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I tribunali greci proteggono Alba Dorata

Ti trovi all’università.

Una macchina si ferma, mentre sei da solo.

Cinque uomini muscolosi, con i capelli rasati e con le mazze ti picchiano violentemente e ti accoltellano alla gamba.

Ti rubano la tua carta d’identità per sapere il tuo indirizzo.

L’unico criterio per questa loro azione è la tua apparenza.

Decidi di sconfiggere la paura e di reagire.

Vieni a sapere che qualcuno ha preso il numero di targa della macchina.

Sporgi denuncia.

La Polizia scopre che la macchina appartiene ad un certo “Kassidiaris”, un uomo candidato alla carica di deputato per Alba Dorata, quella dello 0,5%.

Vieni trascinato in Tribunale da un rinvio all’altro, per sette anni.

Durante questi anni, vedi il teppista che ti ha accoltellato diventare deputato.

Lo vedi diventare un eroe popolare per una parte della gente.

Il giorno del processo devi deporre la tua esperienza traumatica di fronte ad un pubblico, pieno di albadorati.

Chiedi che il processo si svolga in un’altra aula. La domanda viene respinta.

Mentre descrivi la scena dell’attacco, il pubblico ostile ti deride e ti prende in giro.

Quello che ha orchestrato l’attacco, la persona che durante i rinvii precedenti preparava gli imbrogli nei corridoi, adesso, come Madre Teresa, si dichiara “simpatizzante” e “condanna la violenza, così come tutta Alba Dorata”.

Ironia.

Viene solennemente assolto.

Ti strofinano la sentenza in faccia, sono onnipotenti, sono dominanti.

Hai imparato la lezione: “Non ti immischiare – non parlare – sei perduto”.

Hai 60 anni.

Servi l’università da una vita.

Tuo marito entra ed esce dall’ospedale per la chemio.

Vedi cinque uomini muscolosi picchiare uno studente universitario dentro la facoltà.

Ti segni il numero di targa della macchina.

Cerchi di scoprire cos’è successo. Gli studenti universitari che si trovano vicino dichiarano: “non ho visto, non so, non mi fare immischiare”.

Riferisci l’incidente al Senato dell’Università e consegni alla polizia il numero di targa, insieme alla vittima dell’assalto.

Dopo alcuni giorni, il poliziotto ti informa che la macchina appartiene ad un certo “Kassidiaris”, che è membro di una banda neonazista. Ti propongono di non immischiarti. (Succederà che avevano ragione).

Sai che passerai una procedura ardua, sai che ti coinvolgi in un caso che può mettere in pericolo la tua vita, ma decidi di fare la cosa giusta, indifferentemente dal costo.

Vieni a sapere dalla TV che sei “un grande membro di Syriza”, anche se non eri mai stata membro di nessun partito politico.

Kassidiaris ti chiama “ruffiana” nei canali televisivi, sostenendo che sei in servizio incaricato.

Dichiara che anche tu sei imputata, senza riferire che sei imputata perché lui ha sporto denuncia per falsa testimonianza.

Vieni trascinata in tribunale per sette anni, con molti rinvii.

Deponi quanto hai visto.

L’avvocato filo-nazista ti insulta e lascia intendere che a 60 anni hai deciso di coinvolgere in un caso irrilevante una persona allora totalmente sconosciuta, per motivi politici.

Il magistrato ed il giudice permettono all’avvocato di offenderti e di parlarti come se fossi una criminale. Trattano con assoluta indifferenza la tua testimonianza.

Una giornalista, con i capelli corti e le punte all’insù, dichiara che avresti potuto facilmente trovare la targa della macchina su Indymedia. Non conoscevi nemmeno l’esistenza di Indymedia.

Vieni giudicata testimone inattendibile, a differenza degli amici dell’imputato che dichiarano di averlo visto la mattina con la macchina, che vengono considerati più attendibili, anche se non hanno alcuna prova che la macchina si trovasse veramente altrove.

Il processo è finito. Assolto.

Adesso sei tu l’imputata per falsa testimonianza. Hai 67 anni. Il calvario continua e ormai la sentenza pesa contro di te.

Questo è quanto hai guadagnato dalla tua buona azione.

Adesso hai imparato la lezione: “Non mescolarti – non parlare – sei perduta”.

Sei un teppista di un’organizzazione neonazista.

Scrivi inni per Hitler, nella rivista ufficiale del gruppo.

Riesci a diventare la mano destra del grande Fürher (si riferisce al capo di Alba Dorata Michaloliakos,n.d.t.).

Vai in giro con la sua macchina e fai il prepotente con la gente.

Qualcuno di loro ha osato sporgere denuncia.

Ormai sei deputato.

Menando una donna di 50 anni (si riferisce alla deputata del partito comunista Liana Kanelli, n.d.t.) ed evitando l’arresto in flagranza per due giorni, riesci a diventare un eroe popolare e una stella della politica.

Quando, dopo sette anni, non puoi più chiedere l’ennesimo rinvio, vai in Tribunale.

Ti sei già premurato di far occupare tutti i posti dell’aula a 100 tizi muscolosi, due ore prima dell’inizio del processo.

Mentre dai a intendere che la tua macchina era in leasing e che ce l’avevi in un parcheggio e mentre l’agenzia ti chiede le ricevute delle spese, tu non hai alcuna ricevuta da presentare in Tribunale.

Il giudice e il magistrato ti danno del “Lei” e ti trattano con gentilezza. Non si sente mai la parola “imputato”.

Il magistrato propone l’assoluzione. È ovvio che si tratta di un complotto della sinistra.

Il presidente è d’accordo.

Strofini in faccia la sentenza a tutti gli altri. Sei onnipotente. Sei dominante.

Adesso hanno imparato la propria lezione. “Non mescolarti – non parlare – sei perduto”.

Tradotto da AteneCalling

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pubblicato il in Antifascismo & Nuove Destredi redazioneTag correlati:

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