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Expo: attori nuovi ma la recita continua

Il vento è cambiato? Pisapia e Boeri litigano, i milanesi pagano, Formigoni gongola

L’odierna remissione delle deleghe da parte di Boeri, a seguito dello scontro con Pisapia su Expo e sul MAC a Citylife, è l’ultimo atto (di un copione in progress) della farsa Expo.

Partiamo dai fatti e dalle verità: è vero che la scelta di comprare i terreni del sito Expo è un’eccezione alla prassi che vuole gli Expo su aree pubbliche (e Arexpo è una società di fatto privata); è un fatto che questa scelta favorisce soprattutto Fiera (molto vicina al blocco di potere formigoniano per usare eufemismi) proprietaria del 60% dell’area e socia di Arexpo; è vero che Pisapia ha garantito che non ci saranno colate di cemento; è un fatto che il documento di riferimento, l’Accordo di Programma, parli diversamente lasciando ampi margini ai diritti edificatori; è vero che Pisapia vigilerà su Expo, sulla sua sostenibilità pre e dopo; è un fatto che la vera governance operativa, la maggioranza di Arexpo, il controllo sulle infrastrutture e, forse, i soldi sono tutti nelle mani di Formigoni e degli uomini targati CL o attigui (come Sala); è vero che gli orti di Boeri sarebbero stati meglio probabilmente dei capannoni di Sala e Formigoni; è un fatto che Boeri sia complice, progettista, partecipe non solo dell’Expo targato Moratti, ma anche di altre nefandezze come i grattacieli all’Isola o le possibile trasformazione commerciale-residenziale dell’area ex-Alfa, sponsor le coop tramite Cascina Merlata Spa. Tra i due litiganti nessuno è difendibile; Formigoni, nel frattempo, gode dalla sua torre, costata milioni di debito regionale per i prossimi 70 anni, pronto a beneficiare nel 2015 di nuovi e ancora più lucenti fasti.

Insomma tutti gridano, urlano, pensano all’immagine del nuovo vento che doveva cambiare Milano e l’Italia, ma nessuno che guarda alla Luna….distratti dal dito. La governance di Expo, lo scontro nel blocco economico-politico che ha portato alla vittoria di Pisapia, l’azzeramento (e non la revoca totale) del PGT, sono i campi di gioco del riassetto dei poteri legati alle trasformazioni urbanistiche di Milano e hinterland post era Berlusconi. CL e Coop (e relative cordate amiche) gli attori principali (basta guardare chi vince i primi appalti per Expo, chi c’è dentro Cascina Merlata Spa, convegni e progetti cofinanziati e gestiti a braccetto come sempre più spesso accade in Lombardia. In questa partita è chiaro che Expo e il post Expo vanno visti come un’unica partita dove chi oggi guadagna potrebbe volentieri lasciare il campo ad altri per profitti successivi.

Gli unici sconfitti dal gioco sono i tanti che si erano illusi (e non vorremmo deprimerli parlando di sgomberi di case, consulenti che guadagnano quanto 10 precari, misure anti-inquinamento ancora assenti) e i tanti che pagheranno le conseguenze di tagli, privatizzazioni e altro che servirà per trovare i soldi pubblici per pagare Expo.

E i pazzi saremmo noi?

Comitato No Expo – www.noexpo.it – info@noexpo.it

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