“La cacciata di Silvio”. Riflessioni a margine.
A margine. Ma soprattutto dai margini.
Perchè se la narrazione mediatica e politica ha repentinamente delimitato la contestazione al leader Pdl Silvio Berlusconi alla manifestazione dei “soliti centri sociali”, a noi sembra, oltre che una bugia, più che altro una comoda semplificazione; proviamo dunque a cogliere, almeno in parte, la complessità di quanto accaduto con un paio di riflessioni.
Dicevamo “dai margini” perchè la piazza che ha coperto di fischi la cricca di Berlusconi non è stata affatto quella descritta, come del resto spesso accade: è fuori di dubbio che molti di noi hanno attraversato la contestazione, ma è altrettanto sicuro che nessuno l’abbia convocata né tantomeno coordinata. E’ evidente che la descrizione più comoda e facile di quanto accaduto sia allo stesso tempo la più falsa e grossolana. Troppo facile ascrivere una piazza rabbiosa, combattiva e soprattutto spontanea, oltre che partecipata da centinaia e centinaia di persone, al solito rumoroso passatempo dei ricorrenti, agitati, avventurosi e famosi giovani dei centri sociali. Chi scrive o dichiara questo (dalla stampa al sindaco Adriano Paroli), ne siamo certi, ha in realtà la situazione ben chiara.
Se così non fosse, cerchiamo di descrivere noi quella piazza.
Una piazza di studentesse e studenti, di precariato giovanile, di disoccupate e disoccupati, lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, migranti e seconde generazioni. Una piazza composita. Una contestazione nata dal passaparola, dai social network, dall’esasperazione per una fase politica, sociale ed economica socialmente insostenibile. Esasperazione che, sabato 11 Maggio, si è trasformata in voglia di agire, di scendere in piazza, di rompere per un pomeriggio l’accettazione dell’asservimento al capitalismo finanziario ed alle politiche del rigore, di non lasciare nemmeno un centimetro di asfalto ai comizi di una classe politica sempre più lontana da chi vive nel cosiddetto “paese reale”. Una classe politica, quella del raccapricciante governo Letta, ben rappresentata da Silvio Berlusconi, Angelino Alfano e gli altri lacchè che hanno provato ad affacciarsi ai piedi del Duomo.
Quella classe politica che ancora cerca di autoconvincersi con la fiaba delle componenti minoritarie di antagonisti che creano i soliti problemi di ordine pubblico.
La contestazione di sabato pomeriggio, che ha rovinato la marcia trionfale del Cavaliere, lavandolo nelle acque burrascose della quotidianità della crisi e dell’incompatibilità, è per noi la dimostrazione concreta di tutto questo; è la dimostrazione della misura che è colma. E’ un’altra spia di come, man mano che la politica di palazzo abbandona i territori, allontanandosene, una voglia di riscatto sociale, di affermazione di dignità, di partecipazione dia alcuni segnali evidenti; per quanto spesso intermittenti e colmi di contraddizioni.
Qualcuno ha avuto paura di quella piazza, la più numerosa ed agguerrita nei confronti di Berlusconi che si ricordi probabilmente. Ha avuto paura della naturalezza con cui la città ha respinto l’indegno teatrino. Perchè, e lo diciamo per rispondere al Sindaco Paroli, questo era perfettamente “da Brescia”, la Brescia reale: quella degli sfratti, delle nocività, del pcb, dei tagli ai servizi sociali. Non certo quella delle ricche vetrine come Mille Miglia e Giro d’Italia.
Quella piazza irrompe su un piano di realtà che spaventa quelli come Paroli, Alfano, Brunetta, Formigoni, Rolfi e Berlusconi. Esce dalle categori mediatiche e politiche. E spaventa pure chi, come il candidato sindaco del PD Emilio Del Bono, prende nettamente le distanze consapevole del fatto che la stessa sorte sarebbe toccata ad una visita di alti esponenti del partito democratico.
Di certo, nel Day After Silvio, non spaventa noi che, al contrario, ci siamo divertiti ammirandola e continueremo a farlo, attraversando l’autenticità di piazze come quella.
Ebbene sì cari Adriano, Silvio, Angelino…stavolta non abbiamo potuto né voluto prenderci alcun merito. Stavolta era tutto vostro.
csa Magazzino 47
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