Studenti di nuovo in piazza a Pisa, bruciata la bandiera del Pd
L’intenzione dichiarata era quella di dare continuità alle pratiche e agli obbiettivi che hanno caratterizzato la giornata di sciopero generale del 14 novembre, rilanciando la necessità di costruire ricomposizione ed opposizione sociale nei confronti delle politiche di austerity. Ed in questo gli studenti medi pisani sono riusciti perfettamente, organizzando un corteo determinato che ha attraversato la città in lungo e in largo, bloccando per ore il traffico, prima nelle vie centrali e nei lungarni e successivamente i quartieri più periferici fino a raggiungere l’aurelia.
Che la giornata fosse intenzionata a non risolversi in una semplice sfilata è stato evidente fin dall’inizio, quando il corteo, appena partito da Piazza Vittorio Emanuele II, ha fatto irruzione nel palazzo della Provincia (lo stesso edificio davanti al quale il 14 novembre gli studenti avevano scaricato secchi di macerie) occupandolo per diversi minuti e calando uno striscione dall’ultimo piano.
A questo punto la manifestazione, di circa mille persone, ha attraversato Corso Italia, segnalando la sede di Grandi Scuole, si è ricongiunto con il presidio dei precari della scuola, che hanno da lì in poi manifestato a fianco degli studenti fino al termine del corteo, ed ha raggiunto il Comune. Era questa la tappa più attesa, l’edificio simbolo della governance cittadina, che durante questo autunno ha sempre accolto i cortei, sia quelli degli studenti che la manifestazione del 14 novembre, facendo trovare le porte sbarrate e la celere schierata. Il Partito Democratico ed il sindaco Filippeschi, che nei salotti cittadini e nelle interviste ai giornali si fingono aperti ad ogni forma di confronto, sono invece ben consapevoli delle responsabilità che hanno nei confronti di studenti e lavoratori, visto l’appoggio al governo Monti e alla spending review. Anche stavolta l’intenzione era quella di tenere le rivendicazioni della piazza fuori dal palazzo del Comune, ma gli studenti non hanno accettato l’ennesima porta chiusa ed hanno letteralmente scardinato l’entrata del palazzoe fronteggiato la celere (questa volta schierata all’interno dell’edificio!) fino a riuscire a raggiungere i piani superiori. E mentre alcune persone affiggevano uno striscione, nella piazza antistante veniva data alle fiamme una bandiera del Partito Democratico in mezzo agli applausi.
I reality show e i bisticci tra i cinque figuri che stanno monopolizzando le prime pagine dei giornali da settimane, con la farsa delle primarie del centro sinistra, evidentemente non riscuotono interesse nelle piazze pisane, ben impegnate ad affrontare di petto i problemi reali, tra scuole che vanno a rotoli e ospedali in cui si accorpano reparti interi, tagliando su igiene e qualità.
Il corteo è poi proseguito per quasi altre due ore, assediando Confindustria, bloccando il traffico fino all’aurelia, per poi tornare nel centro cittadino ed andare a concludersi con un’assemblea in piazza, bloccando l’ingresso e i bancomat della banca Unicredit.
Il corteo di oggi ha confermato la capacità degli studenti medi di attraversare ogni data di lotta con forme di mobilitazione sempre conflittuali. E’ stato evidente come in tutta Italia, anche a seguito delle polemiche del 14 novembre riguardo alla gestione dell’ordine pubblico, l’intenzione fosse quella di pacificare le tensioni espresse dalle piazze, provando magari a creare un distinguo buoni e cattivi rispetto alle manifestazioni di dieci giorni fa. Per questo particolare importanza ha avuto la decisione degli studenti pisani di praticare tutti gli obbiettivi decisi in assemblea, rilanciando, piuttosto che arretrare, come nel caso del Comune dove finalmente sono riusciti ad irrompere.
Due parole in conclusione riguardo alle lagne subito diffuse dai segretari locali del Pd sulla questione della bandiera: non stupisce l’immediato tentativo di spiegare qualsiasi manifestazione di legittima tensione sociale, ipotizzando la presenza dei soliti manipolatori occulti che strumentalizzano le folle, buttando benzina sul fuoco. Tenetevi pure la vostra dietrologia, dubitiamo che qualcuno ci creda ancora; in ogni caso, sia ben chiaro al Partito Democratico e a tutte le istituzioni della crisi, una bandierina bruciata non è niente in confronto a quello che verrà.
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