Brasile, scontri e proteste si diffondono ovunque!
Nonostante l’incessante lavorio dei principali mezzi di informazione volti a dissuadere dal creare ulteriori disordini, l’annuncio del rafforzamento di truppe militari nelle zone interessate particolarmente al circuito legato alla Confederation Cup (a proposito, fa scoop in tutto il mondo la dichiarazione del giocatore brasiliano Neymar, che si dice “ispirato dalla protesta”), e il tentativo mal riuscito di dividere in “buoni” e “cattivi” i manifestanti, il volume della protesta non accenna a diminuire.
Continuano i fronteggiamenti in strada tra gruppi radicali e polizia antisommossa, specialmente attorno alla zona dove si teneva l’incontro di calcio tra Brasile e Messico, a Fortaleza. Qui migliaia di persone, con gli studenti nelle prime file, hanno tentato di forzare il dispositivo militare ingegnato a mò di zona rossa attorno allo stadio, ingaggiando ripetuti scontri con tanto di avenues invase da lacrimogeni e pallottole di gomma. Eloquenti i cartelli che apparivano a ridosso della zona “calda”, in gran parte occultati dalle grosse testate presenti per l’evento sportivo: “Sanità, educazione, non Corruzione”, recitavano. Gli scontri sono proseguiti tutto il giorno e durante la notte con barricate diffuse, bus e auto divelti, fronteggiamenti a distanza e continui inseguimenti della polizia militare.
La radicalità della rivolta brasiliana, il maggiore movimento di protesta degli ultimi ventanni almeno nel Paese, sta definendo una nuova geografia interna delle lotte, che ormai non riguardano più solamente Rio, Brasilia e Sao Paulo, ma sta attivando circuiti di contestazione in oltre 70 città minori sparse lungo tutta la grande superficie del Paese; un dato rilevante per chi vede nei fatti di questi giorni una tendenza al radicamento e possibilità di trasformazione dei rapporti di forza sociali al di là della sensazionalità degli eventi odierni.
Ciò alla luce della considerazione che da anni in molti strati poveri o etnicamente marginalizzati del paese, nelle periferie di Rio e Brasilia in primis, lotte radicalissime si sono susseguite principalmente per il diritto all’esistenza e, pur non contagiando altri settori sociali, han rappresentato rappresentano un ulteriore tassello di conflittualità di massa sempre pronta ad esplodere.
Dopo i tafferugli della scorsa notte a San Paolo, e il continuo fermento nelle strade, la Giunta del distretto ha comunicato in fretta e furia la rinuncia al rincaro dei trasporti del servizio pubblico metropolitano, non mancando di condannare le “violenze” come controproducenti all’ascolto delle rivendicazioni popolari.
Ma tale lettura ha visto la smentita netta e inequivocabile da parte di uno dei gruppi promotori maggiormente attivi nelle piazze di questi giorni, il “Free fare Movement”, che appunto allarga il suo orizzonte alla gratuità dei trasporti e afferma che “i governanti dicono che i manifestanti impediscono sia la normalità del fruire dei servizi, sia lo sviluppo di una ragionevole mediazione vantaggiosa per il popolo. Ma la realtà dice che è proprio il popolo a dimostrare coi fatti, in strada, che è disposto a lottare per conquistarsi i propri diritti.”
La disillusione verso l’intero sistema governativo complice della ulteriore verticalizzazione forzata della società in nome di un’ ulteriore ciclo di speculazione, che vede al centro il business dei Mondiali di Calcio 2014, nonché dello sprofondamento rapido di buona parte del ceto medio in via di proletarizzazione, sta portando il focus delle proteste ad affiancare, ad un più moderato rifiuto di ciò che è considerato marcio e corrotto del sistema dei partiti, un complessivo e radicale rifiuto in sé dei partiti; non a caso, altro slogan che prolifera e risuona in massa nei cortei è “No, partiti no”.
Certamente, la portata delle manifestazioni di ieri a Rio, con numeri che oscillano da 500mila ufficiosi a oltre un milione di manifestanti, rappresenta una grossa patata bollente nell’ottica di poter implementare tutta una serie di riforme strutturali dentro le quali il rincaro dei trasporti , la dismissione di scuole e ospedali per i poveri, l’ulteriore gentrificazione/militarizzazione delle zone ad alto interesse speculativo in vista dell’Estate 2014 rappresentano solamente gli aspetti più tangibili per chi guarda dall’esterno i fatti di questi giorni.
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