Pisa al fianco della collera livornese. Oggi come ieri, mai un passo indietro!
Anche noi da Pisa abbiamo partecipato alla contestazione di Bersani tenutasi al porto crociere lo scorso venerdì e, al fianco dei disoccupati, studenti e precari livornesi dell’ex Caserma Occupata, abbiamo dimostrato la nostra opposizione alle politiche di austerità che il Partito Democratico vuole sostenere e praticare.
Il Pd ha delle enormi responsabilità sullo stato di crisi ed impoverimento che riversa nel governare le nostre città: i continui sfratti da case popolari, le leggi razziste contro i venditori ambulanti, la svendita di servizi pubblici, le speculazioni edilizie nei territori ed una viscida complicità col governo Monti. Soltanto una decina di giorni fa a Pisa, centinaia di studenti medi davano il loro voto alle primarie, bruciando la bandiera del Pd, in una piazza del comune infuocata dall’irrappresentabile voglia di lottare di giovani precari che tutti i giorni si vedono scippare sogni, desideri e possibilità di una vita migliore.
Questo fine settimana di conflitto è iniziato con le cariche e le manganellate di Venerdì al terminal crociere, unici strumenti per continuare ad emarginare e tenere fuori i soggetti in lotta e le loro istanze dalla politica istituzionale del PD. Sabato la reazione scomposta e violenta delle manganellate a freddo in piazza Cavour, ha approfondito la separazione tra il tessuto sociale della città e le istituzioni del potere. E’ il manganello l’altra faccia dei tagli e dell’impoverimento, che in questo momento di crisi deve necessariamente colpire chi non si arrende alla logica dei sacrifici e dell’austerità.
Domenica a Livorno il corteo attraversato da un migliaio persone, soprattutto giovani e giovanissimi disoccupati e studenti delle superiori, ha assaltato la prefettura e si è ripreso le strade e l’agibilità politica di organizzarsi e manifestare. Un evento segnato dalla profonda incompatibilità e collera contro le istituzioni e le forze dell’ordine. Le transenne lanciate ai cancelli della prefettura difesa dalla polizia, non sono altro che le gesta più genuine e comprensibili di chi tutti i giorni deve fare i conti con un indebitamento che il Cosimi di turno sta contribuendo a costruire intorno alle nostre vite. Una rabbia incandescente che ha scaldato per un paio d’ore le strade della città labronica.
Ma la giornata di domenica ha sancito uno squarcio tra le classiche domeniche natalizie e le passerelle di Renzi, Bersani e compagnia bella; ha fatto capire che con la vita delle persone – sui salari, sulle case e sulla dignità negate – non si scherza. Chi pensava che bastasse un po’ di repressione a frenare la voglia di lottare si è ritrovato di fronte una piazza 20 volte tanto più grande rispetto a quella che pensava di intimidire. Chi pensava di mettere sotto il tappeto gli effetti dei danni provocati da trentanni di politiche volte all’appropriazione privata delle risorse sociali, si è visto rovesciare la violenza della crisi contro i propri palazzi. Chi pensava che i manganelli siano un’arma con cui fare paura, si è trovato a ritirarsi in maniera imbarazzata da chi non ha più paura, né niente da perdere, e per questo è disposto a rischiare e lottare. Chi oggi pensa che qualche indagine o ritorsione nei confronti di pochi compagni possa servire da deterrente per le prossime lotte, significa che non ha capito quanto ampio, vasto e profondo sia il nuovo senso comune fatto di solidarietà e lotta.
Siamo a fianco dei compagni e delle compagne che da anni si battono sul territorio livornese per affrontare la disoccupazione, l’emergenza sfratti, la desertificazione sociale e culturale con le pratiche di lotta e riappropriazione. A loro ed a tutti quelli che si organizzano per la costruzione di un riscatto sociale collettivo, va il merito di non aver fatto un passo indietro di fronte alle intimidazioni, alle prevaricazioni ed all’arroganza delle forze dell’ordine. Va il merito di aver interpretato ciò che migliaia di persone subiscono in silenzio ogni giorno – la violenza della crisi e l’ingiustizia fattasi repressione – ed essere scesi in una piazza che ha scelto il coraggio e la determinazione anziché il vittimismo e la lamentela. La piazza di ieri era una piazza di conflitto, che ha travalicato la risposta alla prevaricazione poliziesca mostrando chiaramente la questione sociale. Giornali, sindacati di polizia e istituzioni possono tentare quanto vogliono di additare e criminalizzare i fatti di ieri, la verità è è cresciuta socialmente l’indisponibilità a subire in silenzio. Ed è con questo protagonismo collettivo che chi governa dovrà fare i conti.
Tutti insieme facciamo paura!
Zona Autonoma Pisana
Spazio Antagonista Newroz
Progetto Prendocasa
Collettivo Universitario Autonomo
Collettivo Autonomo Studenti Pisani
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