Bahrain, l’ora decisiva
Un potere che non ha mai smesso nemmeno durante i negoziati con le opposizioni di evocare e provocare tensioni etniche e settarie (e in questo seguito dalla narrazione di molti media made in USA) e che è stato contraccambiato dal boato potente e trasversale dei subordinati in lotta: nel fine settimana gli studenti in protesta si sono scontrati con la polizia in borghese ed i monarchici davanti all’Università del Bahrain, mentre i disoccupati hanno marciato fino ai palazzi reali di Riffa, impedito l’accesso al distretto economico della Financial Harbour con catene umane e barricate (brandendo banconote da un dinaro in sfida al primo ministro Khalifa Al-Khalifa, che proprio per quella somma ne aveva acquistato il terreno) e sigillato il parlamento lealista, che nelle scorse ore ha chiesto al re l’imposizione del coprifuoco e della legge marziale.
Tensioni arrivate ad un punto critico ieri pomeriggio: ancora una volta, nel tentativo di replicare la mattanza del 17 febbraio, le forze di sicurezza fedeli a re Hamad hanno cercato di colpire il concentramento della Pearl Roundabout, ma stavolta l’esito è stato diverso: gli insorti in presidio hanno resistito ai gas lacrimogeni che hanno mietuto due nuove vittime e, assieme ai solidali accorsi alla chiamata di piazza propagatasi nei vicoli ed in rete, hanno fronteggiato la polizia di regime schierata sui ponti autostradali sovrastanti, incalzandola fino alla rotta completa.
Una prova di forza del movimento che punta direttamente alla rivoluzione, e che ha fatto saltare definitivamente la maschera dialogante di quel principe ereditario Salman che ora supplica l’intervento saudita – di cui un contingente di oltre mille soldati è già in marcia sulla King Fahd Causeway che separa il regno insulare da una penisola arabica sempre più in tumulto.
Una mossa disperata, a cui il sindacato della General Federation of Workers Trade Unions in Bahrain (GFWTUB) ha risposto per primo nelle scorse ore condannando la “violazione dei diritti umani e delle convenzioni internazionali ratificate dal Regno del Bahrain” e proclamando lo sciopero generale a tempo indeterminato.
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