FRANCIA NEGA L’ESTRADIZIONE IN ITALIA PER I 10 EX MILITANTI ITALIANI DI FORMAZIONI RIVOLUZIONARIE
La Corte d’Appello di Parigi ha deciso di negare l’estradizione richiesta dall’Italia per i dieci ex militanti di gruppi rivoluzionari italiani che si trovano da decenni nel paese transalpino.
Dopo oltre un anno dall’inizio della procedura, con Roma che aveva chiesto l’estradizione e Parigi che li aveva fermati nella primavera dell’anno scorso a seguito del via libera arrivato dall’Eliseo che pareva chiudere la stagione della cosiddetta “dottrina Mitterrand”, adesso la decisione dei giudici nei confronti di 8 uomini e due donne che li costringe ancora all’esilio in territorio francese, ma non li consegna alla giustizia italiana. Nell’annunciare il parere sfavorevole sulle dieci domande di estradizione la Corte d’Appello ha richiamato gli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Il commento di Frank Cimini, cronista giudiziario, si occupa di carcere e giustizia dai tempi di Soccorso Rosso. Ascolta o Scarica.
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Sconfitta per il partito della vendetta. L’estradizione richiesta dall’Italia per i 10 esuli politici, arrestati nell’operazione “Ombre rosse” nel mese di aprile 2021, è stata negata da parte della Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi che ha basato la sua decisione sul rispetto della vita privata e familiare nonché del giudizio di contumacia, previsto dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Dopo oltre un anno dall’inizio della procedura, con Roma che aveva chiesto l’estradizione e Parigi che li aveva fermati nella primavera dell’anno scorso a seguito del via libera arrivato dall’Eliseo che pareva chiudere la stagione della cosiddetta “dottrina Mitterrand”, adesso la decisione dei giudici nei confronti di 8 uomini e due donne che li costringe ancora all’esilio in territorio francese, ma non li consegna alla giustizia italiana.
Ad ascoltare la decisione della Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi, erano presenti Enzo Calvitti, Narciso Manenti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Maurizio di Marzio, Raffaele Ventura e Luigi Bergamin. L’unico assente era Giorgio Pietrostefani, le cui gravi condizioni di salute non gli avevano già consentito di essere presente alle precedenti udienze che lo riguardavano.
“La Francia ha deciso 25 anni fa che l’avrebbe accolto e le persone non sono pacchi postali che possono essere rispediti indietro. E’ una decisione ragionevole presa per la tutela delle persone e del radicamento familiare ed esprimo soddisfazione, anche perché ho sempre pensato che lui sia innocente“, ha spiegato, parlando con l’ANSA, l’avvocato Alessandro Gamberini, legale italiano di Pietrostefani.
Ora ci saranno le solite dichiarazioni di fuoco dai parte dei soliti politicanti manettari amanti dello Stato etico e vendicativo che come sempre faranno il richiamo a “che cosa pensano i familiari delle vittime?”, come se la consegna di un pugno di uomini e donne, da rinchiudere dopo decenni tra le mura di un carcere, fosse il modo per mettere una pietra tombale, il sigillo di uno stigma su quel capitolo della storia italiana. Dopo una stagione di leggi speciali, processi, arresti, che senso ha l’accanimento persecutorio? Persone ormai diverse che, se allora si sono rifugiate in Francia, è perché erano venute meno tutte le garanzie di imparzialità. È possibile fare i conti con la Storia, rielaborarne i traumi, sanarne le ferite, attraverso qualche arresto postumo? E’ tempo di un’amnistia Il giustizialismo ossessivo è il vero ostacolo per ricostruire il passato e promuovere finalmente un dibattito aperto.
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