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Il regime si sbriciola a Tripoli

In poche migliaia nella Piazza Verde di Tripoli hanno applaudito all’apparizione di Gheddafi che ha salutato la folla dei suoi sostenitori e si è rivolto a loro per incitare alla resistenza e all’attacco contro il movimento anti-regime, una sorta di estremo tentativo di compiere un colpo di coda, e forse nella logica di Gheddafi una sorta di provocazione alla Libia, che gli ha voltato le spalle, e che funzioni anche da testamento. In ogni modo è difficile decifrare fino in fondo, in questo momento, il senso profondo del suo intervento. Sicuramente il richiamo alla resistenza contro il regime colonialista italiano può apparire come un disperato richiamo al nazionalismo e al sentimento patriottico della Libia, ma difficilmente potrà essere preso sul serio da tutte quelle città e dai quartieri della stessa Tripoli che stanno combattendo contro le milizie di mercenari organizzate dal regime. Anche il richiamo all’antimperialismo e alla rivoluzione sembrano funzionare più da ornamenti retorici che incisive descrizioni di un regime che da tempo ha abbandonato esplicitamente le intenzioni di riforma sociale e i progetti di egemonia antisionista e anti-occidentale in africa e nel mediterraneo. L’appello poi ai suoi sostenitori ad imbracciare le armi appare come il disperato tentativo per scatenare scintille da guerra civile, più per complicare il post-Gheddafi al movimento anti-regime che per tentare di salvare l’irrecuperabile.
Nonostante il regime ormai sbriciolato, le forze lealiste non sono comunque meno efferate e decise a far pagare un duro prezzo al movimento che in queste ore si sta battendo per le strade di Tripoli. Alcune voci parlando di diversi quartieri della capitale già sotto il completo controllo dei manifestanti mentre apprendiamo da alcune agenzie stampa che è in atto una sorta di “operazione pulizia” che vede decine di mercenari impegnati a ripulire gli ospedali e le strade dai cadaveri dei manifestanti uccisi durante le iniziative di lotta. A Tripoli anche questa notte sarà battaglia tra movimento e lealisti, mentre l’europa e l’america fanno sentire sempre più vicino alla Libia le proprie intenzioni di intervento diretto.
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La battaglia di Tripoli è iniziata. Le manifestazioni del movimento anti-Gheddafi sono in corso in numerosi quartieri della città. Migliaia e migliaia di manifestanti sembrano cingere d’assedio il quartiere centrale della capitale libica dove ha sede la dimora del rais. Il colonnello Gheddafi sembra ormai prossimo alla fine, questa è almeno l’impressione che hanno molti libici che vivono nelle città liberate dal movimento. Si parla di qualche migliaia di manifestanti pro-Gheddafi nella Piazza Verde a Tripoli, e già da qualche ora si sono diffuse voci (riprese anche dai network internazionali) di scontri e colpi d’arma da fuoco delle forze lealiste contro le manifestazioni anti-governative nella città (e si contano già decine di morti).

 

Per ora sembra che sia ufficiale la conquista dell’aeroporto di Tripoli da parte dei rivoltosi e anche delle città più importanti vicine alla capitale, che anche questa mattina sono state il teatro di violenti affrontamenti tra movimento anti-Gheddafi e la parte dei miliziani ed esercito ancora fedele al rais. Ma il regime ormai si sbriciola mentre aumentano le dimissioni di autorità istituzionali  e religiose, e membri della tribù del colonnello prendono parte nel movimento di protesta. La crisi anche della famiglia Gheddafi, ormai divisa tra fedeli e oppositori al tiranno sembra configurare la definitiva prova per cui l’establishment del potere libico è andato in frantumi. La notizia che nella tristemente famosa brigata di teste di cuoio guidata da Khamis Gheddafi diversi soldati si siano rifiutati di rivolgere le armi contro i manifestanti e poi si siano voltati per sparare contro i superiori non fa che confermare lo stato di declino anche degli apparati fedelissimi al rais.

 
Dalla frontiera tunisina arrivano segnali di tensioni, molti libici rifugiatesi in Tunisia nei giorni scorsi stanno tentando di rientrare nel proprio paese per sostenere il movimento e centinaia di tunisini stanno tentando di forzare la frontiera per poter entrare in Libia per ingrossare le forze insorgenti della Libia. Anche oggi al centro di Tunisi mentre è in corso l’imponente manifestazione del movimento rivoluzionario contro il governo di transizione Ghannouchi spiccano le bandiere della Libia, e poi dell’Egitto e delle Palestina, in segno di solidarietà e reciprocità. Intanto a Bengasi il movimento rivoluzionario dei Giovani Libici si dice pronto a raggiungere la capitale per sostenere la battaglia decisiva contro il tiranno, e sembra che dalla periferia stia partendo un corteo composto da manifestanti, esercito ed ex-poliziotti diretto verso la Piazza Verde. Anche oggi l’impiego di mercenari, sta volta nascosti dentro le ambulanze, non solo non sta intimidendo il movimento ma sembra che faccia aumentare solo la collera ormai fiume in piena nelle strade di Tripoli.

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