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Alle presidenziali in Turchia un candidato fa campagna elettorale dal carcere

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In Turchia si vota il 24 giugno. Un doppio appuntamento: si vota per le politiche e le presidenziali. Alla guida della potenza turca dal 2003 Erdogan cerca di prolungare il mandato, ma la sua rielezione non è così certa. L’espansionismo neo ottomano si scontra con il rallentamento dell’economia e le incertezze della classe media. L’opposizione laica e kemalista minaccia il progetto di Erdogan ma soprattutto la candidatura di Selahattin Demirtaş, esponente dell’HDP (Partito democratico dei Popoli), forza democratica e progressista, l’unica a impugnare le ragioni delle minoranze non turche, pone non poche difficoltà al potere dell’AKP.

Demirtas si trova in carcere da oltre un anno e mezzo in attesa di giudizio, accusato di fiancheggiare le forze rivoluzionarie curde del PKK. Non essendoci alcun impedimento di legge Demirtaş
ha avanzato la sua candidatura alle elezioni mobilitando milioni di curdi e turchi in tutto il paese. Dalla prigione di Edirne Demirtaş conduce la propria campagna elettorale con messaggi rilasciati all’agli avvocati o alla moglie. Domenica è stato diffuso in tv il primo dei due video messaggi di 10 minuti ai quali ogni candidato ha diritto. L’HDP è determinante in queste elezioni. Superando la soglia del 10%, oltrepassata sia alla tornata elettorale del giugno 2015 sia in quella anticipata del novembre dello stesso anno, l’HDP costringerebbe l’AKP a un secondo turno consegnando Erdogan a un ballottaggio dagli esiti incerti.

Riportiamo da retekurdistan la traduzione del testo del video-discorso di Demirtas del 17 giugno.

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Mie care sorelle, miei cari fratelli, bella gente del mio Paese, Vi saluto con i sentimenti più calorosi, con amore, con nostalgia. Sfortunatamente in questa campagna elettorale che verrà ricordata come una delle macchie più nere delle nostra storia politica, devo parlarvi dal carcere di massima sicurezza di tipo F di Edirne.

Ci hanno messi in carcere insieme ad altri 12 legislatori il 4 novembre 2016, calpestando la legge. Sono stato detenuto illegalmente per oltre 20 mesi. Non abbiamo avuto un processo equo e imparziale in ogni caso.
Durante questi 20 mesi, sono stato portato in tribunale solo due volte per le accuse che mi sono state mosse. Mentre il processo giudiziario si sarebbe agevolmente potuto fare senza arresto, a causa di pressioni politiche, il mio arresto politico confermato in ogni fase.

Tutte le accuse contro di me sono nei discorsi che avete ascoltato ripetutamente; non mi sono state mosse altre accuse.
L’unica ragione per quale sono ancora qui è che l’AKP ha paura di me. Pensano che sia coraggioso legare le mie mani e le mie braccia e diffamarmi pubblicamente. Mentre io non sono mai stato condannato, neanche una sola volta. Stanno chiaramente violando la Costituzione dichiarandomi pubblicamente colpevole e cercando di fuorviare il pubblico diffondendo informazioni false.

Non esitano a calunniarmi pubblicamente per non perdere il loro potere e per continuare le loro pompose e lussuose vite. Non riesco a capire come coloro che hanno perso la loro moralità e coscienza fino a questo punto, osino voler governare il Paese.

Non abbiate dubbi sul fatto che sarò assolto dalla magistratura se le autorità giudiziarie si si basano sul governo della legge e non sulle aspettative di potere Ma non devono dimenticare che Seyit Riza ha detto: “Non sono stato in grado di far fronte ai vostri trucchi, alle vostre bugie, questo è il mio problema. Ma non mi sono inginocchiato davanti a voi, e questo sarà il vostro problema.” Bene, con l’aiuto di Dio, anch’io affronterò le vostre bugie!
Miei stimati cittadini e cittadine,

Se queste prepotenze e questa illegalità venissero commesse solo nei miei confronti, non considererei per nulla necessario parlarne. Ma voi vivete in questa prepotenza e illegalità ogni giorno e le vivete intorno a voi. Siete vittime di questa persecuzione.

Vedo e sento che ogni momento della vostra vita si è trasformato in una grande tragedia. C’è profonda disperazione, paura e pessimismo, che cercano di fare prigioniera l’intera società. La divisione, polarizzazione e tensione hanno raggiunto dimensioni paurose.

Siamo arrivati a un punto in cui c’è sospetto e paura tra vicini e parenti. Oltre alla disoccupazione, povertà, inflazione, crescita inarrestabile dei tassi di cambio delle valute estere, hanno reso la vita del tutto inabbordabile.
Mentre il governo dell’AKP sta bighellonando nel lusso, nei palazzi, nelle magioni e nelle ville, milioni di nostri cittadini sono alla disperazione perfino per avere il pane. Per amore degli interessi politici, politiche di guerra che santificano la morte all’interno e all’esterno del Paese vengono portate avanti a spese della vita dei nostri figli.

Mie care sorelle, miei cari fratelli,
Ovviamente nei regimi democratici le elezioni sono passaggi decisionali estremamente importanti. Eleggerete i vostri rappresentanti che faranno le vostre leggi e governeranno il Paese. La vostra decisione non riguarderà solo direttamente l’oggi, ma anche il nostro futuro, i nostri figli e i nostri nipoti.

Il nostro Paese ha raggiunto un bivio cruciale con le elezioni del 24 giugno; voi deciderete quale direzione prenderà il nostro Paese d’ora in avanti.
Se scegliete di votare per l’AKP e Erdogan come vostra preferenza, allora il destino dell’intero Paese sarà nelle mani di una sola persona. Poteri legislativi, giudiziari e esecutivi molto importanti saranno uniti in una sola persona.
Non ci sarà alcuna istituzione a supervisionare, controllare o limitare anche il minimo errore che una persona farà. Il destino di 81 milioni di persone sarà completamente alla mercé di quella sola persona.

Mentre il resto del mondo muove verso la democrazia, la Turchia sarà alienata da un approccio obsoleto al governo; si trasformerà in un Paese autoritario, repressivo, disconnesso dalla democrazia. Tutte le conquiste democratiche della repubblica, per quanto positive, verranno rimosse da un giorno all’altro. In questo regime dittatoriale, non ci sarà luogo al quale rivolgersi nel caso vi troviate confrontati con ingiustizia e illegalità.

Né i tribunali né altre istituzioni governative porranno rimedio ai vostri problemi. Tutto verrà aggiustato secondo il desiderio, piacere e interesse di un solo uomo. Non sarete in grado di respirare in un regime di paura e tirannia, vi sentirete come strangolati.

Questo non lo sto dicendo basandomi sulle mie speculazioni o predizioni, ma a partire dall’effettiva esperienza di vita degli ultimi anni. Quello che stiamo sperimentando oggi è solo come il trailer di un film su un regime di un solo uomo. La parte terribile del film non è ancora iniziata. Qui, questo 24 giugno, voi deciderete con i vostri voti se questa atmosfera di paura avrà inizio.

Io non ho dubbi che la vostra decisione favorirà la democrazia e la libertà. Nonostante tutto queste persecuzioni e minacce, la vostra posizione retta che rifiuta la sottomissione è la garanzia di un futuro luminoso per la Turchia. Non c’è bisogno di cadere nella disperazione, paura o frustrazione di fronte di questa immagine oscura.

C’è una seria opportunità davanti a noi prima di entrare nello scuro tunnel con una fine incerta. Valuteremo insieme questa opportunità e vedrete che tireremo il nostro Paese fuori da questo abisso.
Questi bulli ignoranti che usano tutte le risorse dello Stato, tutta la burocrazia, i loro governatori, la loro magistratura, i loro media al che lavorano il comando dell’AKP, non riescono comunque a riempire le piazze. Non lasciate che vi scoraggino.

Si aggrappano anche a un singolo voto. Urlando, insultando e demonizzando, queste caricature politiche pensano che saranno in grado di far sottomettere il pubblico, ma non è difficile mostrargli chi è il pubblico e qual è la sua forza.
Il 24 giugno date il vostro voto per l’HDP e Demirtaş, indicando che volete la democrazia; mette la busta nell’urna e lasciate il resto a noi. Quando le urne saranno chiuse la sera delle elezioni, vedrete come si ritroveranno questi finti bulli che vi additano e urlano fino a farsi scoppiare le vene!

Non perdete l’occasione di dare una lezione a questi politici di di terz’ordine da quattro soldi che credono di essere i capi del mondo. Già solo per questo, andate a votare. Usate il vostro diritto di voto e proteggete le urne.
In particolare voi miei amici più giovani, dovete impegnarvi come osservatori delle elezioni dovunque vi troviate. Nella mia attuale situazione mi sono candidato riponendo la mia fiducia soprattutto nelle donne e nei giovani. Io qui ho solo possibilità molto limitate. Sono chiuso in una cella di sicurezza.

Ma io so che continuerete la campagna elettorale in mio nome, con fede e entusiasmo. Io so che avete la convinzione e l’entusiasmo per difendere le urne con la stessa gioia e convinzione.
Non vi preoccupate per me. Io starò bene se voi state bene. Io sarò libero fin tanto che voi sarete liberi. Non mi piegherò alla crudeltà, anche se dovessero tenermi in cella per 20 anni, no 20 mesi. Per la pace, la democrazia, la libertà, io continuerò a resistere per voi.

Coloro che credono di poterci intimorire con l’incarcerazione, celle di isolamento e la morte, hanno paura della propria ombra. Lasciamoli soli con le loro paure e andiamo mano nella mano verso giorni belli e soleggiati.
E allora chi siamo? Siamo curdi, turchi, donne, uomini, aleviti, sunniti. Ma soprattutto siamo esseri umani. Non siamo superiori gli uni rispetto agli altri. La nostra rabbia è rivolta solo contro la tirannia. Il nostro nome è Sheikh Bedrettin nel bazaar di Serrai. Pir Sultan è al nostro fianco.

Sotto tortura siamo diventati Hallac-ı Mansur. Siamo stati Ibrahim. Siamo stati Mazlum. Abbiamo tenuto la testa alta andando verso la forca. Siamo stati Deniz. Siamo stati Hüseyin. Siamo stati Yusuf. Il nostro nome è Sait nella piazza Dağkapı.
Se ci fossimo piegati davanti Bolu Bey, non avremmo avuto il nome di Köroğlu. Non saremmo stati Mahir, un simbolo di coraggio. Siamo stati Giuseppe nel pozzo, Hussein a Karbala. Il nostro nome Ahmet Kaya in esilio, Yılmaz Güney in carcere.
Se seminati, torneremo come raccolto.
Se frantumati, torneremo come farina.
Se uno se ne andrà, torneremo a migliaia.
Spararci è salvezza?

Questo è quello che ci distingue. Noi non siamo un solo uomo, siamo molti. In così tante persone, non abbiamo paura di un solo uomo. Usciremo dalla tempesta tutti insieme mano nella mano per il futuro dei nostri figli. Non ci piegheremo di fronte a coloro che minacciano con la pena di morte.

Il 24 giugno non mettete la vostra paura nella busta che metterete nell’urna, ma il vostro coraggioso messaggio per il futuro. Dite “Un voto per l’HDP, un voto per Demirtas”. Date una possibilità alla luce, alla pace, non all’oscurità, alla paura o all’incubo; dobbiamo credere di poterlo fare e facciamolo insieme. Ricordate, tutto cambia con voi. Venite e cambiandolo tutti in insieme, vinceremo tutte e tutti.

Prima di finire la prima parte del mio discorso in carcere, vorrei dire che criticato la TRT per le sue pratiche inique e ingiuste. Non perdonerò suoi dirigenti, ma saluto anche con rispetto tutti i lavoratori e le le lavoratrici di TRT e chiarisco che non hanno alcun ruolo in questa ingiustizia.

Con questi sentimenti vi saluto ancora una volta con amore, celebro la vostra santa festa del Ramadan, auguro a tutti voi un domani felice e pieno di speranza.

 

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