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‘London’s burning’

Mentre il fuoco della rivolta non si spegne… seconda notte di scontri e riot a Tottenham

Una notte di fuoco. Sono fiamme che si alzano al cielo, illuminano il cuore di Tottenham, sono le urla di un quartiere intero, sono la luce che guida i ragazzi di Tottenham. Un furbesco e pacificatore (o in alcuni casi idiota) cronista direbbe “è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, un altro ragazzo morto per mano della polizia, però adesso basta”. Quasi che il gridare giustizia sia da intendere come una richiesta di legalità o, ancor peggio, di maggior presenza dello stato nel quartiere…. Una visione di parte, sicuramente, ma ancora una volta della parte sbagliata. Come se istituzioni, polizia e governo siano in grado di invertire e modificare il corso degli eventi, mettendo le pezze ad una svista gestionale.

I protagonisti sono stati i ragazzi del quartiere, centinaia e centinaia, nelle loro strade, nelle loro vite. Si vive in un mondo che non si vuole, che non si vuole così, ma si ha voglia di vita, perchè a 29 anni con quattro figli si ama la vita e si deve amare il mondo per vivere, lì. Ecco allora da che lato guardare a questa notte di fuoco, dagli occhi di chi versa lacrime amare per aver perso un amico o dagli occhi di chi semplicemente si dichiara contro e si accorge (sarebbe il caso di dire si è accorto da tempo) di essere dalla parte giusta, in mezzo ai giusti. Questa è la giustizia invocata dalla piazza. Una lettura particolare non può che partire dal sollevare il dato centrale della nottata, costituito dalla valenza degli obiettivi scelti e dalla determinazione con la quale sono stati praticati, ma soprattutto la spontaneità collettiva esplosa nella notte di Tottenham. La caserma e le auto della polizia, i supermercati.

Immersi nel pieno della crisi economica, con un capo del governo in doppio petto che rivendica la giustezza del sistema, laddove a poche centinaia di metri dalla rivolta esibisce tutto il suo lusso sfarzoso nella vetrina del Regno Unito, nella Londra bene. E’ la storia delle metropoli, dove i centri raffinati, della rappresentanza dei poteri sono circondati di povertà, di emarginazione. E’ la storia dei molti che dal nord Africa alle periferie delle metropoli europee scelgono in un momento così difficile di schierarsi, di mettersi in gioco, di esserci. Per tanti è certo una questione naturale, dettata dalla melma dell’esistente, in una dimensione pre-politica, per stare in piedi ed a testa alta di fronte alla polizia o all’esercito che sia, che sono l’unica forma di rappresentanza di un sistema usurato e selvaggio nei quartieri. Sono il muro che difende il sistema, i cani da guardia di regimi o pseudo democrazie che sperano di dissimulare le crisi con le storielle riformiste.

Una notte di guerriglia o di speranza? La cronaca dei fatti o le parole del David Cameron di turno non potranno mai racchiudere l’energia dell’insubordinazione, di sguardi e corpi che sono gli stessi di sempre, ma che stanotte guardano oltre le barricate, oltre le fiamme. Sono fuochi geometrici senza confini, che non si possono e non si fanno più racchiudere, domare, spegnere. Solcano la rete con immagini, scritti, saperi, cultura, capacità, sono energia pura. Il dato comune è la velocità e la l’intelligenza con la quale sanno disarmare sempre più complessi ma obsoleti apparati di controllo. Dalle implosioni delle borse ai crolli dei regimi nordafricani, il mondo da noi conosciuto si riscopre in affanno, in rincorsa, ciò che era dato e scontato ora non lo è più, le mediazioni sono finite fallite e superflue. Le parole d’ordine più semplici ma reali sapranno essere l’urlo e il coro da alzare. Attraverso il fumo e le fiamme di queste notti si riaprono prospettive che credevamo lontane e che oggi riusciamo a sfiorare, ad assaporare, nella bolgia di pretesa di cambiamento.

Ancora una volta in alto i cuori, oltre le barricate!

from… #ag@inst

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