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Argentina: il governo reprime ma il popolo ferma la riforma sulle pensioni

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Giovedì 14 dicembre verrà ricordato come il giorno in cui il governo Macri voleva approvare la riforma sulle pensioni nel Congresso, mentre fuori reprimeva migliaia di persone. Tanti giovani, ma anche tanti anziani che non volevano che venisse sacrificato il lavoro della loro vita in nome dell’austerità, ed è stata la forza di questo popolo ad impedire che la riforma venisse approvata.

 

Perché la gente è scesa in piazza il 14 dicembre?

Migliaia di persone hanno invaso le strade di Buenos Aires con l’intenzione di raggiungere il Congresso dove si discuteva l’approvazione della riforma sulle pensioni. Macri e il suo partito, incoraggiati dal trionfo elettorale di ottobre e sottostimando la forza delle organizzazioni popolari volevano chiudere l’anno politico portandosi a casa uno dei trofei più ambiti : la riforma sulle pensioni, mostrando così senza scrupoli i caratteri classisti del loro governo.

Più che una riforma, il popolo argentino ha di fronte una “controriforma”, una nuova modalità di accumulazione originaria o meglio, accumulazione per espropriazione. Attraverso questa si vuole produrre un gigantesco trasferimento degli ingressi della popolazione della terza età verso il governo e i capitali che questo rappresenta.

Si vuole sottrarre ai pensionati una cifra che gira intorno ai 100.000 milioni di pesos (5 miliardi di euro circa) per coprire il deficit fiscale e  i debiti contratti dal governo Macri .  L’attuale debito argentino non ha paragoni nella storia del paese. L’Argentina occupa il primo posto tra i paesi che si sono indebitati nel 2017. Il debito è di 60.000 milioni di dollari  e supera quello della Cina, un paese trenta volte più grande.

Bisognerebbe tornare indietro, ai tempi della dominazione oligarchica alla fine del diciannovesimo secolo per trovare una simile situazione, dove in modo spudorato il governo saccheggiava i poveri e i settori più vulnerabili e indifesi della società per arricchire i proprietari terrieri dell’epoca. Oggi sono i settori capitalisti nazionali e stranieri, che prestano denaro al governo Macri, che sarebbero beneficiati da questa rapina.

Dopo la riforma  del lavoro e quella tributaria, con la riforma sulle pensioni il governo Macri voleva consolidare il proprio governo anti-poveri, ma per ora non ci è riuscito e incassa una sconfitta pesante, anche la stampa più vicina al governo ha dovuto ammetterlo e anche se vorranno insistere con questo progetto, ora sono obbligati a riformularlo e a misurare con più cautela le forze reali che ci sono in campo.

 

La grande Marcia verso il Congresso riesce a fermare la seduta.

Dentro a un Congresso circondato da centinaia di poliziotti in assetto da guerra, Cambiemos  [ partito al governo]  ha tentato di approvare la riforma delle pensioni in mezzo a denuncie di falsi quorum e a una forte pressione popolare all’esterno, nonostante la repressione poliziesca, ma la sessione è stata sospesa. Fuori dal fortino la polizia  impediva ai cittadini di avvicinarsi per esprimere pubblicamente la loro opposizione a quello che considerano  una riforma che calpesta i diritti dei meno abbienti [3] . La polizia ha represso i manifestanti, ci sono stati 40 arresti e cento feriti, alcuni deputati dell’opposizione sono stati aggrediti dalla polizia.

Dal Congresso attraverso una conferenza stampa si denunciava le migliaia di persone che “lanciavano pali e sassi” e si accusava di essere “piqueteros” e “violenti” i deputati dell’opposizione.  Fuori la Gendarmeria e la Polizia Federale percorrevano  Plaza de los Dos Congresos”  in moto, sparando e arrestando i manifestanti. La repressione è durata circa 8 ore e la polizia ha impedito agli avvocati degli arrestati di poter chiedere informazioni sulle condizioni dei loro assistiti.

La militarizzazione della capitale è un passo in avanti in questa escalation repressiva senza precedenti. Mesi fa i lavoratori e i maestri sono stati repressi pesantemente, il popolo Mapuche è sotto attacco, Santiago Maldonado e Rafael Nahuel sono stati assassinati,  Milagro Sala è stata arrestata nuovamente. Il Potere Giudiziario agisce come una forza di scontro più che come un ente di giustizia. Lo stesso si può dire dei procedimenti parlamentari che non hanno un minimo di etica politica.

Quello che sta vivendo l’Argentina è un piano in azione che mira a sconfiggere in maniera sistematica i diritti conquistati con il sangue nei decenni scorsi. Questo governo ha bisogno di sicurezza nelle strade e repressione contro chi opina diversamente. Di fronte alla mancanza di argomentazioni si ricorre all’uso della forza.

Indebitamento, aggiusti finanziari e repressione hanno una ricorrenza ciclica ed è probabile che Macri aumenti la sua pulsione autoritaria parallelamente ad uno scenario economico che si fa sempre più nero, ma di fronte c’è un popolo organizzato che continua a mostrare una potenza formidabile ogni volta che si prende le strade. I tempi del movimento popolare sono imperscrutabili, non coincidono quasi mai con i tempi frenetici della militanza e molto meno con le”previsioni” degli intellettuali di turno.

Davanti alla forte pressione del popolo e all’impossibilità di far passare la riforma, Macri ha minacciato di mettere in atto un decreto d’emergenza per scavalcare il Congresso  e riuscire comunque nel suo intento. Per questo motivo e come risposta alla dura repressione della giornata, i sindacati CGT e CTA hanno minacciato di convocare uno sciopero generale di 24h venerdì 15 di dicembre nel caso si approvasse la riforma con il decreto d’emergenza. Ma il governo ha deciso di rimandare la discussione a lunedì.

Per questo motivo lunedì si scenderà ancora in piazza. Le due CTA, la  Corriente Federal”  ATE nacional hanno annunciato uno sciopero e una giornata di mobilitazione con l’obiettivo di dirigersi verso il Congresso. In piazza scenderanno anche i movimenti sociali riuniti sotto la  CTEP ( Confederazione di Lavoratori dell’Economia Popolare), la  Corriente Clasista y Combativa (CCC)” e “ Barrios de Pie”, più alcuni partiti di sinistra. Ogni volta che cercheranno di approvare la riforma ci sarà uno sciopero” sono le parole d’ordine di questi giorni e hanno invitato la  CGT ( il sindacato più grande del paese) a non rimanere ai margini, ma a unirsi lunedì alle proteste, convocando uno sciopero anche loro per quel giorno.

Senza sottovalutare il potere del Macrismo e senza sopravvalutare le forze del movimento popolare, la giornata di giovedì accende una luce di speranza in un’Argentina che non smette di soffrire ma che allo stesso tempo non smette di lottare per costruire un paese diverso e lunedì ci sarà una nuova battaglia da vincere.

 

 

da Cronache Latinoamericane

 

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