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Brasile: a un mese dai mondiali il paese rimane una polveriera sociale

Ieri, la metropoli brasiliana San Paolo ha rivissuto i giorni di giugno 2013: vari cortei di protesta sono infatti scesi in piazza contemporaneamente, paralizzando la città in ogni angolo ed in ogni momento della giornata.

Più di 5 mila manifestanti, guidati dal Movimento dei Lavoratori Senza Casa (Movimento dos Trabalhadores Sem Teto, MTST), hanno percorso varie vie della città, tanto che buona parte è riuscita a raggiungere le circostanze dello stadio Itaquerão.

Nel tardo pomeriggio, più di 8 mila professori hanno manifestato per le strade della capitale, rivendicando la prosecuzione del loro sciopero all’interno della rete municipale.

Nell’Avenida Paulista, più di 2 mila persone hanno partecipato all’azione del #15M, a cui la Polizia Militare ha risposto con una brutale repressione fin dai primi minuti del corteo.

Gli arresti accertati sono stati 30, mentre parecchi tra manifestanti e fotografi sono stati feriti dai proiettili di gomma e gas lacrimogeni utilizzati dalla polizia.

La promessa è che la lotta continuerà per tutta la prossima settimana, tanto per strada quanto con gli scioperi, con la possibilità che a San Paolo si paralizzino nuovamente i servizi metropolitani e ferroviari.

traduzione a cura di Letizia Pasinelli

SAN PAOLO HA TREMATO (versione originale di Guerrilha GRR)


 

Riportiamo qui di seguito la cronaca dettagliata e le corrispondenze di Radio Onda d’Urto

Ancora manifestazioni in Brasile contro i costi dei mondiali di calcio che si svolgeranno dalla metà di giugno alla metà di luglio, e – più in lù – verso le Olimpiadi di Rio de Janeiro, nel 2016.

Le gigantesche speculazioni legate alle cosiddette “grandi opere” per il Mondiale (stadi, ma non solo), con conseguente fiume di denaro pubblico sperperato in ossequio alla Fifa, hanno visto ormai da lungo tempo la risposta dei movimenti in piazza per chiedere diritti alla salute, alla casa, al trasporto e più in generale alla città.

Nel mirino, più in generale, i continui processi di “gentrification” urbana e sociale fatti passare ipocritamente dall’establishment brasiliano come “pacificazione”, un modo surreale per definire la distruzione delle favelas e dei quartieri popolari dove vivono e faticano ogni giorno milioni di brasiliani, esclusi dal boom economico degli ultimi anni.

Le ultime manifestazioni, quelle del #15m, si sono svolte nella notte (italiana) tra giovedì 15 e venerdì 16 maggio in una cinquantina di città. Numeri non ancora imponenti, se si considerano gli abitanti del paese. L’epicentro rimane comunque San Paolo, la città più grande del Paese con 11 milioni di abitanti. Qui gli agenti hanno usato gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro i dimostranti, che hanno dato fuoco a cumuli di spazzatura per creare barricate.

La galassia di sigle che compone il movimento di protesta contro le spese per i mondiali di calcio aveva convocato la piazza dietro lo slogan: ‘#15m Copa pra quem? Mondiali senza popolo, scendiamo di nuovo in strada!’. Alle manifestazioni hanno partecipato anche il movimento dei contadini senza terra (Mst) e quello dei lavoratori senza casa (Mtst), che hanno occupato nella capitale Brasilia ‘Terracap’, società’ immobiliare pubblica proprietaria dello stadio, costato 400mln di euro.

Le proteste si sono poi intrecciate con un’ondata di scioperi  che sta riguardando il paese, atteso entro fine anno al voto per le presidenziali: in piazza a Rio gli autisti del trasporto pubblico, a San Paolo gli insegnanti e a Recife la polizia militare ed i vigili del fuoco: in quest’ultimo caso la situazione incandescente per le strade ha portato al dispiegamento dell’esercito con funzioni di ordine pubblico. Sempre in funzione antiproteste, diverse decine di “fdo” brasiliane sono da settimane negli Usa per un corso “antisommossa” tenuto da Fbi e dipartimento di polizia di Los Angeles e Chicago: segno che il possibile riesplodere in grande stile della rabbia popolare fa paura, e parecchio, ai padroni del paese (e del pallone).

PROSPETTIVE – Le mobilitazioni di piazza di questi giorni non hanno (ancora) i numeri e la radicalità espressa a fine 2013, durante il carrozzone mediatico-sportivo della “Confederations Cup”, ma sono comunque il segnale che – da qui al prossimo mese – il fermento sociale e politico in Brasile è tutt’altro che spento, con la possibilità concreta che siano nuovamente i movimenti di piazza verdeoro a prendersi il palcoscenico fuori dagli stadi rispetto a quanto accadrà all’interno dei mega-impianti ancora in fase di ultimazione.

CORRISPONDENZA – Per fare una panoramica di quanto sta accadendo in Brasile, e di quanto potrà accadere nelle settimane a venire, abbiamo raggiunto telefonicamente a Rio de Janeiro Gabriele Ciapparella, collaboratore di “Osservatorio favelas”.

Ascolta o scarica cliccando qui la corrispondenza da Rio de Janeiro con Gabriele Ciapparella.

Di seguito, invece, il comunicato d’indizione della giornata appena trascorsa del #15m (clicca qui per il link, oppure leggi sotto):

COPPA DEL MONDO SENZA POPOLO – SCENDIAMO NUOVAMENTE IN PIAZZA!

Cosa ci lascerà in eredità la Coppa del Mondo 2014?

– 8 morti nella costruzione degli stadi della coppa ed altri 3 negli stadi che seguono gli stessi standard;

– 250 mila espulsi con la forza dalle loro case;

– Venditori ambulanti e artisti indipendenti impediti di lavorare;

– Donne, bambini e adolescenti sfruttati sessualmente;

– Senza tetto e senza fissa dimora soggetti a violenze;

– Imprese private e multinazionali che gestiscono spazi pubblici e strade;

– Accesso elitario agli stadi di calcio;

– Miliardi di euro investiti in armamenti ed equipaggiamenti della polizia, per essere utilizzati contro il popolo;

– Leggi di emergenza utilizzate per criminalizzare le proteste;

– E un debito enorme e discutibile che dovrà essere pagato dai cittadini.

La responsabilità è delle imprese costruttrici, delle multinazionali che sponsorizzano la Coppa del Mondo, delle mafie della FIFA e della CBF (Federcalcio brasiliana), nonché dei governi comunali, statali e federali, dei parlamentari e della magistratura!

 

Che cosa chiediamo?

La maggior parte delle violazioni in relazione alla realizzazione della Coppa del Mondo sono già avvenute, ma esistono ancora opportunità per modificare ciò che questo mega evento ci lascerà in eredità:

– Abitazioni dignitose e decenti per tutti gli sfrattati dalle loro case! Chiavi in mano!

– Fine della violenza di stato e della “igienizzazione” (espulsione dei senza fissa dimora), dei centri delle città!

– Revoca immediata degli spazi esclusivi della FIFA e concessione dei permessi per il lavoro dei commercianti ambulanti!

– Campagne finalizzate ala lotta allo sfruttamento sessuale e al traffico di esseri umani!

– Non – installazione dei tribunali d’eccezione nei pressi degli stadi!

– Revoca della legge che concede esenzioni fiscali alla FIFA e ai suoi partner commerciali!

– Cancellazione dei progetti di legge e delle norme che ridefiniscono il reato di terrorismo, limitano il diritto di manifestare, criminalizzano i movimenti sociali e intensificano la violenza nei confronti della popolazione giovane, nera e povera!

– Smilitarizzazione della polizia e fine della repressione dei movimenti sociali!

Chiediamo il diritto alla città e il nostro diritto di manifestare!

COPPA DEL MONDO SENZA POPOLO – SCENDIAMO NUOVAMENTE IN PIAZZA!

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