IRAN: PROSEGUONO LE PROTESTE GIOVANILI IN TUTTO IL PAESE DOPO L’UCCISIONE DI MAHSA AMINI
Sembra che al momento siano cinque le persone uccise con colpi d’arma da fuoco dalle forze di sicurezza del regime nel Rojhi-lat, Kurdistan orientale iraniano, durante le forti proteste per la morte di Mahsa Amini, la 22enne arrestata dalla polizia morale perché non indossava correttamente il velo e deceduta per le botte subite. Oggi, mercoledì, quinto giorno di mobilitazione e sciopero generale in tutto il paese: molte città sono teatro di violenti scontri tra manifestanti e polizia.
Un aggiornamento con Farian Sabahi, giornalista, docente di storia politica dell’Iran alla università John Cabot di Roma e autrice del reading teatrale “Noi donne di Teheran”. Ascolta o Scarica.
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Mahsa Amini, originaria del Rojhilat, il Kurdistan iraniano, è morta venerdì 16 settembre a Teheran, capitale dell’Iran, dopo essere stata arrestata dalla cosiddetta “Polizia morale” del regime perché ‘indossava male’ l’hijab (il velo). Secondo la versione diffusa dal governo dell’attuale presidente ultraconservatore Ebrahim Raisi, Mahsa sarebbe morta a causa di un malore, probabilmente un infarto, dovuto a malattie pregresse. La famiglia della giovane, però, ha dichiarato che la ragazza godeva di perfetta salute. Nel frattempo hanno iniziato a circolare nel web immagini esclusive che mostrano documenti medici riguardanti un forte trauma cranico e una compressione del torace, provocati dalle botte ricevute da Mahsa durante quella che è stata definita una “sessione di guida morale”.
La notizia del suo arresto e della sua morte ha provocato un’ondata di proteste dei giovani iraniani in tutto il paese, a partire dal funerale nella sua città natale nel Kurdistan orientale (Rojhilat) il 17 settembre. Da tutto il Rojhilat, le mobilitazioni di piazza si sono diffuse nel resto del paese, compresa la capitale Teheran. Ovunque la rabbia giovanile, indirizzata contro il governo Raisi ma anche contro la Guida Suprema Ali Khamenei, ha incontrato la violenta repressione della polizia iraniana, che avrebbe già provocato diverse vittime: si parla al momento di 4 morti tra i manifestanti e un numero imprecisato di feriti. Il governo ha sospeso o limitato la connessione internet in diverse aree del paese. Durantre le manifestazioni molte giovani donne si sono tolte simbolicamente il velo (obbligatorio in Iran) e molti manifestanti intonano lo slogan “morte al dittatore!”.
Le forti proteste hanno costretto il presidente Raisi a ordinare al Ministero dell’Interno di procedere con un’indagine per chiarire quanto accaduto e identificare i responsabili.
La nostra intervista a Alican Yildiz, presidente di Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia. Ascolta o scarica.
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