Cantata anti-Marchionne a Pomigliano
“Fuori la fabbrica”, oggi le “tute bianche” in entrata e in uscita hanno manifestamente rialzato la testa, sentendosi rincuorati. C’erano degli amici, che alzavano la loro voce e i loro strumenti nel contrappunto di un canto, ai cancelli della sempre più spettrale carcassa semivuota dell’Alfa di Pomigliano (fabbrica, sempre più “dissanguata” di operai, mandati ai reparti-confino come Nola, cassintegrati, licenziati, minacciati del peggio, epperò che continua a produrre Panda alla stessa norma, dunque spremendo i pochi che restano, costretti dal dispotismo padronale a mezzo di sbirraglia di capi e guardioni a Lavorare ognuno per tre, cioè a produttività crescente – che vuol dire “jettà ‘o sang’…”).
Tra gli uomini e donne che entravano e uscivano, non un rifiuto del volantino/lettera aperta dei “tendisti” di Pomigliano ai compagni di Taranto e dell’ILVA (“Operai, l’Ilva è veleno/ via dalle officine /liberi dal lavoro/e a salario pieno !” ). E non un volantino per terra
La musica, le facce fraterne dei musicanti (Daniele Sepe, Enzo Gragnaniello, James Senese, Toni Cercola, e operai vecchi del “Gruppo operaio”, de “ ‘e Zezi”), la magìa del contrappunto del jazz improvvisato, e i canti, evidentemente facevano sentire gli operai meno soli, dimenticati e amari.
All’ uomm’e mmerda Marchionne (così definito da un artista, con espressione sottolineata da applausi), Marchionne che è venuto solo, con ministro Clini e altri tecnocrati al seguito; venuto all’improvviso, furtivo come un rapace, a spacciare a partners brasiliani il suo know-how , il suo sapere e saper fare di mmerda — il nuovo dispotismo postmoderno in fabbrica e nel mercato del lavoro –, hanno risposto i canti, la vita, i pugni levati, gli interventi a viso aperto.
Citazione di Modugno rivisitato (“Ti lamenti, ma che ti lamenti! / piglia lu bastone e tira fora li denti !”), della canzone de ‘E Zezi “Posa ‘e sord’ ”, de L’Internazionaleriscritta da Franco Fortini, di Nostra patria è il mondo intero…
Nelle stesse ore, a Napoli, gli operatori e operatrici sociali che avevano imbandito una tavola con piatti vuoti, alla Miseria e nobiltà, chiedevano non già ‘a fatica, ma reddito… Persino le suore mo’ si incatenano per protestare.
Sintetizzando diverse voci di operai e altri compagni che hanno preso la parola, ne esce un filo di discorso : <
Comunque, in questa società di mmerda, regolata, comandata dalla logica del profitto, dunque della merce e del denaro, non mendichiamo il lavoro fisso (cosa, per di più, velleitaria come non mai, quando, come ora, viene occultata la massa crescente di lavoro precario e al nero…).
Dobbiamo reagire, in controffensiva, cominciando col rivendicare soldi, beni e servizi, cioè i mezzi materiali per campare, mezzi di base per un’esistenza che non faccia rimpiangere d’esser nati! Questo, qui, ora, su questo riunificando lotte per la riduzione dell’orario e dei ritmi, contro la precarietà, le divisioni e l’atomizzazione, la concorrenza fra noi imposta per dominare. Su questo si può costruire una persistenza di scontro, che non subisca il sopravvento delle logiche capitalistico-statali, ma faccia vivere un bagliore di libertà, d’indipendenza, di capacità di autonomia in comune, di comunanza>>.
All’iniziativa della “cantata” hanno partecipato anche altri lavoratori, gruppi di precari, disoccupati e studenti, che tornavano da blocchi stradali organizzati dagli operai in lotta dell’Ergom, fabbrica in dismissione dell’indotto-Fiat.
Confederazione del lavoro privato COBAS, licenziati e cassintegrati Fiat, Cobas Astir, Lavoratori Bacini Napoli e Caserta, Area antagonista campana, Oreste..&compagnìa cantando…
da Pomigliano, il 17 ottobre 2012
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