L’Ilva di Taranto tra sigilli, interessi strategici e difesa del profitto
La maggior preoccupazione del ministro dell’ambiente continua infatti ad essere quella di scongiurare la chiusura definitiva dell’impianto e di riuscire ad applicare ugualmente la tanto decantata Autorizzazione Integrata Ambientale, in realtà da più parti criticata perché strumento governativo volto unicamente a riprendere al più presto la produzione senza tener conto di molti degli elementi denunciati dai cittadini negli ultimi mesi.
Anche il premier Monti non ha mancato di esprimere le proprie preoccupazioni sugli sviluppi della vicenda e nella giornata di ieri ha chiesto udienza a Napolitano per cercare un’exit strategy dal grottesco teatrino di bisticci tra governo, magistratura e dirigenti dell’azienda.
La proposta messa in campo dal governo sembrerebbe essere quella di attribuire all’Ilva lo status di ‘sito di interesse strategico nazionale’ (una soluzione già sperimentata nel 2008 da Berlusconi per il termovalorizzatore di Acerra), che permetterebbe di aggirare i sigilli della magistratura e di proseguire la produzione commissariando temporaneamente l’azienda e ponendola sotto il controllo del governo (e dei militari).
Non poteva poi ovviamente mancare il commento della Cancellieri, che ancora una volta ha agitato lo spauracchio dei rischi per l’ordine pubblico e del clima di tensione che il licenziamento di migliaia di operai in seguito alla chiusura dell’impianto potrebbe causare. Al di là dell’ossessione per l’ordine pubblico proposta ormai quotidianamente nei discorsi del ministro dell’Interno, bisogna darle atto perlomeno della lucidità nel riconoscere nella vicenda Ilva una situazione potenzialmente esplosiva, espressione di conflitti e problematiche che caratterizzano trasversalmente il mondo del lavoro odierno.
Un momento decisivo sembra essere quello di domani, quando il governo proporrà al consiglio del Ministri l’approvazione di un decreto legge con cui neutralizzare il blocco degli impianti.
Le vicende in atto da lunedì hanno anche riproposto il ruolo ormai completamente asservito alle logiche padronali da parte dei sindacati confederali, che a poche ore dall’inizio della protesta si sono affrettati a ritirare lo sciopero indetto per quest’oggi e hanno prestato il fianco ancora una volta al ricatto del lavoro e della produzione ad ogni costo.
Dal canto suo la famiglia Riva si è prevedibilmente asserragliata sulla strenua difesa dei propri profitti, reagendo con la minaccia della serrata, ma le recenti vicende giudiziarie confermano, casomai ce ne fosse stato bisogno, che attorno alla vicenda dell’Ilva ruotano interessi ben più ampi che non risparmiano nessuno tra i poteri politici (#oppureVendola?) e quelli industriali.
I danni causati stamattina dalla tromba d’aria costringeranno probabilmente ad una revisione dei progetti di ripresa della produzione studiati ai piani alti ma nel frattempo gli unici interessi che restano fuori dai battibecchi di governo e sindacati sono ancora una volta quelli dei cittadini e dei lavoratori che continuano a pagare gli effetti nefasti dell’Ilva e che da tutto questo teatrino non hanno ricevuto alcuna risposta concreta con cui porre la parola fine ai danni ambientali e alla salute.
Ascolta l’intervista con Aldo Ranieri del ‘comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti’ di Taranto sulla vicenda generale dell’Ilva:
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