenza. Tutto ciò con un unico fine: spersonalizzarlo, governarlo, scongiurarne le possibilità di lotta, per attutire i contraccolpi di questa nuova Grande-crisi senza modificare la direzione “già” scritta dalle classi dirigenti nel destino celeste delle valutazioni economico finanziarie. Le stesse che hanno imposto finanziamenti di miliardi di euro a pioggia solo per le grandi imprese multinazionali.

In questo spazio invece c’è il ribollire dei – non uno ma cento – conflitti sociali. Non quelli idealizzati nelle memorie letterarie militanti degli “espropri proletari” nei tempi che furono, che rivendicavano il diritto al lusso. E neanche la pacifica collaborazione tra settori di classe diversi ma solidali tra loro – senza scontri. Quello che s’intravede è il violento premere sui canali di accesso delle risorse esistenti. La folla consumatrice potrà cedere il passo allo sgomitare di nuove tribù in feroce concorrenza tra loro, ridefinendo gerarchie e mercati anche dello “scadente” per i più poveri. Oppure… c’è la lotta sul consumo come nuova lotta di classe al tempo dell’insolvenza di massa. Cosa si sta radicalizzando come percezione, come sentimento, per coloro che hanno difficoltà a fare la spesa, per coloro che sono costretti a “privarsi” della serenità di acquistare tutto l’occorrente? L’attenzione malfidata nella scelta dei prodotti, l’immorale beffa della crescita dei prezzi alimentari, il disgusto e la repulsione nei confronti dell’imperativo resiliente contenuto negli spot pubblicitari. E di fronte a tutto ciò, la piena delegittimazione dello Stato e dei suoi Governi nell’incapacità di proteggere i consumi necessari, anche nel verso di calmierarne i costi, di fronte allo strapotere dei Creditori.

Verso il sequel.

“Questa sera ho mangiato un’insalata per lasciare la carne a mio figlio e credo di non essere l’unica, sapete dove potete mettervi le lacrime?” Durante l’ultimo discorso di Conte in digital-visione, la sera del 13 maggio, scorrono i commenti social sotto alla diretta che annuncia le nuove misure della “riapertura”. Il bersaglio diretto è contro il “piantino” della ministra Bellanova per la minisanatoria approvata per reclutare braccia nei campi di raccolta. Ma l’obiettivo e il soggetto interpretano una amarezza profonda data dalla privazione cui sono sottoposte milioni di persone in Italia, che non sentono di meritarsi le disgrazie che stanno subendo. Siamo al terzo mese di assenza di entrate. La scarsità di soldi è una vera tribolazione interiore, un profondo sconquasso emotivo, ed una terribile fonte di ansia. Ha degli effetti diretti, ed il cibo è il primo immediato bisogno dalla cui soddisfazione si misura molto la qualità del proprio vivere. Fare i conti in fondo al mese, fare i conti alla settimana, fare i conti ogni giorno, farsi i conti in tasca ad ogni spesa.

protesta san basilio

C’è una domanda politica fondamentale che aleggia dentro la crescente difficoltà a consumare: chi e come si risponderà a queste richieste di aiuto? La disabitudine ad ascoltare i problemi, a riconoscere quelli degli altri come nostri, a individuare delle soluzioni praticabili senza ricadere in circuiti di scambio monetario o di prestazione è la disabitudine a percepirci non come singoli individui ma come specie, come insieme sociale, come collettività. E nessun artificio teorico risolverà questo nodo, senza che si sappia scorgere nelle trasformazioni che questa crisi sta causando le nuove relazioni che combinano in modo differente le persone l’une con le altre. Ma la generosità nasce sugli alberi? Se l’individuo si vive come impresa in concorrenza con gli altri, la repentina corsa verso il fallimento obbliga a guardarsi attorno, per cercare appigli per “risalire”.  Chissà se in ogni condominio o in ogni borghetto c’è qualcuno che si presta a indirizzare il superfluo al necessario di sicuro in cento città d’Italia giovani disoccupati, studenti, donne e uomini si dedicano a rispondere al telefono dopo aver fatto circolare il numero sui volantini nei portoni delle case, dei negozi o sulle bacheche dei gruppi sei di xxx se.. Rispondono prontamente laddove i centralini dei servizi istituzionali sono staccati, squillano a vuoto o rispondono dicendoti di chiamare altri numeri inesistenti. Nelle chiamate di questi circuiti popolari dell’assistenza le famiglie raccontano i propri drammi, rompono la vergogna e tracciano gli obiettivi delle lotte a venire. “Non mi è arrivata la cassa integrazione. La banca non mi ha sospeso il mutuo. L’Enel mi vuole staccare la luce. I buoni spesa non mi sono arrivati o sono già finiti.” Un’economia dell’insufficienza descrive la controparte creditizia. Da questa parte invece, il centralino non è la fredda logistica dei flussi di dati, ma il materiale dispositivo di inchiesta dei rapporti sociali. Ci si sbatte per creare legami, per conoscere, per acquisire un surplus di sapere capace di traghettare la confusione dell’angoscia in percorsi di organizzazione. Gestire le informazioni allora diventa l’esigenza di condividere, di protestare per mettere in luce la disparità di trattamento a cui si è sottoposti. Lo spreco dei beni primari, necessario ai profitti della grande distribuzione, diventa insopportabile. Tanto quanto l’indifferenza della macchina statale nei confronti dei bisogni popolari. Dai problemi se ne deve sortire insieme, lottando. Non è (ancora) un programma, ma pur sempre una preziosa indicazione…

protesta quarto

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Bisognidi redazioneTag correlati:

CORONAVIRUSprecarietàreddito

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Serbia: le proteste contro il governo costringono alle dimissioni il premier Vučević

Il 1° novembre scorso una pensilina della stazione ferroviaria di Novi Sad è crollata, provocando la morte di 15 persone.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Argentina: Famiglie allevatrici del nord neuquino: pilastri della sovranità alimentare, ostaggi di un’economia che li maltratta

In pochi luoghi del mondo si mantiene la transumanza, pratica ancestrale di produttori e animali che si spostano cambiando campi secondo il periodo dell’anno. I contadini del nord neuquino sono un emblema di questa vita e protagonisti della sovranità alimentare. Ma affrontano l’abbandono governativo, l’avanzata dei possidenti sulle terre e l’assenza di prezzi giusti.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Napoli: operai GLS, prima licenziati poi caricati e sgomberati dalla polizia. La conferenza stampa di denuncia

Conferenza stampa di denuncia da parte dei lavoratori GLS di Napoli sostenuti dal sindacato di classe Si Cobas, a seguito delle cariche e dello sgombero del presidio avvenute mercoledì ai danni del picchetto al magazzino GLS di Gianturco.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Lo chiamavano Tepepa, ti ricorderemo così

Ieri ci ha lasciato a 86 anni Tepepa, tra i più noti e longevi rapinatori di banche del torinese. Ennio Sinigallia, questo il suo vero nome, ha passato oltre metà della sua vita in carcere. Il suo ultimo arresto è avvenuto quando Tepepa era ormai ultraottantenne, una vera e propria vendetta nei confronti di uno […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Difendiamo Quarticciolo dal modello Caivano

Il 23 dicembre scorso il governo ha approvato un decreto che individua sei periferie in Italia in cui esportare il modello Caivano. Sono stati stanziati 180 milioni di euro in tre anni ed è previsto un commissario straordinario a cui è affidato il compito di individuare gli interventi strutturali necessari in determinati quartieri: sgomberi, polizia […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Addio a Gianfranco Manfredi, cantautore del ’77

Questa notte se ne è andato Gianfranco Manfredi cantautore, sceneggiatore e voce musicale del movimento del ’77. La sua “Ma chi ha detto che non c’è” ha interpretato lo spirito di quegli anni e rimane una delle canzoni fondamentali del canzoniere dei ribelli. Manfredi è stato anche un prolifico autore nel mondo del fumetto firmando […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

In ricordo di Franco Piperno: una voce che continua a risuonare

Oggi, 17 gennaio, alle ore 18, Radio Ciroma aprirà i suoi microfoni per un momento speciale, dedicato alla memoria di Franco Piperno, uno dei suoi fondatori e figura ispiratrice per generazioni. da Radio Ciroma Sarà una trasmissione intessuta di ricordi, testimonianze e contributi di chi ha avuto il privilegio di condividere un tratto del cammino […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Ciao Franco! Un ricordo di Claudio Dionesalvi

Lunedì notte se n’è andato Franco Piperno. Calabrese, militante, dirigente politico dell’autonomia, fondatore di Potere Operaio, esule, docente di fisica e amante tanto di ciò che si muove in terra quanto di quel che resta fisso in cielo. In diretta con il compagno Claudio Dionesalvi – un ricordo e qualche considerazione, alla luce della idee […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

«Vogliamo uno spazio largo contro l’idea di governo delle città che ha la destra»

Ripubblichiamo questa intervista fatta ai compagni e alle compagne di Quarticciolo Ribelle in vista dell’assemblea cittadina che si terrà sabato 18 gennaio.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Ciao Franco, maestro vero

Franco Piperno ci ha lasciato. Fisico di fama internazionale, intelligenza di rara curiosità, tra i fondatori di Potere Operaio e di Radio Ciroma, con Franco abbiamo un grande debito. Di quelli che si hanno con i maestri. Un termine che non usiamo a caso, perché a dispetto di quanto scritto dai soliti sciacalli anche in […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Roma: Reddito contro Rendita, tre giorni per il diritto all’abitare lancia la proposta di mobilitazione nazionale per il 19 ottobre

Dall’8 al 10 settembre si è svolta a Roma presso Metropolix la tre giorni “Reddito contro rendita. Dalla parte del diritto all’abitare.”

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Reddito contro Rendita. Dalla parte del diritto all’abitare

Dall’8 al 10 settembre si terrà a Roma a Metropoliz una importante tre giorni sull’abitare ed il reddito indetta dai Blocchi Precari Metropolitani. Di seguito riprendiamo l’appello.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Ci vuole un reddito!!! 27 maggio Manifestazione nazionale a Roma

Sulle nostre spalle c’è tutto il peso della fatica quotidiana, di chi porta avanti il nostro Paese lavorando nei bar, nei magazzini, nei campi, nelle fabbriche.
Sulle nostre spalle la difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena per via del carovita, di affitti sempre più cari.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Nasce da Napoli una convergenza sociale a difesa del reddito e contro le politiche di sfruttamento e cancellazione dei diritti del Governo Meloni

Diverse centinaia di persone hanno partecipato all’assemblea popolare a difesa del reddito di cittadinanza e per la sua estensione che si è tenuta venerdì nel pieno centro storico di Napoli presso il cortile di Santa Chiara vicino Piazza del Gesù.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Reddito alimentare: l’importanza di un dibattito critico

Nell’ultima legge di Bilancio è stato introdotto il Fondo per la sperimentazione del Reddito alimentare. Si baserà sull’“erogazione, a soggetti in condizioni di povertà assoluta, di pacchi alimentari realizzati con l’invenduto della distribuzione alimentare”.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Manovra antisociale: la dignità del rifiuto

La questione del reddito di cittadinanza è uno dei temi centrali all’interno della manovra di bilancio del neo governo Meloni. Nel ritardo più assoluto nel chiudere la manovra entro l’anno il governo, tra uno strafalcione e l’altro, inizia a porre alcuni elementi sul tavolo, dichiarando quali sono le priorità e cosa sacrificare sull’altare della suddivisione della torta. Entro domattina all’alba la votazione dovrà essere conclusa.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Lecco: Condannato delegato sindacale per aver denunciato i guasti della malasanità

Il Tribunale di Lecco ha condannato a 8 mesi di reclusione Francesco Scorzelli delegato sindacale dell’ USB Unione Sindacale Di Base. Aveva denunciato su Facebook e non solo all’inizio della pandemia di Covid-19 la disastrosa situazione della Sanità lombarda – nello specifico della ASST di Lecco – accusando l’operato di una dirigenza manifestamente e volutamente […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

LAVORO, REDDITO E CONSUMO (II)

Quale senso ha oggigiorno il lavoro salariato? Se la tendenza in Occidente è quella di un peso specifico sempre minore del lavoro salariato come componente fondamentale di riproduzione del capitale, come si mantiene la società dei consumi?  La risposta non è semplice, l’analisi delle attuali tendenze del mercato del lavoro, inducono ad immaginare lo sviluppo […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

LAVORO, REDDITO E CONSUMO (I)

Il lavoro, nella sua essenza di processo trasformativo, non è una prerogativa dell’essere umano; macchine e animali possono svolgere molte mansioni, ma soprattutto le macchine le quali, in ragione dell’avanzamento tecnologico, tendono a sostituire il lavoro umano.  Quindi il lavoro in sé, come fonte di profitto per chi lo utilizza, organizzandolo in un processo razionale, […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Fuggire dal lavoro. “Prima che sia troppo tardi”

Questo vuol essere un breve commento ad un’intervista rilasciata per “De Heeling” (Olanda) da Marguerite van den Berg, autrice del saggio “werk is geen plossing” [Il Lavoro non è una soluzione]. L’autrice incomincia spiegando la genesi del suo libro, avvenuta in piena pandemia, sicuramente un periodo in cui sono emerse con più forza le contraddizioni […]