Predappio: lo schifo del Pd su Mussolini
Tutto ciò avviene in una Predappio amministrata da un sindaco del PD, Giorgio Frassineti, uno degli sponsorizzatori. Ora che la “Casa del Fascio” da proprietà demaniale diventerà del Comune, 2100 metri quadrati potranno finalmente coronare il sogno del primo cittadino: «dare un contributo alla storia del nostro paese».
Del resto quale luogo migliore se non la sede dell’allora partito fascista per fare un museo? Gli spazi saranno distribuiti così: un centro documentale, una biblioteca, un’emeroteca, una videoteca, una fototeca e archivi. Il museo poi si svilupperà sui tre piani, con esposizioni permanenti. Ultime le aree destinate al ristoro e all’immancabile bookshop, quest’ultimo farà a gara con la ben conosciuta economia dell’oggettistica che rivendica il ventennio fascista presente da sempre nei negozi di Predappio e non solo.
Il tutto al costo di 5 milioni di euro. Di cui 500 mila da parte del Comune, la stessa cifra la metterà anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì, due milioni dovrebbero arrivare da parte di un bando regionale con contributi europei destinati agli “interventi culturali di forte attrazione turistica” . Non poteva mancare anche il governo Renzi, che apporterà il suo contributo con ben 2 milioni di euro a chiusura del conteggio.
I tecnici di Palazzo Chigi sono attesi per la prossima settimana, intanto la polemica che ne è scaturita ha fatto in modo che dalla parte del sindaco renziano Frassineti si siano schierati il deputato PD Marco Di Maio e il capogruppo di partito alla Regione Stefano Caliandro, affermando: “l’importanza e la fattibilità dell’iniziativa”.
Ben 4 milioni e mezzo di soldi pubblici, inutile dire come sia denigratorio per gli stessi sostenitori di quest’opera sul ventennio fascista non chiamare mai l’iniziativa con il proprio nome: “Museo”.
Dovrebbero avere il coraggio di chiamare le cose con il nome che esse meritano. Giochicchiare sul termine non servirà certamente a cambiare la natura di questi personaggi, che oggi si ergono come individui aventi a cuore l’importanza culturale del progetto. Non c’è dubbio che di fascismo si debba parlare, della sua nascita e ascesa, tuttavia andrebbe fatto prima di tutto nelle scuole.
Su quei libri che spiegano in maniera del tutto blanda quello che è realmente stato, ad esempio citando a malapena quando non addirittura omettendo le verità storiche su come il fascismo ha potuto essere accettato da un’Italia di inizio 900 e sul come e perché è sopravvissuto per un ventennio. O come manchino addirittura le minime informazioni su come e quanto il fascismo sia una cultura fondata sulla prevaricazione dell’uomo sull’uomo, della donna come servitrice del maschio, ecc. ecc.
Una reale cronaca dei fatti dovrebbe essere l’impegno da portare all’interno delle scuole, all’interno dei libri di storia sui quali le giovani generazioni si imbatteranno, spendendo in quel senso i 4 milioni di euro che invece Governo e Regione (esclusi i 500 mila euro del Comune di Predappio) vogliono spendere per quello che sarà il luogo che ricorda il Sindaco: ”ci aiuterà a fare i conti sul nostro passato”.
I conti si possono fare in tutte le città e in tutti i paesi, piccoli o grandi che siano, nei quali si possono trovare dati e numeri su ciò che è stato il fascismo in Italia, i luoghi dove il Sindaco di Predappio potrà rinfrescarsi la memoria sono vicini a lui più di quanto creda. Anche nella stessa ex Casa del Fascio dove dovrà probabilmente (la partita rimane aperta) sorgere il Museo, il primo cittadino potrà rendersi conto di ciò che avveniva al suo interno quando era attiva e a pieno regime.
Anche i pochi partigiani rimasti a difendere la storia di una memoria, questa sì reale e vissuta, si trovano a dover constatare che sono sempre più le scuole che rifiutano o demonizzano la loro testimonianza. Certamente questo non avviene in maniera ufficiale, ma basta parlare con qualsiasi sede Anpi per farsene un’idea.
La stessa Associazione dei Partigiani si appresta a dire che «alla discussione del progetto abbiamo partecipato esclusivamente come osservatori» aggiungendo «la nostra posizione è di ferma contrarietà a qualsiasi iniziativa celebrativa del fascismo. Altro sarebbe, ad esempio, l’ipotesi di dar vita a un centro studi sulle dittature del Novecento che evidenzi, in particolar modo, l’aspetto preponderante del fascismo ossia gli atroci crimini commessi nel corso di tutta la sua esistenza».
Non è una novità che, per certe questioni, il revisionismo sembri essere più un malanno di una certa sinistra che della destra stessa.
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