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Decreto Calderoli: il governo all’attacco degli ultimi scampoli di sanità pubblica

Il Decreto Calderoli è stato definito una vera e propria “secessione dei ricchi” in materia di sanità. Non solo una frattura tra Nord e Sud, ma un vero approfondimento della logica neoliberista applicata alla cura.

Nonostante la pandemia di Covid 19 abbia sancito obbiettivamente la necessità di rafforzare una sanità pubblica territoriale e diffusa il governo punta nella direzione opposta per soddisfare il lobbismo della sanità privata e condizionata.

All’interno della cosiddetta proposta di Autonomia Differenziata il Sistema Sanitario Nazionale verrà sostanzialmente spartito tra le 21 regioni cedendo la governance su alcune questioni chiave a quest’ultime.

Le regioni potranno gestire autonomamente le retribuzioni dei medici, i contratti di lavoro del personale sanitario, gli accessi alle scuole di specialità e persino la registrazione dei farmaci.

Ad oggi nei fatti Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Piemonte e Lombardia riescono a soddisfare almeno l’87 per cento dei livelli minimi di assistenza, le regioni del centro Italia, più Liguria e Trento li raggiungono ma non pienamente, e invece sono profondamente arretrate le regioni del Sud.

Questa riforma avrà l’ovvio effetto di approfondire le differenze del trattamento sanitario di cui sopra. Ma non solo, anzi favorirà il processo di accentramento in pochi poli dei servizi sanitari d’eccellenza che faranno a gara per accapararsi nuovi “clienti” che dovranno viaggiare da mezza Italia per curarsi, ovviamente per chi potrà permetterselo. Il rovescio della medaglia, altrettanto osceno, è quanto accadrà per quello che riguarda lavoratori e lavoratrici della sanità che dovranno confrontarsi con una maggiore competizione all’interno delle professioni tra chi potrà accedere ad un lavoro nelle regioni con il salario migliore.

Dunque gli effetti non riguarderanno solo il Sud, ma tutto lo stivale, senza parlare dell’impatto di un accrescimento del cosiddetto “turismo sanitario” sui territori e sull’offerta sanitaria di base.

E’ l’ennesima vergognosa elargizione di risorse alla sanità di privata, nascosta dietro la propaganda autonomista e federalista.

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