Circa 300 mila donne e 22 mila uomini peruviani sterilizzati con la forza
Da un anno, le indagini sulla sterilizzazione che si incominciò a praticare tra il 1988 ed il 2001 sono archiviate, in questo modo si esclude la responsabilità di Fujimori e dei suoi Ministri della Sanità di allora. I casi non sono stati portati in giudizio al di là dell’imputazione per delitti minori.
Secondo il Centro della Donna Peruviana Flora Tristán, “per le donne la giustizia è una utopia”, dei 300 mila casi di sterilizzazione, solo in un caso è stata riconosciuta la responsabilità penale dello stato. Il processo ha richiesto al governo di indennizzare la famiglia di María Mamérita che morì a causa di una generalizzata infezione dopo un intervento forzato di sterilizzazione, che faceva parte del programma governativo di Salute Riproduttiva e Pianificazione Familiare.
Senza il loro consenso e molte volte ingannate, le chirurgie erano praticate alle donne dei paesi più poveri e delle zone rurali del Perù, la maggior parte di queste erano indigene quechua e aimara. Anche donne incinta furono obbligate a subire il procedimento dato che i funzionari del ministero della sanità dovevano effettuare un determinato numero di sterilizzazioni.
Il Comitato per l’Eliminazione della Discriminazione contro la Donna (Dedaw), raccomanda allo stato di identificare tutte le donne che hanno subito l’intervento con la forza, l’indagine giudiziaria e la riparazione integrale delle vittime.
Su informazioni di Adital
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