[EBOOK] Lavoro e non lavoro. Teorie, cronache e stralci di inchiesta
In vista del G7 su industria, scienza e lavoro che si terrà a Torino a fine mese abbiamo deciso di elaborare un ebook (che è possibile scaricare qui) di discussione, spunti e ipotesi teoriche e di lotta a partire dalla produzione del nostro portale su questi temi durante l’ultimo anno. All’interno dell’ebook sono dunque contenute riflessioni di taglio teorico e reportage di alcuni dei più intensi momenti di conflitto dell’ultima stagione, una serie di interviste sulle mutazioni del lavoro e alcune possibili chiavi di lettura sulle profonde mutazioni che stanno attraversando il rapporto lavoro-capitale. Suddiviso in cinque scansioni, l’ebook affronta quindi un’ampia panoramica di temi che spaziano dai lavori più “tradizionali” alla gig economy, dalla lotta di Foodora e nella logistica a ricostruzioni storiche sulle mutazioni della produzione, dall’azione del platform capitalism al nodo dell’automazione. Una serie di letture che dunque proponiamo qui raccolte anche come stimolo all’autunno che si apre.
Riportiamo in seguito l’indice e l’introduzione al volume.
Buona lettura!
INDICE
Introduzione
Parte prima
Appunti teorici e inquadramento
Quale operaietà oggi?
Cosa vuol dire scioperare?
Alternanza scuola-lavoro. Oltre l’economia della promessa?
Contro il paradigma della debolezza precaria
Parte seconda
Stralci d’inchiesta
Una composizione emergente nei magazzini della logistica?
Trasformazioni del mondo del lavoro – Agenzie del lavoro
Le “nuove fabbriche” – Intervista con un lavoratore di Philip Morris
Ideologia e realtà del mercato del lavoro – Intervista sui corsi di formazione al lavoro
PizzaBo, JustEat e sfruttamento nel platform capitalism
Una bolla nel mondo delle agenzie interinali?
Nuova logistica metropolitana – Il lavoro di consegna nelle flotte di driver tra giungle malesi,
Jedi francesi e lumache
AirBnb tra accumulazione originaria e gentrification
La partita Iva – Intervista con un lavoratore nel campo assicurativo
Il lavoro agricolo nella campagna urbanizzata emiliano-romagnola
Le lotte nella logistica
Carpisa e il lavoro precario nelle grandi catene d’abbigliamento
Sfruttamento, disciplinamento, illusione. Un’esperienza di alternanza scuola-lavoro.
Il lato oscuro dei grandi centri commerciali. Inventarista in RGIS
Lavorare come social media manager
Il lavoro nella promozione finanziaria
Vasco a Modena. Dietro il grande evento
Dossier Amazon. Quando la merce danza automatizzata sul lavoro-tapis roulant
Hera spa, dietro la multiutility l’inferno dei call center
Dossier su Airbnb, mercato immobiliare, diritto alla città
Il lavoro ai tempi del business dell’accoglienza e dell’emergenza povertà
Auto-imprenditorialità, sfruttamento invisibile, migrazione negli anni della crisi
La “linea di genere” nel mondo del lavoro
Parte terza
Piattaforme dello sfruttamento: Il caso Foodora
Sfruttamento? Ci pensa Foodora! Intervista con un lavoratore in mobilitazione
“Un lavoro da tempo libero”: il caso Foodora
Quando il capo è un algoritmo: intervista a un rider di Foodora
Parte quarta
Cronache di lotta nella logistica
Quattro chiacchiere su Logistica e No Tav
Spettri del lavoro. Le lotte logistiche nella megalopoli padana
Migliaia in corteo a Piacenza, per Abd Elsalam. La lotta non si ferma!
21 Ottobre: un altro passo in avanti sul terreno dell’autonomia di classe!
Modena, 4 febbraio: dalla dignità al riscatto
Sciopero oggi, sciopero domani
16 Giugno: grande giornata di sciopero e lotta nella logistica e nei trasporti!
La fabbrica di Viadana, La Stampa, la lotta di classe
Parte quinta
Automazione: tra eliminazione del lavoro e liberazione dal lavoro
Sei posti di lavoro in meno per ogni robot. Nuovo studio sull’automazione
Robot, intelligenza artificiale e reddito universale
L’avanzata dei robot e gli zombies del cittadinismo
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Introduzione
Questo ebook nasce sotto la spinta di una nuova serie di lotte e conflitti, più o meno prolungati e organizzati, più o meno episodici e rapsodici, in Italia ed Europa soprattutto, che sono emersi negli ultimi anni attorno a, e ridefinendo il, rapporto tra lavoro e capitale – guardato nella sua dimensione cogente di erogazione diretta di salario. È dunque un punto di vista specifico quello che ci ha portato a misurarci su questo terreno nell’ultimo anno, arco temporale lungo il quale sono stati prodotti i contributi che abbiamo qui riportato. Uno sguardo che, assumendo tale prospettiva, si è continuamente mosso all’interno di un’altra ineludibile serie di sfere che lambiscono, si sovrappongono e confliggono con quella lavorativa. Abbiamo cercato cioè di collocare i rapporti di lavoro all’interno del quadro di progressivo aumento della disoccupazione, del prolungato attacco alle forme di riproduzione, nonché nella costitutiva relazione col territorio, che la prestazione lavorativa intrattiene; e non ultimo con la serie di trasformazioni tecnologiche che vengono ultimamente inquadrate nell’etichetta di “industria 4.0”.
È perciò dall’interno e a partire da queste nuove spinte che è emerso l’interesse per una ricognizione sul tema di quello che, definito nella complessità appena accennata, deve dunque essere più propriamente definito come “lavoro e non lavoro”. Per mirare quindi al campo di tensione che si definisce nella forme di soggettivazione come “forza-lavoro” e nel loro rifiuto, nelle condizioni materiali dello sfruttamento, nelle sue sofferenze e nelle sue pulsioni di riscatto e dignità. Abbiamo deciso di racchiudere in questa pubblicazione tre ambiti di riflessione e produzione di scritti che hanno attraversato il nostro portale da fine agosto 2016 settembre 2017. Il libro si apre riportando i testi delle relazioni tenute in un seminario di Autonomia Contropotere svoltosi in Val di Susa a luglio 2017, che a partire da alcune esperienze territoriali di conflitto sul lavoro propongono una serie di ipotesi, rileggono alcune traiettorie teoriche e definiscono una serie di scansioni analitiche che riteniamo possano essere lette sia come documenti indipendenti sia come passaggi per interpretare le sezioni che seguono. La seconda parte dell’ebook raccoglie invece tutte le puntate della rubrica Stralci di inchiesta, ossia di numerose interviste a lavoratori e lavoratrici – raccolte in svariati contesti e introdotte da spunti di riflessione che servono ad inquadrarle. Su questa sezione ci soffermeremo più corposamente nel proseguo di questa introduzione. Abbiamo inoltre deciso di inserire come terza parte del libro alcuni degli articoli più rilevanti usciti su Infoaut nell’ultimo anno rispetto alle lotte nella logistica, alla lotta di Foodora a Torino e sul tema dell’automazione, uno dei terreni di dibattito che paiono porsi come cruciali per gli anni a venire. L’idea è stata dunque quella di proporre una raccolta di testi che potesse accorpare riflessioni teoriche, report e interventi dal caldo delle lotte, e una serie di interviste e riflessioni sul prismatico mondo lavorativo odierno.
Su queste ultime, dicevamo, ci soffermeremo più nello specifico ora in quanto necessitano si alcune specificazioni e contestualizzazioni una volta che esse vengono presentate in blocco. Mentre infatti i contributi teorici o gli interventi a partire dalle lotte hanno una loro più chiara “codificabilità”, la sezione Stralci di inchiesta potrebbe prestarsi a una serie di mistificazioni che è bene chiarire da subito. Innanzitutto parliamo dei suoi limiti. I contributi presentati rappresentano infatti niente più che una serie di carotaggi parziali, senza nessuna pretesa di “rappresentatività” o di sguardo generale. Questo non perché non sia necessaria (lo è più che mai!) una ricerca che miri a ricomporre dentro un possibile progetto politico condiviso la molteplicità delle figure del lavoro contemporaneo. Ma, molto umilmente, non pensiamo di esserne al momento in grado. E ciò anche a partire dall’insufficienza dei conflitti che si sono attualmente dispiegati nel contesto della crisi permanente. È d’altronde solo su quel terreno, su una sua intensificazione, che sarà possibile definire altri livelli analitici e politici. Per quello le nostre militanze lavorano ogni giorno. Si è dunque qui inteso fornire, con la serie di interviste, più che altro una panoramica. Indicare una serie di nodi, problemi, e possibili punti di attrito e di accumulo di una forza di parte.
Un secondo elemento necessario da esplicitare è che le interviste sono state tutte realizzate in Emilia (tra Piacenza, Modena e Bologna) o poco oltre il confine del Po tra il Veneto e la Lombardia. Insomma, nel quadrante sud/sud-est di quella che abbiamo definito come “megalopoli padana”, la valle produttiva e logistica che connette Mediterraneo e nord Europa. Terzo elemento: non abbiamo mai ambito a essere sociologi. Quelle che qui presentiamo sono dunque interviste guidate da un unico “metodo” che è quello di aprire un piano di riflessione e di conoscere più da vicino alcuni settori. La stessa razionalità che riposa dietro la selezione delle interviste è stata a-lineare e talvolta finanche episodica. Infine, è bene riportare come le interviste sono state realizzate in “climi politici” molto differenti. Alcune di essere sono avvenute “a freddo”, laddove cioè più alti sono i livelli di alienazione e individualizzazione, del tutto assenti le forme di insubordinazione, dove è difficile anche solo immaginare possibili percorsi di lotta. Altre sono state realizzate “a caldo”, durante momenti espliciti di conflitto, quando cioè sfuma il confine tra l’indagine e la lotta (o meglio: dove la militanza politica si interroga su come colpire le controparti e aumentare la potenza della propria parte piuttosto che analizzare le condizioni del contesto). Altre interviste sono state realizzate invece “a tiepido”, dunque in contesti nei quali, semplificando, abbiamo individuato potenzialità di apertura di percorsi conflittuali. Riteniamo in fondo che tutti e tre i momenti abbiano un loro rilievo per l’agire politico, contestualizzandosi come analisi dei movimenti della composizione tecnica, come agire dentro la composizione politica di classe, e come snodi di elaborazione delle tendenze di possibile antagonismo. Lo ripetiamo. Si tratta di contributi che hanno un valore per lo più preliminare e conoscitivo. Ma assumendo la serie di cautele e limiti appena delineati, abbiamo ritenuto utile riportare qui tutte le interviste di Stralci di Inchiesta anche come strumento di riflessione e di dibattito politico.
L’idea delle interviste nasce durante uno sciopero a H&M di Stradella (tra Piacenza e Pavia), dove stava emergendo una nuova composizione lavorativa nei magazzini logistici, vogliosa di raccontare le proprie condizioni e la propria lotta. Il che ci aveva spinto a inaugurare questa forma di elaborazione su Infoaut. Da quei cancelli isolati tra il cemento di una campagna ultra-urbanizzata siamo finiti dentro i magazzini automatizzati di Amazon e in piccole stanze di start up fingendoci in cerca di lavoro lì. Abbiamo girato per ore in macchina per le campagne e seguito alcuni rider nelle loro peregrinazioni metropolitane. Siamo stati in appartamenti e bar, al telefono e con improvvisati registratori, nei centri storici di alcune città e in altre sperdute periferie di provincia. Le parole delle lavoratrici e dei lavoratori intervistate/i ci hanno condotto in uffici asettici e ambienti tossici per la lavorazione della vernice, in stanze da letto divenute sede lavorativa, lungo catene di montaggio o all’aperto di un campo o nel lavoro porta a porta. Ci hanno fatto lavorare con cervelli telefoni computer braccia gambe bici motorini social network e calcolatori elettronici. Abbiamo visto come funziona il Capitalista collettivo nelle sembianze di aziende storiche e di start up, in industrie dei servizi pubblici, in multinazionali e in ditte a conduzione familiare, nelle catene di franchising o nelle nuove ditte monopoliste come Amazon, in piccole-medie imprese e nelle minuscole frazioni di catene globali di produzione del valore. Abbiamo sentito cosa si prova in un lavoro organizzato su Whatsup, da algoritmi, da un classico padrone o da un padrone che assume le sembianze anonime di un cliente o di una disciplina interiorizzata dentro il lavoratore stesso. Abbiamo visto produrre merci disparate, mura e frutta, sigarette elettroniche e prodotti finanziari, pubblicità e servizi, tecnologie digitali e cura. Abbiamo ascoltato di forme di sfruttamento “tradizionali” e al limite dell’impensabile, feroci e sottili nella loro pervasività, estrattive rispetto alla cooperazione sociale o del tutto definite nell’organizzazione complessiva del processo produttivo da parte capitalistica.
Andando più nello specifico, le interviste hanno cercato di focalizzarsi: nell’ambito della logistica e della distribuzione in senso più lato (grandi catene e centri commerciali); attorno ad alcune delle figure “emblematiche” della cosiddetta precarietà (agenzie del lavoro, agenzie interinali e call center); nel guardare a dimensioni di organizzazione del lavoro ormai consolidate ma pur sempre in qualche misura “atipiche” come le partite Iva o il sistema cooperativo; si è cercato di inquadrare una serie di mansioni più “classiche” come il lavoro di fabbrica, nelle campagne, nel montaggio palchi o nell’edilizia e nell’immobiliare; ci si è diretti verso l’analisi specifica delle linee di genere e di razzializzazione del mercato del lavoro; siamo tornati più volte sulle emergenti forme di gig economy, di platform capitalism e di valorizzazione nel digitale; e abbiamo analizzato le modalità di formazione continua al lavoro sia a partire dalla recente introduzione dell’alternanza scuola/lavoro che più in generale. Ci sarebbe piaciuto farne altre, e spesso siamo stati anche impossibilitati a farlo come nel caso di una lavoratrice di Google, che ci ha detto di non poter rilasciare interviste avendo firmato una apposita clausola nel contratto. In un altro caso uno degli intervistati ha avuto problemi sul lavoro in seguito all’intervista. In altri ancora l’appuntamento per l’intervista è saltato all’ultimo perché per raccontare le terribili condizioni di lavoro di chi fa fotografie dei cataloghi di Yoox ci siamo scontrati con la veloce mobilità (anche su una scala di centinaia di chilometri) dei lavoratori stessi – rendendo di punto in bianco impossibile incontrarli.
Quello che ci pare emerga da questa galassia di esperienze è una trama composita di spunti che intrecciano biografie di sofferenze e rabbie sorde, pulsioni tra il disincanto e la voglia di soddisfare bisogni e finanche desideri. Paiono emergere anche alcuni elementi comuni che rappresentano altrettanti potenziali punti di impatto, laddove frequentemente riconducono il lavoro a una sfera di “pericolo” (stress psicologico o danno fisico) e a una sensazione di perdita di controllo sul proprio tempo di vita – a causa di prestazioni sempre più spalmate su un’assenza di diritti e su un lavoro che il datore può erogare “alla spina”, quando e come meglio ritiene. Le lavoratrici e i lavoratori intervistati lamentano spesso paghe inadeguate, forte senso di sostituibilità e assenza di garanzie. Si tocca frequentemente con mano, in filigrana alle loro parole, l’azione silenziosa delle molteplici linee di scomposizione che dividono la composizione di classe lungo la sfera della collocazione geografica, nella dimensione di genere, attraverso la linea della razza e delle stratificazioni stesse della classe. A più riprese emerge come le nuove funzioni lavorative si caratterizzino per una diffusa scarsa conoscenza del processo lavorativo complessivo, e come su di esse giochi di continuo il ricatto della disoccupazione, del lavoro nero, della fine del welfare, della prospettiva del licenziamento, in sostanza dell’assenza di reddito.
Il patchwork definito da questa serie di istantanee non è però dominato unicamente da tinte fosche o da (per lo più noti) ostacoli alla mobilitazione. Scorrendo contropelo le interviste è infatti anche possibile cogliere come si aprano in nuce una serie di faglie, attriti e potenziali punti di rottura attorno ai quali sarà necessario elaborare proposte di intervento e di lotta. A più riprese, ad accomunare gli intervistati, si nota il divario tra mansioni lavorative medio/basse a fronte di tassi di istruzione medio/alti, e una consapevolezza delle potenzialità insite in un uso di una “flessibilità di parte” che delinea un terreno di conflitto del tutto inedito rispetto ai decenni che ci lasciamo alle spalle. Nelle pieghe di come vengono dipinte le ideologie del lavoro e i meccanismi di contenimento delle potenzialità di conflitto, nelle forme di identificazione e soggettivazione nelle strategie aziendali e nelle latenti e ambivalenti loro messe a valore e nel loro rifiuto; negli assemblaggi macchinici coi quali si svolge e organizza il lavoro oggi, oscillanti fra anomia e ripetitività automatizzata e immediata potenza nelle mani del lavoratore; nello spesso percepito e immediato legame col globale… in questi e altri interstizi siamo convinti si stia configurando un campo aperto di possibilità di scontro e organizzazione che si tratta di indagare, sperimentare, fare esplodere come lotta e riscatto.
In fondo, siamo probabilmente all’interno di un cambio di paradigma, su un suo bordo estremo forse, dove si mischiano a velocità inedita forme arcaiche e ultra-moderne di sfruttamento e insubordinazione. Dove il mercato del lavoro si definisce sempre più come una giungla senza regole, uno stato di natura all’interno della quale è però possibile individuare nuove coordinate e sentieri di azione per rovesciare la complessità, la frammentazione e lo spaesamento nel quale siamo stati calati, in nuova potenza di parte. Speriamo che il piccolo contributo di questo ebook, assieme a molti altri sforzi, possa funzionare come stimolo verso questa nuova e necessaria avventurosa lotta ed esplorazione collettiva.
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