InfoAut
Immagine di copertina per il post

Danzando sull’orlo della Brexit

||||

Giovedi 18 Ottobre sarà una giornata cruciale per la risoluzione della Brexit. Questa data è indicata ormai da mesi come crocevia del processo che dovrebbe portare a sancire il programma di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. A pochi giorni dall’incontro permangono molti interrogativi e variabili. A nord della manica il partito conservatore continua ad essere spaccato sulle modalità d’uscita mentre a Bruxelles D.Tusk, Juncker e Michel Barnier, responsabile europeo per la Brexit, si dicono ottimisti sulla risoluzione del caso, consapevoli che i britannici siano il soggetto in difficoltà nell’attuazione del processo. Andiamo con ordine.

I Tories e la Brexit

Il 26 giugno del 2016 si svolge il referendum sul leave o il remain nell’Unione Europea. Com’è noto la vittoria del fronte secessionista sorprende la politica internazionale e gli stessi promotori del partito conservatore. Il primo ministro David Cameron voleva utilizzare lo spauracchio della brexit per trattare in Europa temi riguardanti il mercato unico multi-valutario e riduzione del welfare per i cittadini non inglesi. La sua ricerca di una rinnovata legittimità interna si trasforma in un boomerang. Da sostenitore sconfitto del remain, il 13 luglio del 2016 il primo ministro si dimette lasciando la guida del partito e la carica governativa a Theresa May. Da questo momento in poi le divergenze all’interno dei tories aumentano progressivamente. Theresa May rappresenta l’ala favorevole alla soft brexit. All’opposizione troviamo le figure di Boris Johnson (ex sindaco di Londra) e David Davies, promotori del leave ed orientati su  una rottura netta. Questi ultimi, forti del risultato referendario, vengono incorporati nel governo May. Johnson ricopre il ruolo di ministro degli esteri e Davies ministro della Brexit. Lo scontro interno si acuisce fino a quest’estate, quando  l’8 e il 9 luglio entrambi si dimettono dai loro uffici, sostituiti da Jeremy Hunt agli esteri e Dominic Raab al dicastero della Brexit. La divisione interna è tutt’ora viva come dimostrato dai differenti interventi nel congresso annuale dei conservatori a Birmingham, concluso il 3 ottobre. Il discorso della May nell’ultimo giorno della rassegna sembra aver rinsaldato la sua leadership, ma i sondaggi continuano a dare Johnson in vantaggio, nel caso di future primarie. La “dottrina” Johnson rappresenta il volto più sincero dei reazionari conservatori come dimostra il suo intervento, incentrato sul celebrare “la forza del capitalismo, l’abbassamento delle tasse (per le imprese sia chiaro) e la difesa della legge e dell’ordine”.

Il discorso della May 

Theresa May svolge obbligatoriamente un altro ruolo. Nel suo discorso invoca l’unità del partito:
“se camminiamo insieme, non ci sono limiti a ciò che possiamo raggiungere” (if we come together, there is no limit to what we can achieve) e annuncia la fine dell’austerity: “dopo una decade di austerity, le persone hanno bisogno di sapere che il loro duro lavoro ha pagato” e “avete fatto sacrifici ma ci sono giorni migliori davanti” (after a decade of austerity, people need to know that their hard works has paid of ” e “you made sacrifices, there are better days ahead). La promessa di “giorni migliori” è una chiara risposta alle dichiarazioni e alle campagne del labour party guidato da J.Corbyn che nei sondaggi nazionali guadagna consensi mese dopo mese. Il leader laburista, nei giorni precedenti, era stato etichettato come un socialista al soldo di Mosca. La poca credibilità delle parole di May sull’austerity viene denotata dall’immediata reprimenda subita dal suo stesso ministro delle finanze: Philip Hammond, che ricorda l’impegno pluriennale di raggiungere il pareggio di bilancio, riducendo progressivamente l’attuale deficit del 2.0% del PIL (ricorda qualcosa?). Fatti i dovuti attacchi e le dovute promesse si passa alla Brexit: “La Gran Bretagna non ha paura di uscire senza un accordo se sarà necessario, ma dobbiamo essere onesti su ciò. Lasciare l’UE senza accordo, introducendo tariffe e costosi controlli alla frontiera, sarebbe un cattivo risultato sia per noi che per l’Unione” (Britain isn’t afraid to leave with no deal if we have to. But we need to be honest about it. Leaving without a deal, introducing tarif s and costly checks at the border, would be a bad outcome for the UK and the EU). Una dichiarazione più mite rispetto a quella del 21 settembre quando affermò che “nessun accordo è meglio di un cattivo accordo”.

17-18 Ottobre, giornate decisive

I 10 giorni successivi al congresso tories non hanno visto svolte decisive. La proposta più realistica sembra essere un accordo sulla falsa riga del trattato di scambio tra Ue e Canada, che prevede libero scambio per merci, comunque con l’introduzione di parziali dazi, ma nessuno sconto sul mercato dei servizi. Tale proposta non risolve una questione spinosa: la regolamentazione del confine tra Irlanda e Irlanda del Nord. Il “confine invisibile” tra Dublino e Belfast è stato un processo fortemente influenzato dalla partecipazione da ambo i lati al percorso di  approfondimento dell’Unione Europea. Il Dub (partito unionista democratico) nord-irlandese fa parte della maggioranza May, e i suoi 10 parlamentari sono fondamentali per la tenuta del governo, dando alla suddetta organizzazione peso decisionale nella definizione dei termini di uscita. I nord irlandesi hanno rifiutato di rimanere nel mercato unico europeo accettando nella buona e nella cattiva sorte il destino di Londra. Un eventuale “doppia soluzione” avrebbe spostato il confine nel mare d’Irlanda creando una frontiera “interna” allo stesso Regno Unito.

Nell’attuale confusione si avvicinano le giornate decisive del 17 e 18 ottobre. Mercoledi si terrà il Consiglio Europeo dei 27, con il Regno Unito non invitato. L’ordine del giorno prevede discussioni circa la sicurezza, le migrazioni e last but not least la questione Brexit. Questo momento dovrebbe essere un ultimo confronto sulle posizioni comunitarie circa l’uscita del Regno Unito. Il giorno successivo sarà il “moment of truth”. Theresa May si dice scettica sulle possibilità di risoluzione della questione “irlandese” mentre le alte sfere dell’Unione, in pieno stile diplomatico, si dicono fiduciose che le due giornate  getteranno le basi per convocare, già nel prossimo novembre, un summit straordinario per sancire l’addio del Regno Unito. La data del 29 marzo 2019, giornata entro la quale il parlamento inglese dovrebbe ratificare l’uscita, si avvicina, e ad oggi il no deal rimane uno scenario più che plausibile.

 

Oltre la Brexit, lo scenario europeo

Il braccio di ferro intorno alla Brexit fa parte di un più ampio campo di contesa nell’attuale panorama politico europeo. Le prossime elezioni europee del 23-26 maggio 2019 sembrano poter dare una forte scossa agli equilibri dell’Union (ne avevamo già parlato qui). Il fronte “europeista” guidato da Macron ha la necessità di imporre severe condizioni di uscita agli inglesi, magari con la speranza che il “terrorismo” dei mercati finanziari faccia il resto. Gli europeisti navigano a vista e hanno bisogno di una “vittoria” per sperare che alle prossime consultazioni il fronte sovranista non abbia il sopravvento. La questione dell’indisciplina contabile “italiana” preoccupa. Le elezioni del 14 ottobre in Baviera e del 29 in Assia potrebbero provocare un terremoto politico in Germania, con la Grosse Koalition Cdu/Spd a guida Merkel, che rischia di  sfaldarsi a causa dell’avanzata dell’estrema destra di Alternative für Deutschland. Nel caso di vittoria alle elezioni di mid-term l’unico a sorridere nei prossimi mesi potrebbe essere il tanto schernito Trump che, nell’indebolimento dell’Unione, vede il suo progetto di messa in discussione dell’ordine neoliberale (qui un’intervista a Raffaele Sciortino sul tema) realizzarsi passo dopo passo.

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

regno unito

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele e Turchia premono sulla Siria del Sud-Ovest e del Nord-Est

In queste giornate di repentini cambiamenti vogliamo fare il punto con Eliana Riva, caporedattrice del giornale di informazione Pagine Esteri, rispetto a due elementi di particolare pressione sul territorio siriano, ossia Israele da un lato e la Turchia dall’altro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kobane pronta a resistere all’imminente invasione guidata dalla Turchia

Le Forze Democratiche Siriane (SDF), martedì, hanno lanciato un duro monito contro l’imminente invasione di Kobane da parte della Turchia. Sottolineando la storica resistenza della città, le SDF hanno giurato di difenderla insieme al suo popolo, facendo appello alla solidarietà internazionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la Turchia ammassa le truppe al confine e bombarda Kobane

Siria. La Turchia continua ad ammassare truppe al confine per invadere con le sue milizie jihadiste la città di Kobane, simbolo della lotta anti-Isis e della rivoluzione confederale del nord-est siriano. Da questo martedì 17 dicembre in corso anche bombardamenti di artiglieria sulla città.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la sfida di una ricostruzione indipendente dagli interessi imperialisti

Abbiamo posto alcune questioni a Yussef Boussoumah, co-fondatore del Partito degli Indigeni della Repubblica insieme a Houria Bouteldja e ora voce importante all’interno del media di informazione indipendente Parole d’Honneur a partire dalla caduta del regime di Bachar Al Assad in Siria.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La fine di Assad e l’inizio del califfato all’ombra di Ankara scompongono il mosaico siriano

La repentina caduta del regime alauita degli Assad riporta alla luce le fratture della Siria postcoloniale, frutto malsano dell’accordo Sykes Picot del 1916 fra Francia e Gran Bretagna, che ha diviso in modo arbitrario i territori che appartenevano all’impero ottomano.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli USA minacciano la Siria: via le sanzioni solo se Damasco abbandonerà Teheran

Caduta Aleppo, si combatte intorno a Hama. Ieri migliaia di miliziani di Ha’yat Tahrir al Sham (Hts) e di altre formazioni jihadiste appoggiate dalla Turchia hanno ripreso ad avanzare verso la città un tempo roccaforte dell’islamismo sunnita. Incontrano la resistenza delle forze governative che sembrano aver in parte ricompattato i ranghi dopo il crollo ad […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Oltre 800 banche europee investono 371 miliardi di euro in aziende che sostengono gli insediamenti illegali in Cisgiordania

La Coalizione Don’t Buy Into Occupation nomina 58 aziende e 822 istituti finanziari europei complici dell’illegale impresa di insediamenti colonici di Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: jihadisti filo-turchi entrano ad Aleppo. Attacata anche la regione curda di Shehba

In Siria a partire dal 27 novembre, milizie jihadiste legate alla Turchia hanno lanciato un’offensiva dalla regione di Idlib e raggiungendo i quartieri occidentali di Aleppo. Come sottolinea ai nostri microfoni Jacopo Bindi, dell’Accademia della Modernità Democratica, l’Esercito nazionale siriano, responsabile di attacchi nella regione di Shehba, è strettamente legato ad Ankara. Questo gruppo, che […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Una fragile (sanguinosa) tregua

Alle 10 di questa [ieri] mattina è partita la tregua di 60 giorni (rinnovabile) tra Israele e Hezbollah, orchestrata dagli Stati Uniti e in parte dalla Francia. Una tregua fragile e sporca, che riporta la situazione ad un impossibile status quo ex ante, come se di mezzo non ci fossero stati 4000 morti (restringendo la guerra al solo Libano) e 1.200.000 sfollati su un paese di circa 6 milioni di abitanti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Entra ufficialmente in vigore il cessate il fuoco tra Libano e Israele

Riprendiamo l’articolo di InfoPal: Beirut. Il cessate il fuoco israeliano con il Libano è entrato ufficialmente in vigore mercoledì alle 4:00 del mattino (ora locale). Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato martedì sera che il suo governo ha approvato un accordo di cessate il fuoco con Hezbollah in Libano, dopo settimane di colloqui […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nel Regno Unito nasce “Don’t pay”: «bollette meno care o stop ai pagamenti»

Nel Regno Unito è nato “Don’t pay”, un movimento contrario all’aumento senza limiti delle bollette energetiche che intende lanciare un ultimatum al governo e alle multinazionali del settore: compromesso e riduzione dei prezzi o niente più pagamenti a partire dal 1 ottobre. [di Salvatore Toscano] da L’Indipendente La campagna, dotata di un proprio sito, ha […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Elezioni in Gran Bretagna: vince (ancora) la Brexit

Si è trattato di un secondo referendum, quasi in sfregio ai Labour e alla loro proposta di ripetere la consultazione sull’uscita o meno dell’Uk dall’Unione Europea in caso di vittoria alle elezioni. Che la Brexit fosse il tema caldo di polarizzazione di queste elezioni ce lo aspettavamo, ma il risultato va ben oltre le previsioni, […]

Immagine di copertina per il post
Formazione

Perché le università britanniche sono bloccate?

Universities UK (UUK), l’organo direttivo a cui spetta la gestione delle accademie del Regno Unito, lo scorso anno ha prospettato un ingente disavanzo finanziario del fondo per l’erogazione delle pensioni al personale accademico, in ragione del quale ha ritenuto opportuno proporre un piano volto a eliminare il regime pensionistico a prestazioni definite. L’intenzione è di […]

Immagine di copertina per il post
Formazione

Regno Unito. “Educazione gratutita, tassate i ricchi!”

Questo pomeriggio diverse centinaia di studenti hanno sfilato per il centro di Londra contro i tagli alla formazione e rivendicando un’istruzione gratuita. La campagna promossa dalla sigla National Campaign against fees and cuts ha mobilitato altri centri universitari del paese, come Oxford e Cambridge. La campagna elettorale laburista promossa da Corbyn cavalca in vista del […]

Immagine di copertina per il post
Culture

Elezioni nel Regno Unito: vince Cameron ma gli indipendentisti si prendono la Scozia

E’ un vero e proprio terremoto politico quello che sta investendo il Regno Unito dopo lo spoglio dei voti per le elezioni politiche. Ad accreditarsi come vincitori, con una maggioranza assoluta pari a 331 seggi (su un totale di 650, ma con un quorum che scende a 323 dal momento che i parlamentari irlandesi dello […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Glasgow: scontri post-referendum

Secondo quanto riportato dagli utenti di Facebook e Twitter sugli hashtag #GeorgeSquare e #Glasgow, gruppetti sparsi di unionisti avrebbero aggredito, insultato e persino accoltellato diverse persone nel centro di Glasgow, tra cui un consigliere comunale attivista per i diritti LGBTQ e un migrante di origine pakistana. La polizia ha schierato la celere a cavallo alla […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

“Non è colpa di nessuno, solo del governo”

Per chi pensa che la crisi sia solo italiana e conseguenza della corruzione dei nostri politici, riprendiamo questo piccolo fatto di tragedia quotidiana che giunge dall’Inghilterra. Anche là, dove trionfa l’ideologia del merito, il governo sta spremendo i suoi cittadini per ricavarne imposte con cui appiianare il debito pubblico e “razionalizzare” i costi della spesa […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Regno Unito. La miccia accesa dell’impoverimento

 Il Regno Unito ha paura. Il governo conservatore ha schierato un esercito per riportare l’ordine. C’è da scommettere che quei poliziotti saranno visti come una truppa d’occupazione di un territorio divenuto ostile nel giro di una manciata di giorni. Unanime è la condanna della rivolta che da Londra si è spostata in altre città. Poche, […]